Un messaggio in una bottiglia accusa il comandante del «Pamir»
Un messaggio in una bottiglia accusa il comandante del «Pamir» Un messaggio in una bottiglia accusa il comandante del «Pamir» E' stato trovato sulle coste della Cornovaglia ed è attribuito ad un cadetto scomparso,- ma quasi certamente si tratta di un falso (Dal nostro corrispondente) Bonn, 9 gennaio. Una bottiglia con un messaggio attribuito all'equipaggio del Pamir che sarebbe stata raccolta sulle coste della Cornovaglia da un cittadino inglese, ha animato oggi il processo di Lubecca dove si stanno ricercando i responsabili del disastro. Il messaggio, pervenuto in Germania attraverso l'ambasciata tedesca a Londra, dice fra l'altro: «Siamo condannati ad andare tutti al fondo. E perché poi? Perché il capitano Diebitsch non è capace di comandare una nave. Ha fatto alzare tutte le vele quando il vento soffiava con forza 8. Col capitano Eggers (il comandante del Pamir rimasto a terra perché ammalato) tutto ciò non sarebbe accaduto ». Dopo aver detto che il vento ad un certo punto strappò le vele e il Pamir cominciò a piegarsi su di un fianco, lo sconosciuto autore del messaggio racconta in toni drammatici che un suo compagno fu strappato alla Have da una gigantesca ondata e che il secondo ufficiale Buschmann precipitò da un'antenna. * Noi dobbiamo di re addio alla vita per la pazzia d'un irresponsabile. Moriamo per colpa di qualche idiota che avrebbe dovuto guidarci » Le affermazioni dell'ignoto marinaio potrebbero decidere le sorti del processo se il messaggio fosse autentico. Ma se ne dubita fortemente. E' molto strano difatti che questa bottiglia sia stata trovata proprio nei giorni della causa. La sco perta del messaggio sarebbe avvenuta il 5 scorso, cioè alla vigilia della prima udienza e chi trovò la bottiglia sarebbe stato costretto a romperla dato che il tappo era ormai marcio: così gli esperti non avranno neanche la possibilità di| esaminarla e stabilire da quan to tempo per esempio essa siitrovasse in acqua. Uno degli Iesperti di meteorologia chiama-!to dall'ufficio marittimo di Lu¬ becca, il dott. Rodewald, ha eseluso che le correnti dell'Atlantico abbiano portato la bottiglia nelle acque britanniche. Anche il capitano Eggers, del Pamir, crede che sì tratti di un falso: l'autore del messag gio dice incidentalmente che era impossibile per la furia del | mare e dei venti avvicinarsi alle scialuppe di salvataggio fino alle sartie. Ma da tre anni le scialuppe non si trovavano più nel punto indicato dallo scritto. Il messaggio poi è stato vergato con mano ferma e — hanno osservato i giovani scampati al naufragio — chi avrebbe potuto scrivere cosi tranquillamente in mezzo a quell'uragano? In oeni modo l'ufficio marittimo di Lubecea ha ordinato una perizia calligrafica del documento per stabilire appunto se sia stato scritto da qualche membro dell'equipaggio. Lo scopo di questo falso, ammesso che di falso si tratti, è evidentemente quello di addossare la responsabilità della sciagura al capitano Diebitsch, e di conseguenza alla società armatrice che avrebbe affidato il veliero a un incompetente. Ma soltanto i sei superstiti potranno dire se il capitano scomparso abbia commesso o meno fatali errori di manovra nel mo mento del pericolo. Dalle dichiarazioni rese oggi da uno degli scampati, il cadetto Gùnthjr Hasselbach, di 23 anni, :.on si è potuto però dedurr-- che il capitano Diebftscii abbia commesso qualche errore di manovra. Il giovanotto ha detto che le sette vele del Pamir, che non erano state ritirate, vennero strappate dal vento. In mezzo all'uragano il veliero fu investito da ondate alte fino a dieci metri. Ad un certo punto l'acqua raggiunse anche le cuccette dei marinai. La nave cominciò a piegarsi su un fianco e poi ad affondare lentamente. Il racconto dell'Hasselbach, come del resto quello di un altro scampato al disastro — Otto Dummer — non ha rivelato in sostanza cose nuove o elementi sensazionali. La Corte ha voluto poi chiarire se l'equipaggio del Pamir fosse al corrente dell'approssimarsi dell'uragano. I testimoni- hanno risposto che soltanto i'1 giorno della sciagura — cioè I'1 21 settembre — essi venne!ro informati che il veliero stai e va per essere investito da un ciclone. Nessuno di loro però sapeva trattarsi di un vero e proprio uragano. Il presidente ha dato quindi lettura, di una pagina del dia-rio di bordo in cui si dicevache « la vista era del tutto oscurata », che < il mare e le nuvole formavano una sola ll massa compatta» e che infine < l'acqua bruciava sulla pelle ». L'Hasselbach ritiene che quella descrizione sia esagerata. I superstiti hanno confermato che poco prima dell'affondamento il capitano fece distribuire al marinai sigarette e acquavite. Evidentemente, ne ha dedotto il presidente, l'uragano non doveva essere così violento se i marinai potevano ancora fumare. Un particolare molto importante è questo: è chiaro che il Pamir non venne a trovarsi proprio nel mezzo dell'uragano. Il suo affondamento quindi, più che alla irresistibile violenza degli elementi, sarebbe dovuto ad altre ragioni. Forse al carico di frumento che ne comprometteva la stabilità. m. c.
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