Verso le centrali termonucleari

Verso le centrali termonucleari Verso le centrali termonucleari Più d'una volta abbiamo cercato d'informare 1 nostri lettori delle ricerche in corso negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, nell'Unione Sovietica, per ottenere energia in forma utile dalle reazioni di fusioni nucleari. Già con le bombe H si era riusciti da parte dei fisici di queste tre nazioni a creare dei soli artificiali, in cui la luce e il calore erano sprigionati, suppergiù come avviene nel sole vero, da reazioni in cui ha parte principale l'idrogeno (o meglio una varietà di esso, il suo isotopo pesante, detto deuterio) : saldandosi insieme due nuclei di queBto Idrogeno ne risulta un nucleo di elio più un neutrone (oppure un nucleo di tritio più un protone), 11 tutto accompagnato da una forte emissione di energia. Troppa energia anzi, tale da fondere, polverizzare, sconvolgere tutto quello che sta dattorno, il che, per una bomba ha — come dire? — un comportamento normale, ma che mal si adatta al funzionamento d'una macchina, d'un impianto generatore di elettricità, e gli uomini che debbono attendervi; 1 quali, macchine e uomini, non debbono trasformarsi da un momento all'altro in una nuvola a fungo. Gli studiosi cercano di risolvere il difficile problema di domare questa energia, partendo da idrogeno pesante trasformato in plasma, l (e cioè portato a una tem¬ peratura superiore ai 5.500 centigradi) e facendo scoccare in esso plasma delle scintille elettriche che ne aumentano ancora la temperatura; fino a promuovere l'inizio delle reazioni; mentre nello stesso tempo, con un meccanismo-di natura elettrica, il plasma stesso viene tenuto lontano dalle pareti del recipiente, il quale non deve disfarsi al contatto con il contenuto. La difficoltà del problema sta nel derivare energia calorifica da queste reazioni che trasformano il plasma idrogeno in elio; ma nello stesso tempo questo calore circoscriverlo, ammodestarlo, ridurlo a una misura compatibile con le strutture d'una macchina e d'un impianto. Quando si fosse conseguito questo intento, si potrebbe attingere all'acqua stessa del mare e dei fiumi 11 combustibile necessario alla produzione di energia: l'acqua — com'è noto — è un composto di idrogeno e di ossigeno; e per ogni qualche migliaio di atomi di idrogeno ordinario, ce n'è uno di idrogeno pesante (o deuterio) che serve per queste reazioni. Una delle circostanze che vengono alla luce col comunicato testé diffuso è che non bisogna attendersi troppo presto un tale successo. E' ben vero che la presenza di neutroni nel plasma di deuterio, dopo le scariche elettriche, starebbe a dimostrare che sono avvenute almeno in parte le reazioni attese; ma i fisici ritengono necessario ottenere temperature molto maggiori, sull'ordine di cento milioni di gradi centigradi, e per intervalli di tempo maggiori; e comunque credono bene di avvertire che il passaggio dalla fase sperimentale e di laboratorio a quella tecnica è ancora lontano. L'avvertimento ha grande Importanza pratica. Difattl se, per per esemplo, un tale' successo, invece che prodursi tra un qualche lustro, fosse da attendersi fra qualche anno, ci si potrebbe domandare perche mal proseguire sulla difficile e costosa via delle centrali elettronucleari ad uranio. Queste stanno ponendo gravi problemi di finanziamento, di preparazione tecnica del personale, di sicurezza contro 1 danni delle radiazioni; e ne presentano altri non ancora risolti in modo soddisfacente, come quello della destinazione da dare alle scorie radioattive che si debbono ogni tanto estrarre dalle pile. La centrale a idrogeno sembrerebbe semplificare tutti questi problemi, nella stessa misura che l'acqua è più facilmente reperibile dell'uranio. Ma per l'appunto — ci dicono gli scienziati — la centrale termonucleare è ancora lontana; e allora dobbiamo rassegnarci a battere, anche in Italia, la difficile via dell'uranio e della sua fissione. Piuttosto, a completare questo commento, non . si vede perché la fusione dell'idrogeno non debba essere studiata anche da noi. CI consta difattl — e ci sembra di averlo già detto da queste colonne — che le ricerche sul plasma, le quali sono la necessaria premessa al motore termonucleare, ma che possono portare anche ad altri risultati tecnici notevoli, sono condotte non solo dalle tre grandi nazioni summenzionate, ma anche in Francia, Germania, Olanda, Svezia. Ebbene, non siamo noi in grado di separare l'acqua pesante dall'acqua ordinaria e ricavarne poi deuterio? O mancano forse nel nostro Paese bravi elettricisti capaci di allestire i congegni necessari per le scariche nei gas? Non sembra che occorrano, per queste ricerche, quei grossi stanziamenti iniziali necessari per le pile nucleari. Se Gran Bretagna e Stati Uniti, annunciando con legittimo orgoglio i loro risultati, pur si sentono in dovere di dichiararsi molto indietro rispetto alla fase industriale, abbiamo tempo di introdurci noi pure in quest'ordine di ricerche: sempre che un qualche Istituto universitario o una qualche industria, o entrambi alleatisi a questo scopo, trovino la buona volontà, l'energia, gli uomini e i mezzi per incominciare. Didimo

Luoghi citati: Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Stati Uniti, Svezia, Unione Sovietica