Uitime lettere da Stalingrado

Uitime lettere da Stalingrado Uitime lettere da Stalingrado Nel gennaio del 1943 l'ultimo aeroplano tedesco proveniente a Nowotschérkassk dalla fortezza di Stalingrado conteneva sette sacchi di corrispondenza che furono subito sequestrati e portati alla censura militare. Le lettere furono aperte e, cancellati i nomi dei mittenti e gl'indirizzi, suddivise allo scopo di una statistica, ordinata dal FuhT rer, sullo stato d'animo delle truppe, rimaste laggiù ad attendere la fine. Queste lettere dunque non arrivarono mai ai destinatari, parlarono anonime a burocrati addetti ai rilievi psicologici, e non furono rese pubbliche per evidenti preoccupazioni; e poi tutte insieme andarono a finire a Berlino e di li, prima'che la capitale cadesse, a Potsdam, nel buio di un archivio. Ora, senza bavagli, han ripreso a parlare. C'è intorno a queste lettere acéfale una cornice che le contiene tutte: l'ora e l'atmosfera di un'occasione che è prossima e cupamente presaga per gli uomini che le scrivono, quella dell'ultimo aereo che sta per partire. « Il sergente ha detto che questa è l'ultima posta che parte per /la patria: . dopo non ci sarà più nessun aeroplano ». E allora questa è una condanna, non così certa, non cosi inesorabile, forse, o almeno non tutti la pensano tale, ma è un termine, senza dubbio, davanti a cui si scatenano disperazioni e nostalgie, amarezze e insolite paci. « Qui attorno tutto precipita, un'intera armata muore,.. »; « duecentomila, immersi nel fango »; « è ora di finire, sta arrivando la benedizione della sera »; « quando Stalingrado cadrà, tu lo sentirai e lo leggerai, e allora saprai che io non ritorno ». In questo improvviso, tumultuoso silenzio della vigilia, fra quei soldati chiusi irrimediabilmente in una tana, i cuori si slentano, le voci si alzano, t Quando riceverai questa lettera, poniti profondamente in ascolto, forse tu percepirai in essa la mia voce ». Se Monica avesse potuto leggere la lettera spedita a lei, avrebbe saputo che il suo uomo, «l'uomo che ha giocato con le Stelle da dieci anni, dietro al telescopio », in quell'istante supremo, confessava di non capir nulla della guerra che stava combattendo; soltanto, per mano sua nessun uomo era caduto, e fuori dell'ebbrezza delle stelle niente aveva senso per lui. E Margarete, anche lei, se avesse potuto ricevere la lettera che le era stata scritta, avrebbe sentito un'atroce risposta all'ansia occulta di tante sue domande (ritornerà lo sposo, l'amante? tentava di chiedere Margarete; ma anche l'artista tornerà?) e questa risposta era: no, per il pianista tutto è perduto. « Le mani sono andate... Alla sinistra manca il. mignolo, ma, quel che è peggio, alla destra si sono congelate le tre dita di mezzo... Stai meglio, ora che sai tutta la verità? ». Ed Elisa avrebbe saputo che le gambe del suo uomo, che giaceva all'ospedale di Gumrak, erano state sparate via. E' meglio che lo sappia subito, aveva pensato 10 scrivente, il che significa che un resto di speranza, quella del ritorno, gli galleggiava in qualche oscurità del fondo. E così un'ignota moglie avrebbe raccolto l'estremo sconfortato grido del marito, un uomo buono e giusto, « che ania gli animali e i fiori, che non fa torto a nessuno, che ama e onora la sua sposa e il suo bambino », e che dunque toccava a Dio di proteggere : « Non • credo più in Dio, perché ci ha traditi ». E sarebbe stato un duro colpo per quell'altro, pastore di anime, ricevere dal figlio una confessione così aspra, disperata, quasi convulsa : « Ho cercato Dio in ogni fossa, in ogni casa distrutta, in ogni angolo, in ogni mio camerata, quando stavo in trincea, e nel cielo. Dio non si è mostrato, quando il mio cuore gridava a lui... No, padre, non c'è nessun Dio ». Sarà presso di voi, nei vostri libri di preghiere, nel suono delle campane e nel profumo dell'incenso. « Ma a Stalingrado, no ». E qui, più che altrove, il nome della città, della battaglia, della sconfitta acquista da solo u terribile imponenza. Così; in queste tragiche ultime ore dinanzi a un prevedibile igno to, ognuno sfogava le ragioni del suo cuore, nella cui intensità quelle dell'intelletto sembrano, meno forti e meno lucide, risolversi tutte quante. Se Hitler, se 11 Comando Supremo tedesco hanno voluto conoscere lo stato morale dei combattenti di Stalingrado, eccolo dunque: la statistica dice che i favorevoli alla condotta della guerra erano appena il 2,1 %, c tutti gli altri, i dubbiosi, gli sfiduciati, i decisamente contrari e gl'indifferenti facevano il resto, il 97,9 %. Colui che ha scelto questo mucchietto di lettere — sono soltanto 39 su centinaia, o migliaia, immagino — ha lavorato su un pugno di terra ben mescolata, nella quale si possono ritrovare tutti i fermenti, tutti gli organismi, e difficile è selezionarne uno singolo : per esempio, il giudizio esplicito su quella guerra. Uno scio l'ha decisamente chiaro: «Stalingrado non è una necessità militare, ma una temerità politica », e ha già deliberato di conseguenza che se ne andrà « dall'altra parte del fronte ». Gli altri sanno soltanto, sentendosi più o meno colpevoli (« Era nel '32 che si doveva agire »...; « Non si può negare la mia colpa personale »), che tutto viene saldato comunque, col sacrificio della vita, benché sacrificio « dissennato ». Soldati Viri e propri, soldati d'istinto, per così dire, qui non se ne incontrano: portano l'uniforme, ma non sono soldati, perché sanno, se pur vagamente, che dietro a loro c'è una patria tradita; e il soldato, se non è un puro massacratore, è legato con le viscere alla patria concreta., non a una patria astratta. Uno solo dice : « 11 Fiihrer ci ha fermamente promesso di farci uscire di qui... devo pur credere a qualcosa... Lasciami questa fede, cara Greta... », ma anche nel suo cuore e in quello degli altri non è più la certezza di morire per la grande Germania. Oh la grande Germania! e come i tedeschi debbono avere accolto con turbamento queste Ietterei (Le abbiamo ora in lingua italiana, per cura dell'editore Einaudi). No, no, quella gente moriva con affetti più reali, più minuti, più umilmente umani, e il resto sentiva come stonata retorica. Caso mai, un unico grido può essere ascoltato sulla bocca di un tenente e sembrare scaturito da tutti quei vinti : « L'inferno del Volga vi sia di ammonimento ». Come si vede, il morale era al declino, o vibrava per altre ragioni. In quelle ultime lettere, in quelle biografie epigrafiche, il solo attaccamento di ciascuno è alle persone profondamente amate, e le confessioni diventano perciò calde e penose, malinconiche e liriche. «Ci saranno sempre ponti, finché ci saranno rive, dovremmo soltanto avere il coraggio di incamminarci su di essi. Uno di quei ponti va verso di te, l'altro va nell'eternità, e in fondo per me è lo stesso ». Stupende lettere, frammenti di anime: Quali parole son quelle! le dice spesso l'uomo? Forse la vera disperazione umana è di non potérle dire mai, o soltanto, da anima ad anima, nel grande silenzio dell'intima notte. (« In notti simili si cerca spesso di scrutare il significato più recondito della vita, e talvolta ■miiiimiiiiiiiiiiimiiiimiiimimimmmimii si ha una risposta »). Forse un giorno un regista commosso Si impadronii5 • di queste lettere e vorrà tradurne qualcuna in immagini. Non sarà difficile. Io mi figuro quel generale tutto e solo oratoria guerriera quando suo figlio gli dice sprezzante e beffardo in faccia : « Non c'è nessuna vittoria, signor generale, ci sono solo bandiere e uomini che cadono, e alla fine non ci saranno né bandiere né uomini ». E il prete che ha radunato nella sua baracca per il Natale undici camerati estratti da un deluso, sconfortato gregge, e distribuisce per ostia pane nero e secco e tiene un sermone, ma evita di parlare del quinto comandamento. E, nel racconto del pianista mutilato, l'immagine di un pianoforte a coda rimasto su una piccola strada, fra le macerie, e un giovane musicista che vi suona l'Appassionata e le cento reclute che « nei loro mantelli, le coperte tirate sin sulla testa», fra il rombo degli spari, senza distrarsi ascoltano « Beethoven a Stalingrado ». Franco Anfaniceli!

Persone citate: Beethoven, Einaudi, Franco Anfaniceli, Hitler

Luoghi citati: Berlino, Germania, Potsdam, Stalingrado