"Mathis, il pittore,, alla Scala

"Mathis, il pittore,, alla Scala UN'OPERA PREGEVOLE E DISCUTIBILE DI H1NDEM1TH "Mathis, il pittore,, alla Scala Stendendo il libretto, il compositore ha dato la prova di non intendere l'arte teatrale come lirica - E all'alto magistero di costruzione non ha trovato eguale riscontro il tratteggio dei personaggi e l'espressività musicale - Interpretazione lodevole nella mondana serata di S. Stefano (Dal nostro inviato speciale) Milano, 26 dicembre. Quanta maestria! Magnifico compositore, sempre ingegnoso, interessante! Queste e altrettali ammirative esclamazioni frequentemente sorgevano e tacitamente si formolavano durante l'attenta udizione e riudizione di Mathis der Maler, l'opera che Hindemith compose or sono circa vent'anni, e che la Scala ha presentato ia prima volta. Pochi episodi destavano invece sensazioni, emozioni estetiche, e consentivano, alla fine di ciascuno dei sette quadri, quindi al termine della tragedia, di riconoscere lo specifico tratteggio musicale di alcuni personaggi, la singolare evidenza musicale di passioni, insomma una musicale vigoria drammatica, coerente, costante e memorabile. Malgrado tanto magistero della costruzione, e tanta fertilità di combinazioni, la «musica», nella totalità espressiva, non è di fatto riuscita più inci¬ 1 i i n i n i m n n m u. M i n n n 111 : : - ■ u n 11, ■ m n M M11 n ^ n siva di quella che un qualsiasi mediocre, povero compositore avrebbe aggiunto alle parole e alle vicende d'un libretto', com'è cento e cento volte avvenuto dacché si fanno melodrammi. Perché questo sia accaduto ad un .Hindemith, allora nel Mathis, poi nell'Armonia del mondo, di cui scrissi lo scorso agosto, è inchiesta estranea al giudizio critico, e qui troppo lunga. Ma una delle constatazioni è certa, e da ripetere. Stendendo egli stesso entrain bi i libretti, ha dato la prova di non intendere l'arte teatrale come lirica. Se tale la sentisse, rifuggirebbe dal tentativo di musicare il non musicabile, teorie nel campo dell'astronomia, concetti scientifici, religiosi, economici, sociali, e, ome han fatto gli artisti d'ogni tempo, lascerebbe nello sfondo 1 miti o i fatti reali, e mirerebbe a cantare gli stati d'aninno di persone d'arte immaginate in certi modi e in certi m i r 11 n i 11 n i m 111 i : m n i u n m u 1111 m i m i n 1111 m m m 13 ambienti. Riforma e Controriforma, luterani e papisti,.principati ecclesiastici o civili, contadini e latifondisti..., le loro beghe, storicamente documentate, non interessano l'arte. Hindemith vuole si sappia che l'elenco dei personaggi, meno uno, nomina esattamente uomini che agirono proprio cosi e cosi.. E che importa? Un melodramma è forse il capitolo d'una Storia del Cinquecento tedesco? Mezza colonna e più non basterebbe a narrare l'antefatto e l'intreccio, le azioni e le conseguenze sparse nel prolisso dialogare. Ci si accontenti di estrarne 1 fili sentimentali che verosimilmente attendevano, e talvolta ebbero, espressioni musicali. In Mathis la piató, la generosità, la tenerezza, sembrarlo pari alla virtù pittorica, la quale predilige la raffigurazione di momenti tragici o soavi della cristianità. La pietà verso gli oppressi lo sollecita a rinunciare agli agi e alla tranquillità; la generosità lo spin ge a rischiare perigliose avventure, e tormentarsi; la tenerezza a proteggere ed amare la giovinetta Regina, figliuola d'un ribelle ucciso. In costei il candore s'allea con la riconoscenza e con l'affetto per Mathis, in una decisione ferma fino alla morte. Ursula poi è giovane e ricca, innamorata di Mathis, salda nella fede luterana, e pronta tuttavia a sposare un cardinale e principe, se questi ripudiasse il cattolicesimo. Degli altri numerosi personaggi non so intravvedere 1 possibili stati d'animo. Vivono soltanto praticamente, fattivamente, ragionano, discutono, trattano compromessi, s'azzuffano, si martoriano e tutto il loro oprare è materialìstico e veristico. Seguaci, secondo il libretto, di Lutero o di Roma, alabardieri o plebei, prelati o nobildonne, aguzzini o vittime, la « musica », sia orchestrale, sia vocale, non li crea tali, non 11 caratterizza, non li distingue. Qui si potrebbe riscrivere la filza degli elementi tecnici, dei mezzi, che Hindemith sapientemente usa, trasforma, innova, ma, di fatto, non si parlerebbe del dramma, qual è, musicale, Nell'impasto, nella dinamica, che son tipici di lui, spicca casualmente quasi un Lied, quasi una melopea, un intricato coro, quasi un recitativo con o senza armonie strumentali, un duetto, un quartetto, un quintetto, una melodiosità anche banale, un'asperità di rudi intervalli, un'enfasi clamorosa, eccetera eccetera. Momentaneamente attratto da questi contrasti stilistici, l'orecchio è distratto dalla imponente « composizione », alla quale mancano le pagine o veementi o pittoriche, solistiche o corali, che nell'Armonia del mondo fortunatamente interrompono l'inespresslvità. Né Mathis equivale Kepler. Non la nobiltà dell'animo fiero emerge nelle vocali manifestazioni, di cui la martellante declamazione troppo cede alia parola in sé, bensì la tenerezza nel consolare l'angustiata Regina. Morta costei, egli stima compiuta la travagliata deludente esistenza. Una struggente malinconia si diffonde dal canto e dalle armonie. Il nastro celeste, un semplice dono, dì cui ella si riclnse 1 capelli, è una reliquia. La stringe al cuore, la bacia, prima di chiuderla nell'arca dove ha già deposto pennelli e colori, per sempre. E l'addio all'attività e alle memorie è delicato, sobrio, commovente. Non sarò fra quelli ohe, di tale palpito sorpresi, sdegnati, accuserebbero Hindemith di romanticismo, di sentimentalismo. Bisogna inve¬ ce ringraziarlo d'avere a quando a quanóo, cosi nelle espressioni amorose e afflitte di Regina e di Ursula, come nei loro duetti con Mathis, ridato alla « musica » la sua lirica essenza, e soddisfatto il nostro spirituale desiderio. Si potrebbe, se mal, domandare perché, essendo virtualmente disposto alle effusioni sentimentali, tanto prediliga la meccanicità. In questo dramma dunque, come nell'Armonia del mondo, le.persone femminili, non concettose ma affettive, ravvivano musicalmente l'entità del protagonista. E anche stavolta un'aspirazione, un'ambizione al simbolismo, fallisce. Nell'Armonia Kepler morente sogna le rotanti sfere, e in ciascuna —'ra immagini di familiari o 1 amici. Qui Mathis, rifugiatosi in una boscaglia, incarna, e non si capisce come e perché, Sant'Antonio, e ne rivive le tentazioni, scorgendo trasformate in esseri dd vario aspetto persone che gli furono vicine nei diversi casi della vita. Una allucinazione? Un incubo? Un'estasi? Intanto la parte musicale va per suo conto. E quella scenografica, da Hindemith stesso minuziosamente prescritta, chiama l'attenzione. Il trittico che Mathis Gothardt Neithardt, detto Griìnewald, dlolnse presso un altare nella chiesa di Isenheim, un coro di angeli, la Deposizione. Le tentazioni di Sant'Antonio, appaiono con altre rievocatlve figurazioni in aurate trasparenze dissolvei! tisi nella sommità del fondai* mentre le stanze del potanti,. »ii spiazzi, gli squallidi interni, riproducono architetture e decorazioni del Quattro-Cinquecento tedesco; e anche i costumi si rifanno nelle fogge e ' nei colori a quel tempo. E le apparenze, col sussidio della mimica, sono, francamente, più eloquenti di tante pagine della partitura. Questa venne dipanata con la consueta versatilità, rettitudine, competenza, dal maestro Nino Sanzogno, che. ben provvide a castigare la fonica orchestrale nel passi in cui la percettibilità del sciismo vocale, recitante o melodizzante, era possibile e urgente. Lo seguirono, ligi alla concertazione e alla bacchetta, il baritonoRolando Panerai, protagonista efficace tanto con la voce, quanto con la dizione; Aurellana Bel trami e'Cesy BrogginI, nelle più felici parti di Regina e di Ursula, e una schiera di valenti cantanti, fra i quali, G. Carturan, N. Filacurldi, A. Cassinelli, F. Albanese, S. Maioniea, P. Ferrari. Fedeli alle didascalie e aderenti al gusto hindemìthiano, il regista Adolf Rott, N. Benois e R. Kautzky realizzarono uno spettacolo pregevole e attraente. E l'insieme dei valori e delle cure ottenne il successo meritato, in una serata che nel rituale Santo Stefano valeva quanto una mondana inaugurazione. Una ventina di chiamate. Parecchie volte l'autore " gli. interpreti sono tornati alla ribalta. A. Della Corte

Luoghi citati: Milano, Roma