300.000 emigrati nel'57

300.000 emigrati nel'57 IL NOSTRO LAVORO ALL'ESTERO 300.000 emigrati nel'57 Hanno preferito le nazioni europee - E' prevista la costruzione di villaggi operai in Francia, Olanda, Svizzera e Belgio Per il '58 trentamila connazionali "fuori quota, negli S. U. (Nostro servizio particolare) Roma, 27 dicembre.. Nei 1957 oltre trecen tornila Italiani hanno abbandonato le loro case per cercare un lavoro all'estero; In tal modo 11 totale dei nostri emigranti dal dopoguerra ad oggi ha superato 1 due milioni di persone, di cui un milione e 250 mila si sono stabilite oltre oceano e 750 mila nei paesi europei. Manca ancora un quadro analitico e preciso sulla distribuzione del flusso migratorio di quest'anno; tuttavia è possibile rilevare che nel 1957 gli italiani hanno mostrato di preferire, nella scelta del luogo di lavoro, le nazioni europee a quelle dell'America Latina. Nell'anno che sta per finire inoltre si è ridotta, fino a divenire inconsistente la nostra emigrazione nell'area del Mediterraneo. Per quel che riguarda il Sud America il fenomeno ha la sua logica spiegazione nel fatto che quei Paesi hanno un mercato di lavoro ormai saturo e offrono scarse possibilità di impic- go ad una manodopera che non sia altamente specializzata. Negli ultimi dièci anni l'Argentina ha assorbito mezzo milione di lavoratori italiani, il Venezuela 174 mila, il Brasile 93 mila, i primi sintomi della crisi si ebbero già nel 1956 quando, su 41 mila emigranti in Argentina, ben 20 mila chiesero di essere rimpatriati. Nel bacino del Mediterraneo il segnale d'arresto alla nostra emigrazione è stato determinato dalle vicènde politiche e dui fermenti nazionalistici che agitano il mondo arabo. Dal 1953 al 1356 12 mila connazionali chiesero di essere rimpatriati dall'Egitto, dall'Algeria e dal Medio Oriente, mentre gli espatri in quei Paesi non raggiunsero le 3 mila unità. Quest'anno il flusso migratorio si è ar restato, fatta eccezione per est guj gruppi di tecnici. Una situazione del tutto diversa si è, invece, determinata in Europa; allontanatosi il pe ricolo di un nuovo conflitto con l'assestamento politico ed economico dell'Occidente, nuove possibilità di lavoro per la. manodopera Italiana si sono formate in Francia, in Inghilterra, in Belgio e recentemente in Germania. Il nuovo indirizzo migratorio si è reso inoltre possibile in seguito alla firma, da parte del nostro governo, di numerosi accordi internazionali e principalmente con la ratifica dei trattati istitutivi del Mercato Comune Europeo e con l'entrata in vigore del trattato della CECA. L'azione governativa per la tutela dei nostri lavoratori all'estero è stata oggi sottolineata dal sottosegretario agli Esfe. ri per l'emigrazione, on. De Martino: «Nel 1957 sono state create, nei paesi europei di immigrazione, numerose case destinate ai lavoratori italiani, utilizzando i fondi di ristabilimento del consiglio d'Europa. Si è cercato cosi dì risolvere il difficile problema degli alloggi per gli emigranti; l'opera sarà sviluppata nel prossimo 1958 con la costruzione di villaggi operai In Francia, in Olanda, in Svizzera e In Belgio ». Un settore dove, per ammissione dello stesso sottosegretario, non si sono raggiunti i risultati sperati è quello delle rimesse dei nostri emigrati in Francia, gravemente danneggiati dalla svalutazione del franco. «Con nuove trattative Italo-francesi — ha detto De Martino — cercheremo di raggiungere più eque soluzioni ». Per avere un'idea dell'aumento del flusso migratorio dall'Italia verso le altre nazioni d'Europa, basterà citare alcune cifre relative agli ultimi, anni; nel 1956 gli Italiani emigrati in Francia furono 54.877 (aumento rispetto all'anno precedente del 70% ) ; in Gran Bretagna 11 mila; in Belgio 10 mi-, la. A questi lavoratori è necessario aggiungere gli emigranti, stagionali, numerosissimi, specie verso la Svizzera (113 mila}, la Francia (50 mila) la Germania (10 mila). Quest'anno la percentuale dei nostri emigranti nei paesi europei è aumentata del 20% e — per quanto non si abbiano ancora dati ufficiali — sembra si possa parlare per là sola Francia di ottantamila persone. Inoltre ' con la firma e l'entrata in vi-gore degli accordi migratori italo-tedeschi, un nuovo sbocco per il lavoro italiano si è aperto nella repubblica federale tedesca. Oltre che In Europa, la nostra emigrazione è ancora rilevante negli Stati Uniti, nelCanada e in Australia. Da questi Paesi, tra l'altro, è completamente nullo il numero dei rimpatri. Con l'aiuto del CIME (Comitato Intergovernativo per le migrazioni europee) sono partiti nel 1957 per l'America del Nord 12 mila lavoratori italiani; l'emigrazione libera negli stessi paesi è stata complessivamente di 80 mila persone. Nel prossimo anno, in seguito alla firma della legge USA sugli affini, sarà possibile Inviare, fuori quota, oltre trentamila italiani negli Stati Uniti. s. c

Persone citate: De Martino