Bisogna bruciare le lettere d'amore?

Bisogna bruciare le lettere d'amore? Bisogna bruciare le lettere d'amore? Conviene bruciare Je lettere d'amore o possiamo affidarle alla discrezione dei posteri, augurandoci che vogliano farne un uso legittimo, mettendo gli accenti dove vanno messi, senza cedere al gusto deprecabile delle speculazioni? La domanda si ripresenta ogni volta che vengono alla lucè epistolari d'amore di personaggi celebri. Oggi ce la siamo riproposta di fronte alle Lettres d'amour de Voltaire à sa nièce, pubblicate dal grande specialista Théodore Besterman (ed. Plon), e più ancora di fronte alla minuziosa ricostruzione del «tenebroso affare» delle lettere d'amore di Adele Hugo a Sainte-Bcuve, sulla Revue des scienceshumaines (dicembre'52). E' chiaro che il gusto dello scandalo tocca sopratutto l'ultimo episodio mentre non riesce che a sfiorare e del tutto epidermicamente l'altra vicenda. Il Voltaire amoroso ha avuto nell'anno che si chiude una stagione felice, Jean Stern ha pubblicato un discreto volume sugli amori con la nipote ( Voltaire et sa nièce Madame Denis, ed. La Palatine), la sottile Nancy Mitford ha scritto un bel libro su Voltaire in love (ed. Hamish Hamilton, London), finalmente il Besterman è riuscito a procurarsi la maggior parte delle lettere scritte da Voltaire alla nipote. Il ritratto che idealmente ci siamo fatti dello scrittore resta annullato o soltanto corretto da questi tre documenti? Diciamolo subito, questa è la speranza della Mitford, la quale per l'appunto vorrebbe contrapporre all'immagine del Voltaire vecchio e malaticcio e un tantino ridicolo un'immagine del tutto diversa: un Voltaire gii vane, vibrante e innamorato. Non credo che si tratti di un'opposizione così netta, in Voltaire c'erano diversi movimenti e non conta procedere per esclusioni e, seguendo una vecchia abitudine, limitarsi a una sola immagine, forse è meglio dire che si tratta di una figura non facilmente recuperabile sotto la trama così fitta e larga delle notizie, delle suggestioni e dei colori che egli stesso ci fornisce. Di che genere di passione si trattava, per esempio, a proposito della nipote? Dalle lettere^ non ricaviamo nessuna luce nuova per definire la donna che, su per-giù, rimane bloccata nel quadro in cui l'hanno vista i suoi contemporanei (sciocca, bugiarda e grassa): l'avidità resta il motivo predominante della sua unione, non c'è dubbio che la prima ragione della sua amicizia con lo zio cinquantenne (malato, nevrastenico e i maligni aggiungono con un dente solo) è l'eredità, l'amore per la ricchezza dello zio. Ma neppure per quello che ci interessa dello scrittore le lettere aggiungono qualcosa, naturalmente sono curiose, brillanti e spiritose ma non direi che siano d'amore. I sentimenti veri restano nascosti dal giuoco dello spirito e anche qui Voltaire confessa di cercare solo il piacere immediato. L'epistolario risveglierà piuttosto i due partiti degli studiosi, quelli che negano l'amore fra lo zio e la nipote (o per rispetto o per una presunta debolezza del Voltaire e questa è la tesi recente sostenuta dal.dottor Michel Folman) e quelli che lo sostengono. Secondo il Besterman (come si sa, i fedeli del Voltaire gli devono la monumentale edizione della corrispondenza che ha raggiunto fino ad oggi ventinove volumi) cori i nuovi documenti non c'è più possibilità di dubbio, la nipote è stata l'amante dello zio. Da .notare che gran parte di queste lettere sono scritte in italiano: Voltaire, che non era mai stato in Italia, sapeva adoperare assai bene la nostra lingua, nonostante certe rigidità derivanti dagli schemi applicati. Da notare anche e sopratutto per la conoscenza della psicologia femminile e in un .senso superiore per valutare questo tipo di lettere, una curiosa correzione fatta da Madame Denis. Voltaire non faceva certo compli■~menti, al momento opportuno dava forza al discorso con delle uscite da lasciare interdetti ariche i lettori più spregiudicatidel tempo, ebbene al posto di un'indicazione ben precisa la donna, dopo avere accuratamente cancellato, ha messo: «spirito ». Dove si vede che anche in un tempo libero o che si vantava di esser libero, una donna come Madame Denis alla' fine preferiva l'apparenza e le convenienze è teneva alle regole del giuoco. In un amore dove i rapporti erano ben chiari, le parti ben divise, ecco che Madame Denis recitava la commedia e per paura dei posteri si schierava tra la famiglia degli ipocriti. Con l'amore di Adele Hugo per Sainte-Beuve le cose cambiano: fra i due amori ci sono di mezzo ottant'anni e che anni. Naturalmente l'atmosfera sembra completamente diversa ma, se si guarda bene, fra l'aria libera dei cinquantanni di Voltaire e il romanticismo cattolicheggiante dei doe adulteri trentenni una gran¬ de diversità non c'è: sono cambiate le parole, è mutato il comportamento ma" la sostanza delle cose è fórse peggiorata. Come si sa, sulla vicenda di questo amore c'è una letteratura esorbitante e spesso gratuita: anche qui ci sono due partiti, quelli che credono alla purezza della donna 0 meglio quelli che vogliono crederci per rispettare la venerata immagine di Victor Hugo e quelli che credono alla colpevolezza della donna. Purtroppo non ci restano le lettere di Adele che sono state bruciate nel famoso autodafé del 1885 e quindi non siamo in grado di giudicare direttamente: ad ogni modo certi versi del Livre d'amour, del libro infelice di Sainte-Beuve e certe note del rapporto Havard che oggi il Bonnerot ci fa conoscere non lasciano dubbi al proposito. La figura del SainteBeuve ne resta colpita e immiserita, si direbbe che di questo amore non : s]^ salva nulla, dal momento che ci troviamo a sfogliare soltanto i documenti delle triste risorse, degli accorgimenti e dei piccoli strattagemmi dei due amariti. Un piccolo amore borghese: ma quando si è detto questo, siamo andati molto avanti nella conoscenza della vicenda? Ecco che cosa non dovremmo mai dimenticare in questi casi: non limitarci, cioè,' al documento stretto, non restare imprigionati dai fatti, dai pochi fatti che sappiamo. Non bisogna dimenticare che per una piccola'parte di notizie c'è tutto il resto che ignoriamo ed è appunto questo « resto » che ci impedisce onestamente di dare dei giudizi e di arrivare a delle condanne. Pur ammettendo tutta l'ombra degli amori di Sainte-Beuve con Adele, le colpe dell'uomo e le debolezze della donna (non si sa se leggera o avventata) anche soffocati da tutto il peso dei documenti negativi- è assai difficile mettersi dalla parte dei giudici per condannare. La raccomandazione andrebbe tenuta presente per tutti, specialmente quando si tratti di grandi uomini, di personaggi storici: 'non cadere nella condanna come non cedere all'esaltazione, tenere invece tutta la luce sulla condizione umana di queste persone. Non ci sono grandi uomini per 1 propri domestici, è una frase a doppio taglio, sopratutto è una frase negativa per chi si mette nella posizione del « domestico », di chi cerca di dimi- aitili iiiiiiMiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiit iiiiiiiitiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinuire chi sta sopra, chi è andato avanti. L'italiano sconcio di Voltaire non aggiunge nulla- alla sua figura, Sainte-Beuve che accetta da Adele cose che non avrebbe dovuto permettere (ahimè, che lascia pagare la donna) non annulla, anzi non incrina neppure l'anima tesa e palpitante di chi ha scritto certe pagine di Port-Royal. L'uomo porta dentro di sé diverse sollecitazioni, molta parte di male e una parte di bene, non sta a noi giudicare, scegliere, sopratutto non sta a noi ricomporre la storia di un'anima con una frase, con un periodo, con una colpa e per questo tutto può essere pubblicato (anche i segreti d'alcova, le lettere d'amore, le confidenze più vergognose), basta saper leggere e riportare tutto a un livello comune, senza polemica e senza pregiudizi. Carlo Bo

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