Un nuovo incontro senza risultato tra gli esponenti dei monarchici

Un nuovo incontro senza risultato tra gli esponenti dei monarchici Un nuovo incontro senza risultato tra gli esponenti dei monarchici L'on. Cafiero ba portato a Roma le ultime proposte del "comandante,, - Dare badate polemiche tra Covelli e il delegato di Lauro Dopo una riunione presso il sen. Paolucci nn comunicato: "Non si è rotto niente e non si è concluso niente; le discussioni forse continueranno,, Boma, .17 gennaio. Questa sera alle 10, al termine di una riunione tenutasi in casa del sen. Raffaele Paolucci di Valmaggiore, presidente del partito nazionale monarchico, è stato fatto in questi termini il «punto» sulla situazione delle trattative per l'unllicazione tra covelliani e laurini: «Non si è rotto niente e non si è concluso niente. Le nostre discussioni, forse, continueranno ». Entro la mattina di domani, in ogni modo, dovranno giungere a termine, dato che gli organi dirigenti dei due partiti sono convocati per il pomeriggio e dovranno prendere decisioni definitive sul problema dell'unificazione. Alla soluzione interlocutoria di questa sera si è arrivati dopo che per tutto il corso della giornata il dialogo polemico si era arricchito di varie battute, tutte di genere non conciliante. La notte scorsa, da Napoli, era stato trasmesso un lungo comunicato contenente una cronistoria delle trattative sul tema dell'unificazione: l'impostazione polemica generale, oltre ad alcuni particolari giudicati inesatti, era causa di una certa irritazione per l'on. Covelli, che stamattina commentava con un certo scetticismo: « Sulle possibilità di un'intesa, io sono pessimista. In ogni modo, se dovessimo avere un altro incontro con i rappresentanti di Lauro, sarebbe neces¬ sario l'intervento di un notaio I e di carabinieri che si facessero testimoni e garanti dell'andamento delle conversazioni ». La battuta era dura, ed il rappresentante di Lauro se ne è, difatti, risentito aspramente. In qualità d'inviato plenipotenziario viaggiava da Napoli a Roma, mentre Covelli stava sfogandosi a Montecitorio nei termini che abbiamo riportato, l'on. Cafiero, latore delle ultime proposte. Arrivando, saputo dell'appello al notaio ed ai carabinieri, egli ha replicato con asprezza: « Secondo me, Covelli ha torto. Se si lascia sfuggire quest'ultima possibilità per un'intesa, condanna il suo partito, il PNM, ad una fine inevitabile ». E' stato chiesto all'on. Cafiero, che è il vice presidente del partito laurino, se avesse nel suo programma romano un incontro con l'on. Covelli: < Nessun incontro — ha risposto sdegnosamente — la mia intenzione è di parlare con gli esponenti più responsabili del suo partito ». Se così rifiutava, in apparenza, di considerare O'ovelli un esponente respon labile, il suo atteggiamento era determinato da un moto di momentaneo dispetto: era stato Covelli, in realtà, a fargli sapere che avrebbe potuto parlargli soltanto per telefono. In questo modo si era comportato Lauro con Covelli, l'altro giorno: a Napoli, e ora Covelli intendeva restituire la pariglia a Cafiero. Ma sono intervenuti volon terosi mediatori. I covelliani on. Caroleo e Cai-amia hanno parlato con Cafiero e con Covelli, ed alla fine hanno persuaso il sen. Paolucci di Valmaggiore, l'affondatore della Viribus Unitis nell'altra guerra, ed attualmente presidente del PNM, a prendere un atteggiamento più conciliante. Paolucci allora convinceva Covelli ad intervenire ad una riunione che si sarebbe svolta in casa sua, dove egli aveva già invitato Cafiero e il dott. Gatti, delegati di Lauro. Cafiero avrebbe detto: « Dobbiamo far presto, ci dobbiamo decìdere stasera. Domani sono convocati il direttorio del PMP, a Napoli, e il Consiglio nazionale del PNM, a Roma ». Covelli accettò allora di andare da Paolucci, anche rinunciando alla presenza di un notaio e dei carabinieri. Ma in casa dì Paolucci, in una bella villa in via Torlonia, mancava anche Cafiero. Era apparecchiato un pranzo per sei, ma restò vuoto il posto del sesto commensale: a tavola sedettero, infatti, Paolucci e Covelli per i monarchici nazionali, mentre i monarchici popolari erano rappresentati dal dott Gatti e dagli on.li Del Fante e Fiorentino. Cafiero era rimasto a Montecitorio, dove andava affermando per i corridoi: « Le cose si mettono bene, o per lo meno si mettono meglio che nel pomeriggio». Il punto di partenza era stato difatti, per nulla promettente Le proposte di Lauro per la distribuzione degl'incarichi direttivi prevedevano l'assegnazione di quattro posti ai laurini, contro uno solo ai covelliani, secóndo questo schema: presidente del partito, Achille Lauro, con diritto di esclusiva rappresentanza politica; vice-pre sidente del partito, dott. Gatti (pmp) ; segretario generale del partito, on. Jannelli (pmp) e on. Covelli (pnm) ; segretario amministrativo, on. Grimaldi (pmp). Una Giunta esecutiva composta dì Lauro, Jannelli e Covelli avrebbe avuto competenza per la condotta politica e l'organizzazione del partito Da qualunque punto di vista si considerasse la funzionalità dell'accordo, appariva evidente la condizione di assoluta minoranza in cui venivano posti i covelliani. In forma di compenso, durante il corso della giornata, era stato offerto a Paolucci un posto di vice presidente per equilibrare quello riservato al dott. Gatti: ma Paolucci lo aveva rifiutato, lamentandosi per < l'evidente distacco delle accennate proposte degli ovvii criteri di parità, che devono presiedere alle trattative in corso ». Aveva in ogni modo pregato che le proposte gli fossero messe per iscritto, per un esame più approfondito: appunto quello che è stato fatto a tavola per arrivare alla conclusione che si è detto. v- E-