Accusa per salvarsi l'elegante «conte Eddy»

Accusa per salvarsi l'elegante «conte Eddy» Sconcertanti personaggi del processo delle droghe Accusa per salvarsi l'elegante «conte Eddy» Edmondo De Marcus ha attaccato il De Seta, il duca Torlonia, l'orefice Spagnoli, rivelando i particolari degli sfrenati testini Roma, lunedì mattine, j Edmondo De Marcus, fra i personaggi di questo processo per il traffico e il consumo di stupefacenti a Roma, era l'unico che fosse riuscito, finora, a sfuggire all'attenzione di tutti. Di lui si sapeva soltanto che aveva dato a Pepito Pignatelli un assegno di 104 mila lire (risultato poi a vuoto) per acquistare un flacone di cocaina, e che aveva partecipato, in casa del marchese Emanuele De Seta, ad una festa iniziatasi durante la notte e conclusa soltanto all'una dopo mezzogiorno. Di lui, in questi giorni' passati, B'erano notati soltanto certi sguardi in direzione delle tribune, dove, nascosta fra il pubblico, una bella ragazza della haute romana non lo perde di vista un attimo. Il « conte Eddy », come lò chiamano i suoi amici, sino a sabato scorso era rimasto volutamente nel più grigio anonimato. E'- facile comprendere la sorpresa di coloro che gli sono accanto sul medesimo banco degli imputati, quando lo hanno sentito assumere il tono dell'accusatore implacabile. Hanno avuto bisogno di alcune ore per riprendersi, ma oggi sono decisi a passare alla controffensiva. Chi è Edmondo De Marcus? E' un giovanotto di 25 anni, aito, robusto, elegante, dall'aria decisa e sdegnosa, di ottima famiglia, ma conosciuto dai frequentatori dei locali notturni romani. Nessuno è mai riuscito ad attribuirgli una professione o, comunque, un lavoro precìso: però, sino al giugno dell'anno scorso, cioè fino al momento in cui non è stato arrestato, non vi era un avvenimento mondano al quale mancasse. Si è trovato coinvolto in questa storia per colpa di un episodio del quale è stato protagonista e Pepito Pignatelli ha Anito per addossargli quasi o tutta la responsabilità. Un atteggiamento, questo, per lo meno inopportuno, che ha determinato in lui una reazione dalla quale praticamente non è rimasto escluso nessuno. Edmondo De Marcus se l'è presa con Pepito Pignatelli, perché costui ha narrato che era stato il suo amico a dargli un assegno per comperare la cocaina « Niente affatto vero — ha spiegato il conte Eddy. — Pepito mi ha chiesto in prestito ventimila lire e, poiché io non le avevo, si fece dare da me un assegno di 104 mila lire, con l'impegno di cambiarlo e poi di portarmi il resto che io avevo destinato per l'affitto di- casa. Fu quando più tardi tornò da me Pepito mi disse di avere cambiato l'assegno, e di avere acquistato la cocaina». Se l'è presa con Emanuele De Seta narrando, nei dettagli, quello che avvenne in casa sua, dove furono abbondantemente superati i confini non solo della morale, ma anche del buon gusto. Se l'è presa con il duca Augusto Torlonia, di cui ha ricordato 1 gesti osceni che indussero due ballerinette francesi a « scappare » dalla casa di De Seta, e la « fuga » con metà del flacone acquistato da Pepito Pignatelli, accusandolo così apertamente di avere fatto uso di cocaina. Se l'è' presa, infine, con Luigi Spagnoli, l'orefice di via del Babuino, lasciando capire come il suo incontro con Pignatelli la sera in cui venne acquistata la cocaina fu tutt'altro che occasionale. Soltanto un salvataggio « il conte Eddy» ha tentato di compiere: quello di Max Mu gnani, sostenendo cioè che l'ex console della milizia non ha mai trafficato in stupefacenti. Ma per un alleato quanti avversari, e per di più tutti decisi, si è procurato. Tutto questo significa che nel fronte di coloro che sono accusati di avere consumato cocaina non renna più un accordo perfetto. L'accusa, inizialmente, faceva affidamento solo sulla debolezza di Pepito Pignatelli, ora sa di poter contare sulla decisione di Edmondo De Marcus, disposto ad essere sincero, pur di convincere i giudici che lui, in questa storia, non ha alcuna responsabilità. Insomma il cammino per raggiungere la prova in questo processo è probabilmente meno difficile di quello che sembrasse all'inizio.

Luoghi citati: Pepito Pignatelli, Roma