L'apertura di trattative dipende dalla colonia aortica di Gino Tomajuoli

L'apertura di trattative dipende dalla colonia aortica Eisenhower e PtfHes hanno confermato il desiderio di pace dell'Occidente L'apertura di trattative dipende dalla volontà sovietica Consensi alla tesi del Presidente: l'America è pronta a negoziare su basi "concrete ed eque,, Le ferme, ma concilianti dichiarazioni di Dulles - Un nuove ambasciatore russo a Washington? (Dal nostro corrispondente) Washington, 24 dicembre. Nella giornata già quasi festiva, il fatto politico dominante è rappresentato dalle reazioni e dai commenti sul rapporto ohe Eisenhower e Dulles hanno fatto sulla conferenza atlantica. Le impressioni sono sostanzialmente favorevoli sia da parte democratica che repubblicana; i critici del Presidente non dissentono dal fondo della sua « linea », ma avrebbero voluto conoscere qualche particolare di più sui limiti, entro cui il governo sarebbe pronto a discutere con i russi. Ma quanto. all'essenziale della politica delineata da Eisenhower, — restare forti e tentare ogni possibile via d'accordo con Mosca, — non si sentono oggi voci contrastanti. In sostanza, il Presidente ha detto al Cremlino: se l'URSS offre una prova di buona volontà e di sincerità, l'Occidente è pronto a fare « tutti gli sforzi immaginabili » per diminuire la tensione mondiale. E Dulles ha aggiunto: abbiamo deciso di dotare il Comando atlantico — in un .prossimo futuro — di missili e armi atomiche, perché «sarebbe una follia » lasciare l'Europa inerme davanti alla forza sovietica; tuttavia la NATO è disposta a dare la priorità ad un accordo sul disarmo. Tanto Eisenhower che Dulles hanno insistito esplicitaaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiia mente su end-ambi i temi: necessità di rafforzare l'Occidente, fino a quando sussiste la minaccia sovietica; onesto, sincero desiderio di trovare con il blocco comunista « un'equa soluzione delle nostre divergenze >. Il Segretario di Stato ha dimostrato di accettare completamente la tesi degli alleati europei, sull'opportunità di fare ogni serto tentativo di negoziato, ed i commentatori osservano che mai egli era stato cosi esplicito nel parlare della « flessibilità » necessaria ad ogni accordo, nel riconoscere che nessuna nazione < può pretendere di veder accogliere al cento per cento le proprie condizioni ». Porta aperta ai negoziati, dunque, ma a patto che l'URSS avanzi proposte concrete. Perciò Dulles ha respinto: 1) il tentativo più volte fatto da Mosca, di convincere l'Europa ad accontentarsi delle armi convenzionali mentre la Russia ammucchia le armi atomiche; 2) la proposta fatta da Kruscev e Gromyko, di una convocazione generale (e quin- ci in";(ile, accademie?.} dell'ONU per affrontare il disarmo. Come base di trattative, Washington attende dal Cremlino, magari attraverso le vie diplomatiche confidenziali, qualche elemento più solido. Le riserve di taluni commentatori assai autorevoli si appuntano soprattutto sulla mancanza di indicazioni precise, a proposito del modo con cui Washington si appresta a tradurre m pratica quelle direttive; sul difetto di concretezza e di energia, che si potrebbe lamentare nel rapporto di Dulles; sullo scarso < mordente » della parte ' più strettamente politico-diplomatica del discorso. Walter Lippmann scrive sul suo giornale ohe quella genericità a proposito dell'approccio con l'URSS potrebbe determinare cuna esplosione di sentimenti neutraMstici ed isolazionistici* in Europa, e prosegue che l'America deve dimostrarsi ai suoi alleati crisoIuta e perseverante » nel ricercare non un chimerico accordo generale ma una serie di « /imitati e localizzati accordi speci flci>. Ed un editoriale dello stesso quotidiano, la New York Herald Tribune, chiede che il Dipartimento di Stato dimostri agli europei di possedere « più iniziativa, estro ed immaginazione ». Una rettifica delle precedenti direttive diplomatiche viene giudicata utile soprattutto *n Asia. Meritano rilievo le dichiarazioni del senatore Wayne Morse il quale, di ritorno da una missione in India, ha affermato di voler chiedere al Dipartimento di Stato una nuova politica per i Paesi afroasiatici; a suo parere, occorre dare la priorità all'assistenza economica perché c quei problemi possono essere risolti con il pane, non con le bombe». La cronaca diplomatica presenta tre fatti di un certo interesse. Anzitutto l'informazione, non ufficiale ma autorevole, che l'U.R.S.S. sostituirà l'ambasciatore a Washington: Zarubin tornerà In patria come vice-ministro degli Esteri e sarà sostituito da M. H. Menshikov, già ambasciatore in India. Oggi il Dipartimento di Stato ha annunciato la nomina di un nuovo ambasciatore in Siria (Charles Yost, un funzionario di carriera) e le dimissioni di James P. Richards, da undici mesi consigliere speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente. Sembra escluso che queste dimissioni (previste) siano legate a qualsiasi divergenza di opinioni. Gino Tomajuoli Eisenhower ed il segretario di Stato Poster Dulles durante la trasmissione radiotele-visiva nei corso della quale hanno riferito alla Nazione sulle decisioni prese aUa conferenza della NATO. La fotografia è stata scattata nell'ufficio del Presidente (Radiof.)