Il Presidente contesta a Giuseppe Faletto massacri compiuti con spaventosa crudeltà di Giovanni Trovati

Il Presidente contesta a Giuseppe Faletto massacri compiuti con spaventosa crudeltà il Ile Assise di Torino: ieri i vecchi tieniti dell'imputato, oggi il caso Godecà Il Presidente contesta a Giuseppe Faletto massacri compiuti con spaventosa crudeltà Sono episodi del periodo '44-'45, per i quali i partigiani condannarono a morte l'imputato - Spavaldo egli afferma d'aver agito per ordine di capi, ora tutti morti - Una madre fu uccisa mentre in ginocchio implorava notizie del tiglio fucilato - Un ottantenne fu sfidato a pugni, fatto arrampicsire su di un muro e colpito con una raffica di mitra - Esecuzioni a-colpi di piccone Delle due parti In cui si divide il processo contro Giuseppe Faletto — uccisione dell'ing. Eleuterlo Codecà e delitti del periodo tra il 1941 e il 1945 — il presidente della Corte di Assise dott. Carron Ceva ha ritenuto di dover svolgere innanzitutto la seconda. Ed a ragion veduta, perché la condotta tenuta negli anni tormentati della guerra illumina la figura dell'Imputato e pone la condizione di credibilità alle sue dichiarazioni di aver assassinato l'ing. Codecà, anche se in istruttoria ebbe a smentirle. Il processo è incominciato ieri mattina alle 9. In aula ria potuto trovar posto soltanto una minima parte del pubblico accorso per assistere al dibattimento. Poiché 11 processo è fissato per un mese, ai cinque giurati che compongono la Corte per precauzione, ne sono stati aggiunti altri tre, quali supplenti, di modo che, se un titolare dovesse cadere ammalato, c'è pronto chi lo sostituisce evitando di far sospendere le udienze. Le vanterie dellimputato Il presidente ha riassunto 1 fatti elencando le accuse di cui sono chiamati a rispondere il Faletto ed 1 complici Sergio Mazzuccato, Valentino Chiarbonello, Esterino Di Telia, Ma- rio Rinaldi, Serra Ubaldo ed infine Giovanni di Mauro. Mancavano stamane, perché latitanti, il Mazzuccato ed 11 Chiarbonello. Non c'era neppure il Di Mauro perché ammalato, ma ha fatto sapere che si presenterà appena guarito. Degli altri erano in stato di detenzione, oltre il Faletto, il Di Telia ed 11 Rinaldi (quest'ultimo però perché sta scontando una condanna per rapina) mentre il Serra è a piede libero. Verso le 11 ha avuto inizio l'interrogatorio del Faletto. Indossava un abito color nocciola, un pullover celeste, la camicia bianca e la cravatta grì già. I capelli lucidi di brillantina con un ciulfetto. Appena entrato in aula ha rivolto lo sguardo al pubblico, ostentando sicurezza, e con un sorriso ha commentato compiaciuto con il DI Telia. Giuseppe Faletto ha tenuto un atteggiamento pronto, persln troppo pronto ed il P. M. dott. Riccardi è intervenuto due volte a frenare le sue intemperanze mentre il Presidente ha minacciato di espellerlo. Sempre vivace durante l'interrogatorio, alla fine con voce mutata ha chiesto scusa di aver detto qualche parola in più. I delitti risalenti al tempo della lotta partigiana egli 11 ha ammessi quasi tutti, però sempre si è difeso affermando di aver ubbidito ai suoi comandanti. Era il boia della Val di Susa. Lo ha riconosciuto senza ambagi: « Che colpa ne ho io se nessun altro voleva farlo t >. Ha dichiarato anche di essersi vantato delle uccisioni: «SI, si, è vero. Ma che cosa vuole, signor presidente. Eravamo giovani. Uno si vantava ed un altro voleva vantarsi di più». Il presidente gli ha osservato: «Slamo stati combattenti anche noi ed avevamo diciatto anni eppure non ci siamo mai vantati delle carneficine >. Per nulla turbato il Faletto ha allargato le braccia con un semplice: «Mah!». Durante la guerra partigiana egli si faceva chiamare Briga ed ha spiegato che era il soprannome con 11 quale era conosciuto al suo paese, Busano Canavese: (.t Avevano chiamato me Briga ed un altro Tenda, riferendosi ai duo comuni, il perché non. lo so»). Fece la guerra nel Genio guastatori a 'i orino, dopo l'B di settembre lavoro per i tedeschi a Pinerolo (« Mi tradirono i dazieri che mi sorpresero con un chilo di carne»). Tornò nel Canavese e fece parte di una brigata badogliano, dopo un rastrellamento sconfinò nel territorio di Barbania. Dovette però fuggire perché il comandante Burlando voleva fucilarlo. Uccideva e depredava Presidente — Dicono aie vi eravate reso responsaotle di furti e grassazioni come un delinquente comune. Imputato — *on è vero. Certo che per mangiare dovevamo prelevare il cibo nelle cascine o dove si trovava. presidente — Ed avete anche assaltato la banca di Rivarolo. Imputato — Proprio così, ma per ubbidire ad un ordine. Presidente — No. Perché un Tribunale partigiano vi ha condannato a morte per questo. Imputato — Ma che Tribù naie. Allora le condanne a morte piovevano numerose. Volevano farmi fuori e me ne andai nella zona tra Pianezza, Valdellatorre, San Giilio con la brigata Garibaldi che aveva il comando al colle del Lys. Facevo l'autista per il comando. Presidente — Ed il boid. Perché avete sempre depredato tutte le vostre vittimeT Imputato — Per portare la roba al comando. Presidente — Voi dite che eravate un partigiano regolare. Non è vero e ve lo diranno i testimoni. Basterebbero poi a smentirvi le condanne a morte che vi hanno inflitto. Voi non eravate un combattente. Non un episodio di guerra sapete ricordare. Eravate un assassino, ci sono dai fatti che ripugnano. Il presidente ha incomin ciato la lunga serie dei delitti. Nel pomeriggio del 10 marzo 1845 due giovani ventenni, Ciro Catto e Emanuele Bonisconti, entrambi universitari si erano recati a Collegno alla cascina di Donato Magnetti loro compagno di studi. Erano militari di K'va e si tr vavano in convalescenza. L» sorprese il Faletto insieme con c Balilla dinamite ». (che secondo l'accusa sarebbe 11 Mazzuccato). Per prima cosa li depredò dei portafogli, delle biciclette, degli orologi, li obbligò a scrivere ai genitori dicendo che stavano bene ed invitandoli a consegnare al latore delle lettere le divise e le pistole di ordinanza < perché andavano con i partigiani >. Mentre venivano recapitate le lettere ai famigliari, 1 due giovani furono condotti sulla strada per Pianezza e colpiti alle spalle con I mitra. Il Boniscontl cadde ucciso sul colpo, il Catto si volse ed urlò < vigliacchi >. Allora il Faletto lo fini a colpi di piccone. Imputato — E' vero che uccisi i due giovani. Veramente non ricordo eh', erano. Ma li ho uccisi per ordine del comando. Avrei domito accompagnarli al comando, ma temevo che mi sorprendessero i repubblichini. Presidente — Se ordine c'era, era di portarli al comando, non di fucilarli. E poi perché li avete finiti con il piccone? Era necessaria tanta crudeltà t Imputato — Lo dissi in istruttoria di aver usatj il piccone, ma ora lo nego. 1?-^ *«l dette tante fesserie. Anch<j troype. Lo dicevo per vantarmi. E' sorta la contestazione se si potevano ammazzare due giovani che, pur militari di leva ed in convalescenza, avevano accettato di entrare a far parte delle formazioni partigiane. Il Faletto si è stretto nelle spalle. Imputato — Che ne so io. Non li conoscevo. Ho ubbidito ad un ordine. » E' il caso di precisare che quasi tutti gli ordini gli sarebbero stati dati secondo le sue dichiarazioni, da comandanti che ora sono morti e che non possono quindi smentì tirlo. Il difensore aw. De Marchi è intervenuto. a dire che in quel periodo bastava essere persona non conosciuta per essere sospettato e condannato. Presidente — Avvocato De Marchi. Che cosa faceva in quel periodo f Era partigiano f Aw. — No, facevo l'cwocato, e difendevo anche i partigiani. Presidente — Bene. Il Faletto non la conosceva ancora. Se l'avesse incontrata con tutta facilità l'avrebbe eliminata. « Boia, non partigiano » Altro episodio. Verso le 21 del 15 agosto 1944 il Faletto con altri due amici penetrò nell'abitazione di Giuseppina Bessone, di 56 anni, che aveva la panetteria a Casellette. In casa c'era anche il figlio Bruno di 29 anni. Uccise prima il figlio e poi la madre. Imputato — Signor presidente, io non li conoscevo nemmeno. Mi dissero di ammazzare la Scissone perché era una spia ed io ho ubbidito. Non andavo di mia volontà, mi mandavano Presidente — L'ordine vi venne dal Chiarbonello, ma era di fucilare la donna sospettata di essere spia, anche se fu provato che non era vero. Perché avete ucciso, suo figliot Vi siete vantato con queste parole: *Pr>ma ho tirato a lui, la madre ha cercato di ripararlo aobracciandolo, cosi li ho crivellati coi dodici colpi di due pistoloni da carabiniere sembrava un bombardamento aereo ». Imputato — Non ricorda. Io eseguivo ordini. Terzo episedio. Il 21 novembre 1944 il Faletto con il Di Telia.ed un terzo complice si recò alla cascina Saffarona tra Pianezza e Torino. Chiese all'affittuario Angelo Maggi di 40 anni che gli desse denari o bovine. Il Maggi, come era stato autorizzato dal comando partigiano di Valdellatorre, rifiutò. Il Faletto a pedate lo fece salire sull'auto, mentre la moglie incinta ed i tre figli guardavano sbalorditi, lo condu"""° in frazione San Bernardo lo uccise a ccU'i di arma da K'oco e di corpo contundente. Agli abitanti dà Pianezza disse: «Se volete vederne uno ancora caldo, è lì a San Bernardo ». Imputato — Ho ubbidito ad un ordine. Io il Maggi neppur lo conoscevo. Presidente — Ma perché sempre questo disgraziato Faletto, unico incaricato delle esecuzionit Non c'era/ nessun àltrot Quel che avete fatto è roba da far accapponare la pelle. Troppo facile nascondervi dietro gli ordini. Chi ve li davat Quel comandante Massimo, voi dite, che ora è morto. Imputato — E che ci posso fare se è morto? E' mica colpa . mia., Il Maggi avrebbe dovuto essere ucciso, secondo il Faletto, perché era accusato di aver denunciato due carabinieri che avevano cercato ospitalità nella sua cascina. Lo stesso Maggi avrebbe ammesso la sua colpa. Ma le dichiarazioni dell'imputato sono cadute quando in udienza è venuto fuori che non Bolo i due carabinieri sono tuttora vivi, ma hanno scritto lettere di ringraziamento alla vedova Maggi. Presiaente — A voi interessavano le 20 mila lire che aveva in tasca e che gli avete preso con l'orologio, dopo averlo ammazzato. Il 7 oppure l'8 luglio 1944 il sergente Gianfranco Trussoni, di 22 anni, in servizio di leva nella Contraerea, fu catturato mentre stava consegnando un pacco ad una donna di Pianezza ' per ordine del suo capitano. Egli accettò di aggregarsi ad una formazione partigiana. Vi rimase un mese ed alla famiglia scrisse di essere contento della nuova vita. L'8 agosto, mentre stava attingendo acqua da un ruscello, fu ucciso alle spalle dal Faletto che gli prese il cronometro d'oro. Nel frattempo la madre e la fidanzata del giovane si recarono a Pianezza per parlare con il loro Gianfranco. I frati del convento di San Pancrazio sconsigliarono le due donne di andar oltre. La fidanzata si lasciò convincere. Non la madre. Incontrò il Faletto, gli chiese del figlio, seppe che era morto. Fu accompagnata a San Gillio ed uccisa, sebbene in ginocchio supplicasse: «Avete già ucciso mio figlio e adesso volete uccidere anche me? Non avete voi una madre?». L'imputato ha dichiarato che c'era l'ordine di eliminarla perchè era stata trovata con una tessera della R.S.I. Presidente — Ma vi pare che, se anche avesse avuto la tessera, se la sarebbe tenuta nella borsetta mentre si avventurava nel territorio vostro, dopo es¬ sere stata ammonita dM frati, per di più. Perché voli te farlo apparire cosi sciocca o volete he noi crediamo a simili ingenuità f Imputato — Io so soltanto che c'era l'ordine di ammazzarla. L'ho accompagnata in auto nel luogo della esecuzione. Non ho sparato io. L'ho accompagnata perché- ero l'unico autista. Presidente. — &o: l'unico boia. Chi ha sparato? Non lo sapete? Ma se avete detto che eravate stato voi. Imputato — Se ho detto cosi, vuol dire che sono stato io. Presidente — E la borsetta portata in giro come trofeo? Imputato — Ma non e vero. Vi pare che il mio Comando mi battesse le mani dopo un gesto simile? ■ ■ Presidente — Infatti contro di voi ci sono le condanne a morte. Voi eravate un delinquente, non un partigiano. Ohe ci dite di aver agito per gli ideali? Siano ben divisi i combattenti per la libertà da un criminale come voi. Imputato — Insomma, come potevo sapere se la donna era o non era fascista? Può darsi che si tratti di un tragico errore., '■-.-■ ■■ Presidente — Afa qui è una somma di tragici errori. Imputato (con impudenza) — Ma nella Val di Susa li possiamo contare a 500 i dioici errori. (Poi si è morsicato le labbra comprendendo di aver detto troppo). Il mattino del 15 aprile 1945 Vittorio Franco, di 24 anni, fu prelevato a Collegno mentre si recava in bicicletta a prendere il latte. Era già stato tra 1 partigiani nel Monferrato, ma 1 suoi stessi comandanti lo avevano consigliato a tornare a casa perché inadatto per temperamento alla guerriglia. Era finito, per amore del quieto vivere, nella polizia ausiliaria. Il Faletto gli fece scrivere una lettera alla fidanzata (di cui aveva visto la foto nel portafogli) invitandola ad andare a trovare < Brigai >, poi gli annunciò che lo avrebbe ucciso, e lo costrinse a mangiare un pollo insieme. E rideva perché quell'infelice non poteva mandar giù un boccone per lo spavento. A cena Anita, secondo l'accusa, il Faletto lo condusse fuori del locale e lo ammazzò. Imputato — Non sono io. Lo ha ucciso Giacomo Meinardi. Presidente — Costui dov'è adesso? Imputato — E' morto. Faletto come Maramaldo Presidente — E che cosa volevate dalla fidanzata? Non vi ricordate più? Sapete come vi hanno denominato per questo episodio? Maramaldo, Sapete chi ora? No? Uno che iuccise un uomo morto. Il Faletto ha negato di aver ucciso a San Gillio Umberto Tondolo e nello stesso giorno di aver ammazzato Domenico Nebbia di 81 anni da Alplgnano. Secondo l'accusa egli sfidò il Nebbia a pugni, poi lo obbligò ad arrampicarsi sul muro di cinta del cimitero e, quando fu alla sommità, gli sparò. Presidente — Ottantun anni. Che coraggio! Che impresa di guerra! Era per un ordine? E che cosa avrebbe fatto il Nebbia? Imputato — Non lo so, non lo conoscevo. Mi avevano detto che in casa teneva un radiotrasmittente. Presidente — Afa se non sapeva neppure che cosa fosse una radiotrasmittente. E l'avete prelevato davanti alla moglie che era a letto paralitica. Non avete neppur cercato in casa se aveva la radio. Dopo la Liberazione, nell'otto, bre o nel novembre del 1945, il Faletto ricattò per 500 mila lire l'industriale Adolfo Granerò di Alpignano. Costui si recò al l'appuntamento armato e spalleggiato da alcuni amici. Gli si fece incontro il Rinaldi (coimputato con il Faletto). Ci fu una sparatoria ed il Rinaldi rimase ferito. Con loro c'era anche il Serra il quale potè fug gire. Interrogati su questo episodio il Serra ha negato di aver preso parte, il Rinaldi ha dichiarato di essere andato per fare un piacere al Faletto. « Sa aillora si era poveri. Si faceva come si poteva». Uno degli imputati latitanti, Sergio iTazzuecato, venne sen- tito in istruttoria. In guell'occastoita sego di aver ucciso i due studenti universitari. Raccontò invece un episodio dal quale egli aveva tratto la convinzione che il Faletto facesse il doppio gioco: perché fermato a Torino dalla polizia era stato ben trattato e subito rilasciato. Il presidente ha letto il verbale di interrogatorio. Appena il Faletto ha appreso queste cose sul suo conto subito si è vendicato. In principio di udienza aveva detto di non sapere se « Balilla dinamite », che sparò con lui contro i due giovani, era il Mazzuccato. Udita la sua testimonianza si è affrettato a dire: «Sono sicuro che Balilla dinamite era il Mazzuccato. Non ho più dubbi». Nel tardo pomeriggio è stato sentito il Di Telia. Ha ammesso di essere andato con il Faletto a prelevare il Maggi, però « per combinazione ». « Il Paletto uccise il Maggi a mia insaputa. Gli sparò ed to gli dinsi: che cosa fai? Ma era tardi». Il processo continua stamane con l'interrogatorio dell'imputato Di Mauro, accusato di calunnia. Poi si passa al delitto Codecà. Difendono il Faletto gli aw. Baravalle e De Marchi. Difensori degli altri imputati sono gli aw. Avonto, Dino Barelli, Delgrpsso, Guglielmino, Guidetti Serra, Negro. La'vedova e la figlia dell'ing. Codecà si sono costituite parte civile con il patrocinio degli aw. Gillio, Quaglia e Tortonese. Le altre parti civili sono rappresentate dagli aw. Accatino, Astore, Dagasso, Mario e Geo Dal Fiume, Majorino e Nova, Cancelliere è 11 dott. Santostefano. Giovanni Trovati GII imputati durante lo svolgimento del processo. Da sinistra a destra: Giuseppe Faletto, Mario Binaldl e Esterino Di Telia. Davanti, a piede libero, Ubaldo Serra (Foto Moisio) Giuseppe Faletto risponde alle contestazioni del Presidente