Vinardi telefona: "Sono rovinato ho paura, io al processo non vado» di Giovanni Trovati

Vinardi telefona: "Sono rovinato ho paura, io al processo non vado» H maggior «ccuaator. di Greppo Falet.o è nascosto presso Tori.,» Vinardi telefona: "Sono rovinato ho paura, io al processo non vado» Tre giovani si presentarono recentemente nel negozio della figlia cercando di lai: spaventato, faggi con la famiglia - Dichiarazioni di Camia e dell'impalato - Domani la perizia sai biglietto che accasa il Faletto Al termine della prima settimana del processo elle Corta di Assise di Torini contro Giuseppe Faletto le posizioni sono rimaste tali e quali erano secondo la sentenza di rinvio a giudizio. L'imputato ha ammesso quasi tutte le uccisioni a lui addebitate nel periodo 1944-1946. affermando di aver ubbidito agli ordini dati dai suoi comandanti oppure di aver agito per necessita di lotta partigiana. Sul delitto Codecà invece egli si è protestato innocente dicendo di essere caduto in un ignobile tranello. Allettato dall'idea di poter guadagnare alcuni milioni di premio, aveva accettato la proposta fattagli da due suoi amie? di « far qualcosa per il partito > ossia di eliminare 11 prof. Vittorio Valletta perché la sua morte — si era. nell'estate del 1955 — avrebbe potuto inpuire sulla crlsldel governo. Per dimostrarsi idoneo all'azione il Faletto aveva dichiarato di essere esperto In slmili uccisioni e, durante tre cene a Druent, il 28, il 30 giugno ed il 1° luglio 1955, non soltanto aveva rievocato le imprese del tempo partigiano, ma si era vantato di aver c verniciato > ossia di aver ammazzato in via Villa della Regina, l'ingegnere Eleuterio Codecà, direttore dello stabilimento Spa < perché trattava male gli operai » e < vendeva l'Italia all'America ». A suo dire, avrebbe voluto soltanto impossessarsi dei 10 milioni di anticipo (altri 10 milioni gli sarebbero stati promessi a colpo fatto) senza avere alcuna Intenzione dì compiere il delitto. Dei due-testimoni principali dell'accusa, Angelo Camia e Michele Vinardi, soltanto 11 primo è venuto a deporre dinanzi alla Corte. Ha detto che già nel 1954 il Faletto gli aveva confessato di essere stato lui a « far fuori quello di via Villa della Regina». Avvicinato dal capitano Noto dei carabinieri il Camia si lasciò indurre ad organizzare a casa del suo amico Michele Vinardi le tre cene insieme con 11 Faletto con l'intesa di portarlo sull'argomento delitto Codecà. In udienza il Camia ha ammesso di aver proposto al. l'imputato un delitto politico, però ha negato di aver alluso ad un premio, o meglio di aver precisato l'ammontare del premio. Michele Vinardi hà ritenuto di non doversi presentare a deporre temendo che qualche amico del Faletto gli facesse pagare caro il suo « tradimento ». Sono stati letti in aula gli interrogatori resi in istruttoria ed i verbali del confrónto subito con l'imputato sempre in istruttoria. Il Vinardi disse al magistrato inquirente e lo sostenne nel confronto che la dichiarazioni di colpevolezza del Faletto erano state spontanee, che mai lui aveva accennato ai milioni, di premio, e che anzi il Faletto si era risentito quando era stato fatto cenno ad un compenso per il delitto politico ed aveva protestato che « per il partito dava volentieri la pelle ed era pronto anche a fare cento anni di galera ». In una pausa dell'ultima udienza avvicinammo il Faletto. Appariva stanco. « Chissà quanto dura ancora» diceva e si toccava in tasca alla ricerca di una sigaretta. Un fotografo si mise in posizione per ritrarlo: < Già, voi d'i foto me ne fate sempre, ma una sigaretta non vi viene mai in mente di darmela ». Il fotògrafo gliela porse. < Adesso me la rigiro in mano, è sempre una compagnia,- appena fuori dell'aula la fumo ». Parlammo del processo. <Se penso che sono qui per la mia stupidaggine... >. Alzava gli occhi al soffitto. < Si, sono un imbecille, un vero cretino. Ma vuol che glielo dicat II giorno prima che mi ■ arrestassero avevo un appuntamento con il Camia al capolinea del s e l'ho aspettato sino alle o di sera. Credevo che mi portasse l'assegno con i 10 milioni, per l'acconto. Ero sicuro che parlassero sul serio Camia e Vinardi. Ma le dico di più. In quei giorni delle cene ero fuori di me. Di.soldi.ne ho sempre visti pochi. Quando ho creduto di poter truffare quei due di 10 milioni, in tre giorni mi sono mangiato tutti i pochi risparmi che mia moglie faticando aveva messo insieme. Finalmente siamo ricchi, pensavo, ed invece sono qui. In cella ci penso e più volte mi sono detto: Briga i due anni di carcere preventivo che ti sei già fatto te H meriti, soltanto per la tua imbecillità. Ma è grossa, troppo grossa. E nessuno mi crede. Io ammazzare Valletta ? Per il partito t Io vendo pesci, non ho mai avuto la tessera ». Poco prima dell'Intervallo aveva deposto Alessio Mafflodo, ex-comandante della 118" Brigata Garibaldi, il quale aveva affermato che il Briga era stato alle sue dipendenze. Chiedemmo all'imputato se il brevetto di partigiano lo aveva avuto o non lo aveva avuto. < Ma sì che l'avevo. Me lo hanno dato. Quando nel 'j.6 mi han? no messo in carcere per il primo processo, sa quello delle rapine del 25 luglio 1945 ho scritto a mio padre che mi portasse giù tutti i documenti e qualche soldo. Durante ti viaggio rubarono il portafogli ùl < vecchio » con SO mila lire, mi pare, ed il brevetto di par¬ d tigiano. Ma se lo cWeówn al distretto ci sarà pur òi.ritto. Vengono zi^tzo a contarmi se ero regolare o non regole re: io, Srii/a, io con più di SO azioni di guerra, assalti a posti di blocco e... Ma me lo merito. Sono un imbecille. Io aspettavo l'assegno di 10 milioni e sono venuti i carabinieri a prendermi ». ' - Angelo Camia e Michele Vinardi ebblmo modo di conoscerli nel luglio del '55 dopo che fu pubblicata la notizia dell'arresto del Faletto. Il Vinardi, già allora, si era preso paura de.le conseguenze di quel che aveva fatto e per prudenza era riparato con la famiglia a Paesana. Alla pelle ci tiene molto — sono parole sue — e sta sempre all'erta preferendo le paura al danno. Arrivammo a tarda sera a- Paesana sull'auto con la scritta « La Stampa ». • Scendemmo nella piazza CI venne incontro un uòmo grosso e chiese in piemontese facendo cenno all'auto: «Lei è un giornalista t Ho già capito, cerca me. Sono Michele ». Faceva caldo. Non volle sedersi al bar. « C'è troppa luce, passeggiamo all'ombra. Meno mi vedono meglio è ». Sedeva il capo e si lamentava di essere rovinato. Protestava contro 1 carabinieri perché gli avevano assicurato che 11 suo nome non sarebbe mai comparso sui giornali e neppure al processo. « Ed invece ho persino i giornalisti alle calcagna. Non so dove andare. Mi scadono tutti i contratti con le fabbriche, guadagnavo bene e sono al lastrico. Che ne so io se Briga è colpevole o è innocente. Mi hanno fatto fare le cene a casa mia ed io ci sono caduto. Mia moglie me lo diceva di lasciar fuori la politica. Che, ne sapevo io di quel che avrebbe detto Faletto a casa miai E' lui che si è proclamato colpevole, è lui che ha spiegato come uccise l'ing. Codecà. Io che c'entrot »,-•,> , . Lo rivedemmo nell'autunno a Torino. « Sono disperato, adesso mi toccherà vender frutta e verdura per tirare avanti. Ho mia madre vecchia e non so dove portarla, ho moglie e figlia e non so dove andare. A Druent mi hanno già detto che ho fatto male ad aiutare i carabinieri e mi hanno avvertito che. gli amici di Briga me .la faranno pagar cara. Sono stato un fesso». Accennammo alla taglia di 40'milioni per chi indicava alla polizia l'assassino deil'ing. Codecà. * Milioni? Milioni persi. Chi parla di taglia? Ma se dai carabinieri non mi è garantita neppure la incolumità. Se, fossi pentito 'dei miei peccati come sono pentito di aver aiutato la giustizia». Ci telefonò ancora giovedì sera. « Sono Michele, al processo non vado. Sono un uomo rovinato». E raccontò perché era fuggito da Venaria. AI primi di gennaio si erano presentati nel negozio di pettinatrice della figlia tre giovanotti. « Tuo padre Michele dov'è? ». « E' fuori, debbo dir qualche cosa? ». « Torniamo noi a dirglielo di persona». Quando rientrò la figlia gli riferi della visita. « Come erano quel tre?». Glieli descrisse. «Via via, chiudi il negozio, via si parte subito.. Ho capito, via subito ». E cosi tutta la famiglia parti. Angelo Camia lnveoe non si è mai mosso da Torino. E' assai più coraggioso del Vinardi. Grande e grosso, forte: quando si adira muove le dita della sua mano e le stringe a pugno. Gli amici dicono che hhdbpogvHiiililillllllllillllllllilllllllllllllllllliiliiiiililtllli ha un pugno tremendo, che ha una presa da spezzare un toro. « Non ho paura di nessuno io. Nesùuno viene a farmi minacce di persona. Vanno da Michele, lui crede a tutto, lo ho soltanto paura della rivoltella ». Si è sposato dopo l'arresto del Faletto, ha una bella bambina, lavora di notte, si è ripromesso di mettersi sulla via onesta. « Quando a sono i figli, anche le teste storte si raddrizzano. Una cosa sola voglio che si dica: che non ho voluto vendicarmi del Faletto. Ho ceduto alle pressioni del capitano Noto, mi sono prestato al suo gioco, l'ho aiutato nelle indagini. Quel che sapevo di Faletto l'ho detto. E' lui che si è accusato. Come potevo sognarmelo? In fondo io ed il Faletto ' eravamo Umici. Se al processo si scopre che è innocente, io sono contento. La giustizia faccia il suo corso. Quel che spiace è che io faccio la figura di... Il mio guadagno? Tanti grattacapi che perdo i capelli e quelli che rimangono si fanno bianchi. Guadagnavo bene con il Vinardi e sono contento adesso di aver trovato un pvchètnsdcgagr3sadrilllIllirillIIIIIIIIIIIIIJIIIIIIIllllllllIlllllMIMISIll posto in officina per aver da vivere con la famiglia. Vorrei che tutti sapessero che io non ho mai denunciato il Faletto: è stato il capitano Noto a venire da me. Quel che ho detto sul Faletto' è la pura verità. Io non mentisco. Mi hanno detto che è dovere dell'onesto cittadino aiutare l corso della giustizia; è un dovere che costa caro e lascia allo sbaraglio dei malintenzionati. E' andata così. Se trovo uno che mi accenna ai milioni della taglia, quell'uno incontra le carezze delle mie mani ». Abbiamo riferito I tre collo-qul perché illustrano le flgu-re del protagonisti del procea- 30. Le udienze, interrotte ve-nerdl sera, riprendono domat- tina. Alle 9 è citata la profes- soressa Piera Ghio alla qualela Corte consegnerà 11 bigllet-to con la segnalazione del Bri ga perché essa dica se la cai ligrafla è del maresciallo Car ratù della Mobile. E' stato citato anche il maresciallo perché dovrà scrivere qualche frase davanti alla Corte per dare al perito un documento di confronto. Giovanni Trovati llllMlllIlf llflIIIIIIIlIIIIIIIIMIflIIIIIIIIlIIIIITMIIIll

Luoghi citati: Druent, Faletto, Italia, Paesana, Torino, Venaria