Seicento nobili romani in udienza dal Pontefice
Seicento nobili romani in udienza dal Pontefice / bambini, secondo il protocollo, vestivano il costume della Prima Comunione Seicento nobili romani in udienza dal Pontefice II solenne ricevimento nella sala del Concistoro - "Vegliate ed adoperatevi, ammonisce Pio XII, a non diventare veicoli di traviamento nei costumi,, • "Dalle classi più elevate possono discendere nel popolo grandi vantaggi o gravi danni. (Nostro servizio particolare) Roma, 9 gennaio. Il Papa ha ricevuto oggi gli esponenti delle 364 famiglie nobili romane rivolgendo 'oro un monito affinché evitino il pericolo che proprio gli aristocratici, a causa delle loro numerose relazioni e dei frequenti viaggi in Paesi dove vigono codici morali differenti dal nostro, possano divenire portatori d'un contagio che minaccerebbe l'educazione della gioventù, il rispetto per il pudore, la temperanza cristiana negli svaghi e l'istituto del matrimonio. Il monito del Papa riporta alla memoria il primo discorso rivolto diciotto anni or sono dal Sommo Pontefice alla nobiltà romana . con l'invito a « meditare sui nuovi doveri ed a ricordare che la laboriosità sarebbe stata il titolo più degno e più solido per assicurarsi la permanenza fra i dirigenti del¬ la società». A questo suo primo discorso si è richiamato Pio XII quando ha parlato ai circa 600 esponenti della nobiltà romana — tutti vestiti di nero gli uomini e le signore, con i bianchi vestiti della prima comunione i bambini — riuniti nella sala del Concistoro. Dopo aver ascoltato un indirizzo di saluto rivoltogli dal principe don Asprenio Colonna, assistente al soglio pontificio, il Papa ha preso la parola riportandosi alle raccomandazioni rivolte alla nobiltà nei suoi precedenti discorsi: «Ai figli ed ai nipoti voi ricorderete — ha detto Pio XII — che il Papa della vostra infanzia e fanciullezza non omise di indicarvi i nuovi uffici imposti alla nobiltà dalle nuove condizioni dei tempi e di spiegarvi che le disuguaglianze sociali vi prescrivevano particolari doveri a vantaggio del bene comune. Dalle classi più elevate possono, infatti, discendere nel popolo grandi vantaggi o gravi danni ». «Voi ci domanderete — ha continuato il Papa — che cosa di concreto dovremo fare per conseguire questi scopi? Innanzitutto insistere in una condotta religiosa e morale irreprensibile, ■ specialmente nella famiglia, e praticare una sana austerità di vita, produrre poi opere vigorose e feconde. E' vero che la moderna società non suole attendere dal vostro ceto il « la » per dar principio alle opere ed affrontare gli eventi; tuttavia essa non rifiuta la collaborazione degli ingegni eletti che sono fia voi, poiché una saggia porzione della società conserva un giusto rispetto per le tradizioni e pregia l'alto decoro, ove sia fondato; mentre anche l'altra parte della società, che ostenta noncuranza e forse disprezzo per le vetuste forme di vita, non va del tutto immune dalla seduzione del lustro; tanto è vero che si sforza di creare nuove forme di aristocrazia, talune degne di stima, altre appoggiate su vanità e frivolezza, paghe soltanto di appropriarsi gli elementi scadenti delle antiche istituzioni». Dopo aver osservato che il campo di attività dell'aristocrazia può essere esteso a tutti gli uffici ed a tutte le professioni, il Papa ha rilevato che una società progredisce quando le virtù di una classe si diffondono nelle altre, e invece decade se si trasferiscono dall'una all'altra 1 vizi e gli abusi. Purtroppo la seconda ipotesi si verifica oggi più facilmente e con tanta maggior celerità quanto più facili sono i mezzi di comunicazione, di informazione e di contatti personali non solo fra nazione e nazione, ma fra continenti. « Accade nel campo morale — ha detto Pio XII — ciò che si verifica in quello della sanità fisica: né le distanze né le frontiere impediscono oramai più che un germe epidemico raggiunga in breve tempo lontante regioni. Ora le classi elevate, fra cui è la vostra, a causa delle molteplici relazioni e dei frequenti soggiorni in Paesi dallo stato morale differente, e forse anche inferiore, potrebbero divenire facili veicoli di traviamento nei costumi. Accenniamo in particolar modo a quegli abusi che minacciano la santità del matrimonio, l'educazione religiosa e morale della gioventù, la temperanza cristiana negli svaghi, il rispetto alla pudicizia. Vegliate ed ado¬ ! pcratevi affinché le perniciose ! teorie ed 1 perversi esempi non j riscuotano giammai la vostra japprovazione e simpatia», 1 E' questa la seconda volta che il Papa rivolge parole di monito all'aristocrazia. Già due anni fa Pio XII pronunciò severi giudizi sulla nobiltà romana che, avendo dimenticato e trascurato i suoi compiti, dimostrava di non aver diritto a sopravvivere all'evoluzione dei tempi. Tra i nobili che hanno partecipato all'udienza erano i tre principi Pacelli, i principi Orsini, Colonna, Barberini, Massimo, Del Drago, Odescalchi, Chigi, i « latori delle rose d'oro » principi Luigi Massimo Lancellotti e Enrico Barberini, il vessillifero di Sacra Romana Chiesa, marchese Vatrizio Naro Montoto, che ha il privilegio di conservare a casa sua la bandiera della Chiesa, e il comandante della guardia nobile, Mario Del Drago. li Papa si Intrattiene con la .famiglia del principe Orsini, « Assistente al soglio pontificio », dopo aver pronunciato la sua allocuzione . all'aristocrazia romana (Telefoto)
Luoghi citati: Roma
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