Processo agli studenti romani che rapinarono in casa d'un amico

Processo agli studenti romani che rapinarono in casa d'un amico Processo agli studenti romani che rapinarono in casa d'un amico Sonrj cinque giovani di ottima famiglia-Il capo ha dichiarato: «Avevo bisogno di danaro- Roma, 28 gennaio. Un interrogativo soprattutto interessava oggi i giudici del tribunale ai quali è toccato il compito di prendere in esame i protagonisti di quello che è stato uno dei più sconcertanti episodi di delinquenza avvenuti a Roma in questi ultimi tempi: stabilire la ragione per cui cinque giovani di ottima famiglia — tre studenti liceali appena diciottenni, un fattorino delle Poste ed un elettricista figlio di un modesto ed onesto impiegato dello Stato — si siano improvvisamente trasformati nel settembre scorso in rapinatori. Per tutti ai magistrati la risposta all'interrogativo l'ha fornita colui che viene indicato come il < capo della banda dei signorini»: Claudio Moro, la necessità di pro- curars1 de) dcnaro. questa la ;spi,,Kazione < Avevo bisogno di danaro » ha spiegato confermando so- jgjà detto ai funzionari di poli- zia lo stesso giorno in cui lo arrestarono per aver cercato Idi compiere una rapina, insie-stanzialmente quello che aveva■*t« e : -! Jl me con i suoi amici, in casadi un suo compagno di scuola, il figlio del farmacista dott. Filippo Camerucci. Claudio Moro ira tutti appare il più deciso ed il più maturo anche se è in realtà il più giovane: è nato a Koma il 14 dicembre del 1939 (gli altri due studenti sono più anziani solo di qualche mese). Non ha avuto alcuna difficoltà a confessare tutto: ha solo cercato di addossare ogni responsabilità nell'iniziativa ad un altro amico: Giancarlo Ansalone, figlio di un ufficiale di P.S. La rapina in via Amba Aradam nell'appartamento del farmacista, venne compiuta ii ni settembre scorso. Giancarlo Ansalone — secondo le dichia-razioni del Moro — si sarebbe preoccupato di allontanare dacasa con un pretesto il figlio di quella che era stata la vittima prescelta; Claudio Moro, figlio del rappresentante roma- ■ Mariani figlio di un facoltoso ! commerciante di olio si appo istarono sul portone in via Amlba Aradam; Angelo Chiera, il ino della «Bianchi» e Alberto ' Mopioni H,,ti^ Hi un fnnnl»ncn , fattorino delle poste, e Sergio Ventimiglia. l'elettricista si incaricarono di eseguire li « colpo», sennonché mentre i due imbavagliata la cameriera Maria Somma, stavano per arraffare i gioielli nei cassetti, tor-nò improvvisamente il farmacista. I rapinatori furono costretti a fuggire: ma per poco. Nel pomeriggio tutti vennero arrestati. L'indagine dei giudici non si è fermata alla spiegazione del motivo conduttore dell'episodio. 1 magistrati hanno cercato di accertare se l'unico, la cui posizione processuale non è molto chiara, Giancarlo An- aalone, è vittima di una calun | nja quando i suoi amici lo aclcusano di aver partecipato con I loro al « colpo » o veramente i è anche lui responsabile. Gian- cario Ansalone sì è battuto con la forza della disperazione per provare la sua innocenza. La situazione, ai fini processuali, è rimasta quella che era. In ogni modo l'indagine proseguirà durante l'udienza del 5 febbraio, quando cioè riprenderà il dibattimento.

Persone citate: Angelo Chiera, Ansalone, Claudio Moro, Filippo Camerucci, Giancarlo An, Giancarlo Ansalone, Maria Somma, Mariani, Sergio Ventimiglia

Luoghi citati: Roma