Che cosa è la malattia? di Francesco Argenta

Che cosa è la malattia? SE LO DOMANDANO CLINICI E GIURISTI Che cosa è la malattia? Un quesito che interessa i mutuati - Se il diritto si adeguasse agli accertamenti della scienza, non vi sarebbero motivi di frizione fra gli enti assicurativi e la massa degli assistiti E la vecchiaia? Gli antichi la consideravano un'infermità, ma il nostro legislatore lo esclude (Nostro servizio particolare) Roma, iebbraio. Che cos'è la malattia t Che cosa ha da intendersi per malattia/ Può sembrare paradossale che un simile quesito venga posto mentre va dilatandosi vertiginosamente, proprio nel campo della medicina, il cerchio delle acquisizioni e delle conoscenze e la divulgazione dei fondamenti della scienza medica va attingendo forme ed espressioni che sino a ieri sembravano impensabili ed oggi costituiscono una realtà alla portata od al livello di tutti. Ma il quesito non se lo pongono solo i giuristi, per ragioni di dialettica tecnico-giuridica, se lo pongono anche i cultori della medicina. Gli uni e gli altri sono ansiosamente alla ricerca di una definizione, di una formula che acqueti e soddisfi; risolva i conflitti insorti ed insorgenti fra scienza e giure; appaghi le esigenze degli interpreti, conforti i clinici nelle loro deduzioni e nei loro assunti. C'è stato chi, nel rispondere al quesito, se l'è cavata sbrigativamente, affermando, con uno sfumato tratto di humour, che < la malattia è il contrario della salute ». E la risposta, si capisce, non- solo non ha soddisfatto, ma iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiinii ha ripresentato il quesito sotto quest'altra facies: che cos'è la salute t A dir vero, una definizione della salute esiste. Ed è una definizione maestosa, di stile lapidario. L'ha coniata l'Organizzazione mondiale della Sanità allorché, dieci anni or sono, veniva varata a. Parigi la «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ». Stando a questa definizione, la salute non è solo il contrario della malattia, ma « un état de complet bienétre phisique, mental et social et ne consiste pas seulement en une absencs de maladie ou d'infirmité. La possession du meilleur état de sante qu'il est capable ci? atteindre constitue un àts droits fondamentaux de tout étre humain ». Di qui, dalla enunciazione di questi principi, la conseguenza: « Toute personne a droit à un niveau de vie suffisant pour assurer sa sante... Elle a droit à la sécurité en cas de maladie etc. ». E' quello che, precorrendo il voto delle Nazioni Unite, avevano già affermato i nostri costituenti all'art. 32 della Carta costituzionaie: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e aarantisce cure gratuite agli indigenti ». Si tratta di un impegno solenne, ma il diritto alla salute che si riconosce all'individuo ha per sfondo un concetto della salute, in senso biologico e sociologico, così ampio, da sfuggire, proprio per la sua ampiezza, ai rigori di una determinazione tecnicamente precisa. Già alla fumosa terminologia usata dall'Organizzazione mondiale della Sanità (stato morboso ecc.) aveva mosso acute e fondate critiche il prof. Umberto chiappelli, ma ecco che alla, critica dei giuristi non sfugge neppure la formulazione dell'articolo 32 della Costituzione. Secondo il prof. Carlo Lega, l'oggetto del diritto riconosciuto dalla Carta costituzionale è « estremamente elastico e quasi indeterminabile ». Sotto un profilo di tecnica legislativa, non si può proprio dire che il diritto alla salute sia un diritto soggettivo azionabile: quando — infatti —, e da chi e contro chi questo diritto potrebbe essere fatto valeret Ma, come quello di salute, anche il concetto di malattia è fra i più controversi e dibattuti. E il dissenso fra giuristi e cJinict è, a questo riguardo, anche più profondo e complesso di quello che li divide o li oppone nel definire il cosiddetto stato di salute. A comporre od attenuare i contrasti non è valsa la saggezza dei filosofi i quali — di tendenza idealista o materialista che fossero — si sono inseriti nel gioco con la pretesa di dire la parola definitiva. Anche la enunciazione metafisica di Friedlànder « la malattia è una perdita di libertà » ha lasciato tutti scettici e delusi. In realtà fra medici e giuristi esistono manifeste incomprensioni. Lo ha rilevato un medico-legale, il prof. Rinaldo Pellegrini, segnalandone le cause; il diverso linguaggio, la non coincidenza fra il vero scientifico ed il vero giuridico, ecc., ecc. In tante norme legislative la contraddizione fra fattispecie giuridiche ed eventi obbiettivamente accertati dalla scienza medica è evidente e macroscopica. Il a tecnico del diritto ritiene di potersi sovrapporre al clini¬ co nel determinare ciò che si ha da. intendere per malattia, ma chi gli dà la base dottrinaria per definire la malattia? In coro, ma un coro che non ha dissonanze, i medici lamentano che il piano architettonico della medicina sociale non sia stato informato dalla collaborazione del clinico e quindi dal contributo che la medicina avrebbe potuto apportare adeguando le proprie conoscenze alle necessità giuridiche. Il diritto ha ripudiato la biologia nell'illusione che, storpiando il concetto biologico, la norma assicurativa servisse meglio al fine sociale. Così, sostiene il prof. Giorgio Del Guerra, si è commesso l'errore di creare la malattia mutualistica, essenzialmente convenzionale, subordinata alla coesistenza, parziale o totale, di questi reqiiisti: a) incapacità al lavoro (generico o specifico); b) necessità di intervento medico e di assistenza farmaceutica. ' Sulla base di questi principi vi ha chi ha ritenuto di poter definire la malattia come « oggetto di assicurazione sociale », ma è evidente che la definizione di malattia deve soddisfare a requisiti di carattere generale e non può restringersi agli aspetti offerti sotto il solo profilo assicurativo. Il concetto biologico di malattia è preminente: quello assicurativo, secondario. Del resto, gli attributi della cosiddetta malattia mutualistica Iincapacità lavorativa e necessità di assistenza) dipendono dalla malattia, ma non sono connaturati con essa: può darsi il caso che si abbia un'ipotesi senza l'altra e viceversa. Di qui, da questa assenza di sintonia fra il linguaggio del legislatore e quello del clinico, le ragioni della disputa in atto. E' una disputa che può interessare largamente anche i profani. Quel permanente stato di frizione che esiste fra enti e mutuati, fra medici ed enti; quel carattere standardizzato che è venuto assumendo l'assicurazione malattie e che, a cagione dei vincoli e delle limitazioni che prevede ed impone (questo si, questo no e, talora, il no si abbatte su un caso pietosissimo di malattia professionale) costituisce la ragione prima e fondamentale dello scontento che serpeggia fra la massa degli assistiti, dei lagni che si levano così insistenti e copiosi, a chi vanno, in definitiva, imputati se non all'imperfezione delle leggi, alla mancanza di una giusta correlazione fra i fini perseguiti dal legislatore e la obbiettività dei fenomeni t Si suol dire che il concetto assicurativo evolve rapidamente, anche perché è nella potestà dell'uomo, di chi fa le leggi, di farle evolvere e progredire, mentre il concetto biologico di malattia evolve assai lentamente e le tappe della sua evoluzione sono forzatamente sincronizzate con le tappe del cammino evolutivo che va compiendo la scienza. Ma, nella realtà, la scienza cammina assai più speditamente del diritto. Una classificazione organica e compiuta delle malattie mutualistiche è ancora di là da venire, mentre la nosologia ha apprestato da tempo uno classificazione delle malattie che non presenta nei e lacune. Del resto, anche per quel che riguarda la definizione della malattia i clinici non sono in ritardo Se, a titolo di mera curiosità, anche per lo stupefacente punto d'incontro che le più remote teoriche hanno con le nuovissi¬ me, può essere rievocato l'iter che ha contrassegnato l'evoluzione del concetto di malattia, bisognerà aggiungere che il punto odierno di arrivo non ha da considerarsi un termine definitivo, ma, come vedremo, lo spunto o l'avvio ad una concezione più vasta. Partito dalla persuasione che un invisibile essere maligno penetri dentro la vittima, e producendogli azioni nocive la faccia ammalare e morire, il concetto di malattia è giunto sino a noi con la interpretazione della malattia sulla base di più fini e delicati processi biochimici.,Sìa anche, nella possessione diabolica— osserva-il pvof. Alberto Pazzini — si era partiti dal concetto puramente meccanico di un essere vivente invisibile, malignamente attivo, penetrato nell' organismo (definizione che si adatta sia ai microbi sia ai demoni) e si era giunti alla convinzione della consecutiva alterazione umorale determinata dalla infernale presenza. Una concezione biochimica anch'essa, che non stride con le acquisizioni del nostro tempo. Oggi, comunque, qualunque sia la definizione concettuale che si voglia preferire, il concetto biologico di malattia spazia ben ottre le cor- \ renti e convenzionali delimi fazioni, protendendosi senza limiti nel campo della non salute, sco«/ìno?!do insensibilmente — come attesta un medico-legale, il prof. Giorgio Frache — in quella zona grigia della morbosità soggettiva, che ognuno di noi cura o trascura. E se, da un lato, si va parlando,.oggi, comunemente dì una patologia dell'uomo'sano, intendendosi con j quésto termine quel còmjjltesso di affeétoni morbose che decorrono per un certo tempo sintomaticamente silenti, dall'altro ci si chiede: la vecchiaia, che per gli antichi era una malattia — ipsa senectus, morbus — ha da considerarsi intrinsecamente tale anche da naif II prof. Greppi, il più celebre fra i geriatri, lo afferma, ma il legislatore, scettico-'od'incurante, lo esclude. Francesco Argenta

Persone citate: Alberto Pazzini, Giorgio Del Guerra, Giorgio Frache, Greppi, Rinaldo Pellegrini

Luoghi citati: Parigi, Roma