Squarcia la gola all'amante e la colpisce con 15 coltellate

Squarcia la gola all'amante e la colpisce con 15 coltellate Selvaggia aggressione per motivi di denaro in Borgo $• Paolo Squarcia la gola all'amante e la colpisce con 15 coltellate Prima di fuggire imbavaglia la vecchia madre della vittima che invocava soccorso e minaccia la nipotino - Più tardi si consegna alle "Nuove,, - Nel '56 aveva già sfregiato la donna ed era stato condannato a sei mesi - L'aggredita fuori pericolo all'ospedale Ieri sera alle 22 un uomo si è presentato all' ingresso delle carceri « Nuove ». All'agente che gli apri, disse semplicemente, lasciando cadere il mozzicone della sigaretta: « Ho ammazzato la mia donna. Sono venuto a costituirmi ». Quell'uomo era Ernesto Sanfratello di 45 anni, soprannominato «il tunisino», essendo nato a Tunisi. Poche ore prima di presentarsi alle carceri, aveva effettivamente cercato di uccidere i'amante a coltellate. La tragedia si è svolta in via Monfalcone 80. In un alloggio di duo camere e cucina — arredato con qualche pretesa di signorilità — convivevano il Sanfratcllo e la trentottenne Angela Sgobba in Traetta, nativa di Ginosa in provincia di Taranto. Il legame tra il « tunisino » e la Sgobba durava da dieci anni. Lei provvedeva al bilancio familiare prestando servizio ad ore presso famiglie, Ini faceva il muratore quando gli capitava (e quando ne aveva voglia, il che pare succedesse piuttosto di rado), Un mese fa, nell'alloggio erano venuti ed abitare anche la madre della Sgobba, Carmela o e n a a l i , o e a l o e a . a o a i Sellitti ai 75 anni, con la nipotina Ida di Vi anni. Da anni i rapporti tra i due era no infuocati. A brevi periodi di relativa serenità si alternavano scenate paurose. Nel -maggio del 1953, quando il Sanfratcllo e la Sgobba abitavano in via Beau lard 72, erano già stati protago nisti di un episodio analogo a quello di ieri sera. L'uomo, accecato dall'ira aveva colpito a pugni e calci l'amica, sfregiandole i! volto con un coltello. All'ospeda le la donna era stata giudicata guaribile in 40 giorni. Il Sanfratello, arrestato, se la cavò con- 6 mesi di reclusione, grazie alla donna che lo perdonò, e gli prò curò a sue spese un avvocato. L'origine del fattaccio di ieri — secondo i primi accertamenti della polizia — sarebbe da ricercarsi nell'intollerabile condizione di schiavitù in cui la Sgobba s sentiva noi confronti dell'amante Costai aveva già venduto gli oggetti di valore della donna: la radio, qualche soprammobile, la pelliccia, i gioielli. Era rjmasta una « 500 giardinetta », intestata alla Sgobba (che l'aveva acqui stata di tasca propria), ma di cu si serviva il Sanfratcllo, che in questi giorni aveva espresso l'Intenzione di venderla Lei si op poneva. Ieri pomeriggio, la Sgobba non disponeva che di cento lire. L'a mante aveva in tasca 13 mila lire ma rifiutò di dargliene una parte Tornò alla carica con la macchina: se voleva del soldi — le disse — non aveva che da decidersi a venderla. Da donna fini per cedere. Si recarono insieme in un'agenzia commerciale. L'auto venne stimata poco, a causa delle ai gomme in pessimo stato. I due r]non conclusero l'affare; per la l Istrada la Sgobba rimproverò il e I Sanfratello perché non aveva so- Istituito le gemme, pur avendo ri cevuto da lei 20 mila lire per quel preciso scopo. Il litigio continuò a casa, il Sanfratcllo ad un certo punto le gridò una minaccia terribile: «Entro stasera ti faccio fuori!». Verso le 19,30, quando la burrasca pareva ormai placata, una scoperta della donna riacceso l'alterco. Rovistando nelle tasche una giacca del Sanfratello, tro. vò alcune polizze del « Monte di Pietà»: rappresentavano la radio, la pelliccia e i gioielli che l'uomo le aveva impegnato. Alle accuse dell'amante, il «tunisino » rispose con un gesto significativo: afferrò un coltello da cucina e lo infilò nella cintola, a guisa di pugnale. La Sgobba fece l'atto di correre fuori gridando che sarebbe andata a denunciarlo Il Sanfratello con un balzo la trattenne, la trascinò nell'altra ori za, dove si erano rifugiate la vecchia e la nipotina. Qui gettò terra la Sgobba, poi la colpi con la punta del coltello. Una quindicina di volte la ionia apri solchi sanguinosi sul capo, sulle guance, sul collo e sulle braccia. In un angolo, la madre della vittima — semiparalitica — urlava. Il « tunisino », per evitare che le invocazioni trapelassero negli alloggi attigui si avventò sulla vecchia, imbavagliandola con uno scialle. Allora la bambina si slanciò verso la porta. Il Sanfratello la rincorse, la ricacciò nell'angolo e le intimò di non muoversi. Poi l'esaltato lasciò cadere l'arma, apri l'uscio e fuggi. Sulla strada sali sulla «Giardinetta». La donna venne trasportata all'ospedale Mauriziano. Tre medici — i dottori Bocca, Rinaldi e Rocco — la trattennero per oltre un'ora al «pronto soccorso», suturandole con una sessantina, di punti le numerose ferite. La più grave è quella al collo. La lama ha sfiorato di pochi millimetri le arterie giugulare e carotide. La inulta 6 penetrata per 15 centimetri, fino al'polmone. L'esame radiologico ha rivelato anche una frattura al braccio sinistro. Mentre la vittima era sotto i ferri deli chirurghi, il suo feritore decideva di costituirsi. Riportava la macchina nell'autorimessa in cui la teneva abitualmente, in. vio Monfalcone a circa 300 metri dalla casa, poi in. tram si dirigeva verso lo carceri. La vittima Angela Sgobba La vecchia madre imbavagliata e la nipotina di dieci anni Il feritore Ernesto Sanfratello

Luoghi citati: Ginosa, Monfalcone, Taranto, Tunisi