160 mila italiani nel Paese

160 mila italiani nel Paese 160 mila italiani nel Paese (Nostro servizio particolare) Caracas, 23 gennaio. Il governo venezuelano del presidente Marcos Perez Jimenez, contro U quale dal principio di quest'anno si erano andati manifestando i sintomi di una rivolta, è stato abbattuto stanotte dopo sanguinose sommosse nella capitale Caracas e in diverse località della provincia. Vistosi perduto, alle 2,i5' il capo dello Stato si recava in auto — o tutto velocità — all'aeroporto di La Cariota insieme con i propri familiari e con alcuni ministri del suo governo e fuggiva in aereo nella Repubblica di San Domingo. Le autorità dominicane hanno ' protestato contro Jimenez, perché l'atterraggio è avvenuto senza preavviso e perché a bordo dell'aereo vi erano armi. Non si sa se la Repubblica di San Domingo concederà astio al fuggiasco presidente. I poteri nel Venezuela sono stati assunti provvisoriamente da una giunta militare, la quale ha promesso libere votazioni politiche per formare un governo rappresentativo. Il quarantatreenne generale Jimenez, che assunse il potere nel 1048 con un colpo di Stato, era accusato dall'opposizione di comportarsi in maniera dispotica. Vn primo ten tativo di rivolta, il i° gennaio di quest'anno da parte della aviazione militare, fallì. Martedì scorso scoppiò a Caracas una sommossa, con sparato rie fra dimostranti e polizia, durante la quale ^morirono alcune decine di persone. La rivolta ricominciava però ieri in maniera ancor più furibonda. Si è combattuto a lungo nelle strade della capitale Non tutto l'Esercito ha obbedito agli ordini di Jimenez il quale aveva imposto di soffocare ad ogni costo la rivoluzione. I reparti della polizia segreta del regime hanno ten tato di opporsi, nella maniera più sanguinosa, all'aperto esplodere del risentimento contro il capo dello Stato. Vengono segnalati episodi orribi li. Si sono avuti nelle strade scontri a pugnalate fra poliziotti e operai e studenti; i morti sarebbero almeno duecento e i feriti più di mille. Alla rivolta hanno partecipa¬ to attivamente i cattolici, avversi in modo particolare al dispotismo di Jimenez il quale recentemente aveva fatto incarcerare cinque sacerdoti come fiancheggiatori della fallita rivolta del 1' gennaio. Durante gli scontri a Caracas numerosi edifici sono rimasti semidistrutti: i dimostranti hanno incendiato edifici pubblici, appiccando il fuoco anche a fabbriche e devastando negozi, fra cui' alcuni di. proprietà di italiani. Secondo notizie ufficiali, gli italiani rimasti feriti sono quattro e non gravemente; gly italiani residenti nel Venezuela sono 160 mila, molti dei quali lavorano in imprese industriali. Il nuovo governo provviso¬ rio è capeggiato dal contrammiraglio Wolfang Larrazabel; suoi diretti collaboratori sono il colonnello d'aviazione Abel Robero, il colonnello Roberto Casanova dell'Esercito, il colonnello Carlos Ruiz Arague comandante la guardia nazionale ed il colonnello José Anevedo, comandante le Scuole militari. Come primo provvedimento è stata decisa la liberazione di tutti i prigionieri politici; inoltre veniva lanciato un appello agli esuli rifugiatisi all'estero perché contrari a Jimenez, affinché ritornino a Caracas e collaborino a formare di nuovo la democrazia dopo un decennio di governo dispotico. Già durante la sommossa nella notte fra ieri e oggi la a lolla aveva tentato di liberare subito i prigionieri politici, dando l'assalto alle carceri di Caracas; ma in esse si erano asseragliate le guardie della polizia segreta di Jimenez. Molti dimostranti cadevano uccisi da raffiche di mitra degli agenti, che infine venivano sopraffatti e passali per le armi — dopo lunghe ore di combattimenti — quando ormai il Capo dello Stato era fuggito in aereo dal Paese abbandonando i suoi sostenitori alla loro sorte. L'annuncio che U governo era stato abbattuto veniva dato alla ràdio, alle 3,80 di notte, dal giornalista Fabricio Ojeda, capo del movimento civile < Giunta patriottica » affiancatosi agli ufficiali che hanno assunto il potere. Fabricio Ojeda ha detto, nel suo proclama: < Cittadini! La rivoluzione ha spezzato le catene che tenevano prigioniero il popolo venezuelano. La " Giunta patriottica" è un'organizzazione che rappresenta tutte le ideologie politiche, ma non agisce sotto una bandiera particolare. In questo momento i rappresentanti della rivoluzione sono riuniti all'Accademia Militare per costituire un nuovo governo. Abbiate fiducia nei destini della nostra patria finalmente libera. Viva il Venezuela! ». Seguivamo ai microfoni altri oratori, i quali'haiino fatto appello alla popolazione civile perché si astenga da ogni atto illegale e collabori a ristabilire l'ordine. Gli stranieri sono stati invitati a non abbandonare le proprie case ed a mantenersi estranei alle vicende in corso. Più tardi veniva annunciata la abrogazione della censura e del coprifuoco. L'esortazione agli stranieri di non uscire per ora di casa sembra motivata, fra l'altro, da alcuni episodi non gravi contro cittadini stranieri, scambiati per simpatizzanti di [Jimenez. Staserai, comùnque, la palma sembra tornare rapidamente in tutto il Paese. La caduta di Jimenez ha coinvolto anche le sorti dell'ex-dittatore argentino Perón, U quale si era rifugiato nel Ver nezuela ottenendovi asilo politico. Perón, intuendo che la fine del regime dispotico avrebbe compromesso pure la sua posizione, tentava ta fuga in Colombia, ma la polizia di frontiera di questo Paese non gli permetteva di passare il confine. Stasera il governo colombiano ha dichiarato che non consentirà l'ingresso < irregolare » di Perón ir» Colombia. Il segretario generale alla presidenza della RepubbKèu colombiana non ha voluto specificar re che cosa'si debba intendere col termine < irregolare >. Di solito le nazioni dell'America Latina concedono n'osilo politico a coloro che fuggono dal loro Paese per motivi politici; c'è da tenere presente che Perón noi, proviene dal suo Paese d'origine, ma dal Venezuela. Sembra che anch'egli tenti ora di raggiungere la Repubblica di San Domingo. Un ex-capo peronista, compagno di Perón nell'esilio, è stato arrestato da dimostranti durante la sommossa nel Venezuela. Stasera t giunto da Buenos Aires U riconoscimento del nuovo governo venezuelano da parte dell'Argentina. La fine del regime di Jimenez appare ormai definitiva; larghi settori della popolazione, si può dire in tutti i campi, sono contro di lui. Presidente di un Paese fra i maggiori produttori di petrolio nel mondo, egli s nei dieci anni del suo regime non ha saputo amministrare a dovere l'enorme ricchezza derivante dai- profitti petroliferi. A Caracas sorgevano grandiose costruzioni, ma non si provvedeva sufficientemente a migliorare il livello gen-erale di vita e l'istruzione pubblica era spaventosamente trascurata. L'esclusione dei partiti d'opposizione dal governo ha poi aumentato, in maniera insostenibile, il malcontento, sino a determinare il crollo di un- regime che a quanto sembra non sarà rimpianto. II vecchio e li nuovo Presidente del Venezuela: Jimenez (a destra), il dittatore deposto, mentre consegna un'onorificenza al contrammiraglio Wolfang Larrazzabal in una recente cerimonia a Caracas; ora Larrazzabal presiede il governo provvisorio (Radiofoto)