L'agricoltura italiana di fronte ai problemi del Mercato comune

L'agricoltura italiana di fronte ai problemi del Mercato comune MJn convegno a Roma dei coltivatori diretti L'agricoltura italiana di fronte ai problemi del Mercato comune L'on. Beinomi chiede "piani di produzione,, nei settori del grano, del vino, della bietola e degli ortofrutticoli - La mano d'opera e le aziende ■ Il nostro reddito agricolo è il più basso dei sei Paesi occidentali (Nostro servizio particolarej Roma, 21 gennaio. Preoccupati delle conseguenze che potrebbe avere per la nostra agricoltura la par^cipazione al Mercato Comune senza una seria preparazione, i coltivatori dirètti hanno indetto un convegno apolitico di studi al quale parteciperanno da giovedì a sabato una sessantina di professori e docenti universitari: da Ferdinando di Fenizio ad Epicarmo Corbino. Il convegno avrà inizio dopo sqdsdrnAlpcssddomani; e già oggi l'on. Bono- pmi s'è detto convinto, in una i sua polemica conferenza-stam-jcpa, della necessità di « prò- grammazioni » nei settori del grano («se ne produce troppo e bisognerà concedere vantaggi economici a chi ne ridurrà la coltivazione»), del vino, forse anche della bietola e persino degli ortofrutticoli per i quali il Mercato Comune «sarà un paradiso, a condizione di non aumentare esageratamente la produzione, che altrimenti fra pochi anni ci troveremo nei guai ». Il Mercato Comune è io vigoi-e ^ià da tre settimane ed ancora non è stato affrontato lo studio dei problemi che ne deriveranno per la popolazione rurale, ancora nessuno sa dire su quali linee, su quali capisaldi si dovrà tenere la progettata politica comune nell'agricoltura. E ancora: quali conseguenze potrà avere la riduzione progressiva delle tariffe doganali sull'agricoltura italiana? Come diminuire l'eccessiva manodopera che grava sull'agricoltura e ne rende altissimi i costi? Questi sono gli interrogativi ai quali dovrà rispondere li convegno su « l'agricoltura italiana e il Mercato Comune >. Problema grave, e non soltanto per l'Italia. Basti pensare che la popolazione rurale italiana rappresenta da sola 11 40% della popolazione rurale dei sei Paesi uniti nel Mercato Comune. E poiché 11 suo reddito è nei sei Paesi di gran lunga il più basso (il reddito agricolo italiano è di 300.000 lire contro le 404.000 della Germania, le 545.000 della Francia, le 600.000 dell'Olanda e le 816.000 del Belgio) si può dire che la nostra agricoltura costituisce la zona depressa del Mercato Comune. Una zona popolata da una mano d'opera che non ha gli strumenti e le possibilità per risollevarsi, anche perché è nella maggioranza illetterata: di essa il 31% non ha alcun titolo di studio, il 59% soltanto la licenza elementare. Occorrerà quindi una risoluta polìtica per uguagliare 1 redditi entro il Mercato Comune e per promuovere la libera circolazione della mano d'opera, in modo da liberare dall'eccessivo (e. non volontario) peso della mano d'opera le aziende italiane. Oggi — ha osservato Bonami — incontrano le maggiori difficoltà le aziende d'avanguardia, come quelle comprese nel quadrilatero Novara-Vercelli-Alessaridria-Pavia, che più hanno speso per la meccanizzazione e senza, poter ridurre la mano d'opera. Si tratta di un problema che farà sentire la Bua importanza quando si svilupperà la concorrenza entro il Mercato Comune. Per .1 prodotti caseari, ad esempio, 6arà sensibile l'incidenza del costo derivante dalle spese per accudire al bestiame. Nella Val le padana una persona non può accudire a più di dodici capi di bestiame, mentre in altri Paesi — così in Olanda una sola persona accudisce a 35 animali. Ma in agricoltura una poli tiea di respiro europeo non può essere ' improvvisata da una stagione all'altra, soprattutto quando manca ancora ima conoscenza approfondita della situazione agricola negli altri cinque Paesi del Mercato Comune La nostra agricoltura devrà ridurre i costi per reggere alla concorrenza e dovrà adattare la produzione alle possibilità dei consumi: potrà raggiungere questi obiettivi, e neutralizzare le eventuali conseguenze negative del Mercato Comune, seguendo soltanto il gioco dell'iniziativa privata o sarà necessaria una programmazione, non imposta, ma diretta dall'alto? Anche su questo interrogativo dovrà pronunciarsi il Convegno. Tuttavia Bonomi ha già pronta la sua risposta ed è convinto che < non è possibile pensare ad uno sfrenato liberalismo e che sarà necessario adottare le programmazioni in numerosi settori ». e. a.

Persone citate: Bonami, Bonomi, Epicarmo Corbino, Ferdinando Di Fenizio

Luoghi citati: Belgio, Francia, Germania, Italia, Novara, Olanda, Pavia, Roma