Il discorso di Taviani di Sandro Volta

Il discorso di TavianiIl discorso di Taviani (Dal nostro corrispondente) 'Parigi, 18 dicembre.' II comunicato, conclusivo della 1 Conferenza atlantica verrà approvato <al'principio del pomeriggio di domani. K' un documento molto laborióso, che dovrà conciliare diversi punti di vista, perché, se in linea generale si può dire che la Conferènza è' stata un'affermazione di solidarietà fra alleati, non si può negare che, su molti dei singoli problemi, le posizioni rimangono ancora sostanzialmente contrastanti. L'accordo raggiunto stasera è infatti; soltanto un - accordo di principio, la cui applicazione pratica viene rinviata al Consiglio atlantico del mese di marzo,' I oontrasti si sono manifestati fin dall'inizo della seduta di oggi, che riuniva i ministri-degli Esteri e quelli della Difesa dei quindici Paesi. Il ministro degli Esteri norvegese ha proposto la discrimtnazione atomica dal programma di armamenti, ed ancora più netta è stata la posizione della Danimarca, perché l'avversione alle armi .nucleari ha trovato uniti tanto il ministro degli Esteri quanto quello della Difesa. A questo punto di vista hanno reagito, definendolo neutralista, non soltanto Foster Dulles, ma anche i ministri della Difesa della Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania. Particolarmente deciso è stato l'Intervento di Tavlani, Il quale ha affermato che dalla discriminazione atomica alla neutralizzazione il passo è breve e dalla neutralizzazione alla sovietizzazione è più breve ancora. < Una politica. seria di disarmo — ha detto Taviani — per essere efficace, deve 'prevedere riduzioni di tutte le armi, anche di quelle convenzionali e prevedere inoltre pre cisi strumenti di controllo: è appunto quello che i sovietici non hanno mai voluto accettare. Senza un accordo su queste basi, la pace si può garantire soltanto con la forza difensiva, che scoraggia qualsiasi velleità di aggressione ». La discussione ha avuto un tono piuttosto vivace ed.è stata caratterizzata da un certo riserbo da parte dei ministri degli Esteri, la cui accettazione delle offerte atomiche americane era più sfumata di quella dei ministri della Difesa, i quali sembravano disposti ad accettarle integràlmen te. L'accordo è stato comunque raggiunto alla fine della riunione. Per la collaborazione : nelle ricerche scientifiche di carattere militare, i ministri hanno deciso di nominare un comi tato di scienziati che esaminerà le proposte sottopostegli dai singoli Paesi per effettuare praticamente tale collaborazione. L'offerta americana, di fornire armi atomiche e di costruire basi per il lancio dì razzi a media portata, è stata accettata in linea di massima. Ammesso il principio, spetta ora al comandante in capo dell'alleanza atlantica di indicare le località in cui \arebbe più opportuno impiantare le basi di lancio e per immagazzinare le armi nucleari. I tecnici tedeschi e belgi hanno sostenuto che la località mietitore potrebbe essere nella zona delle Alpi tra la Francia e l'Italia, ossia in uno dei punti deli-Europa continentale più lontani dai loro territori nazionali, ma è una proposta senza consistenza, perché la decisione dipende dal generale Norstad, comandante supremo delle forze atlantiche. Norstad deciderà, in ogni modo, soltanto dopo che i Paesi che accetteranno l'offerta americana, o che l'hanno già accettata, avranno concluso le trattative bilaterali con gli Stati Uniti su tutte le questioni che riguardano la custodia, il finanziamento e l'impiego delle armi e delle basi. In pratica, il problema può considerarsi come rinviato alla sessione del Consiglio Atlantico di marzo, quando verrà discussa tutta la nuova strategia atlantica. ■ Benché si tratti soltanto di un accordo di massima, non è senza importanza che sia stato raggiunto, se si tien conto del disagio e del pessimismo che dominavano stamane gli ambienti della conferenza. Ciò era stato in gran parte provocato dall'editoriale dell'edizione parigina del New York Heìald Tribune, il giornale generalmente considerato molto vicino a Foster Dulles che, con un linguaggio estremamente franco, portava alla luce quanto finora era stato soltanto mormorato nei corridoi della NATO, "e cioè che le discussioni dei giorni scorsi non hanno affatto eliminato i contrasti fra la posizione degli Stati Uniti e quella dei principali alleati europei. * In due giorni di riunioni plenarie delle quindici nazioni della NATO — scriveva infatti il New York Herald Tribune — è ora chiaro che il più grande impegno della conferenza è uno spirito di neutralismo, che comincia ad infettare alcuni dei più ardenti difensori del mondo libero. Lo dimostra, forse, l'attuale temporeggiamento di quella perenne O-ibilterra che è Conrad Adenauer. Egli cerca di rinviare le decisioni sull'accettazione dei missili degli Stati Uniti, loda la moderazione 'del recente richiamo di sirena di pace di Bulganin, sostiene l'esplorazione di con versazioni con i sovietici, e al suo atteggiamento si unisce il ministro degli Esteri francese Pineau, incoraggiato dal primo ministro britannico Macmillan. Se questo è ciò che la riunione della NATO sta per produrre, aumenterà il pericolo per il mondo Ubero ». " L'effetto prodotto da queste parole, d'una impostazione polemica non abituale, veniva accresciuto da una notizia pubblicata dal giornale cattolico di Bruxelles, La Libre Belglque, scoondo la quale Paul Henri Spaak, deluso dalla crisi atlantica, penserebbe di dimettersi da segretario generale della NATO. Le dimissioni di Spaak sono state poi smen tite, però le critiche alla sua azione vanno facendosi sempre più unanimi. Gli si rimprovera infatti di aver preso troppo af- l l e a r e o l i n frettatamente l'iniziativa della conferenza in corso, prima che una conveniente preparazione diplomatica avesse sgombrato [il terreno dagli ostacoli più ! ingombranti e facilitato le possibilità d'un accordo completo fra i capi dei governi alleati. In un'atmosfera turbata da queste polemiche, si può dunque considerare come una prova di solidità dell'alleanza l'accordo raggiunto, anche se esso, riguarda soltanto operazioni di massima e rinvia l'applicazione pratica dei principi che sono stati approvati. L'accordo è stato pure raggiunto sul problema del disarmo, in una forma che offre forse scarse probabilità di trattative immediate con l'Unione Sovietica, ma ha almeno il vantaggio di non chiudere completamente le porte ad un eventuale dialogo. Christian Pineau aveva presentato un progetto tendente ad affidare ai ministri degli Esteri degli Stati Uniti, Gran Bretagna, URSS, Canada e Francia il compito di fare un nuovo tentativo per la ripresa delle trattative sul disarmo, però Foster Dulles si è opposto a questo progetto affermando che avrebbe avuto l'aria di scavalcare le competenze delle Nazioni Unite. Dietro sua richiesta, è stato perciò deciso d'invitare l'Unione Sovietica a riprendere le discussioni sul disarmo in seno al sottocomitato deU'ONU. Se l'Unione Sovietica rifiutasse, 11 Consiglio atlantico potrebbe nominare un Comitato per aprire le trattative sotto 11 . suo controllo. .SI ritornerebbe cosi al Comitato dei cinque proposto dal ministro degli Esteri francese, ma attraverso una procedura più complicata che, richiedendo una più lunga preparazione,* potrebbe forse consentire' una migliore conoscenza delle vere Intenzioni di Mosca. L' ammissione dell' opportunità di riprendere le trattative sul disarmo, specialmente dopo l'effetto psicologico prodotto dai messaggi del maresciallo Bulganin, deve essere considerato comunque come un successo del punto di vista sostenuto dalla .maggioranza dei Paesi europei, punto di vista che il -Cancelliere Adenauer ha difeso con particolare fermezza, anche se, in qualche momento, ha dovuto superare le resistenze di Foster Dulles. Anche la posizione della delegazione italiana, che da principio sembrava allineata a quella del Segretario di Stato americano, ha subito una notevole evoluzione nel corso della Conferenza. L'intenzione di riprendere le trattative con Mosca si è manifestata infatti generale fra i rappresentanti delle na*»oni atlantiche e ha costituito il fondamento di una formula rdCca e in cui si afferma che l'alleana za è pronta a « andare lonta- no quanto sia possibile » per riprendere i contatti in vista di un accordo sul disarmo. Il Consiglio ha però riaffermato che qualsiasi disarmo dovrà essere garantito' da un sistema di ispezioni e di controllo. Terminata la riunione dei ministri degli Estèri e . della Difesa, alle 18 è ricominciata la conferenza fra i Capi di Governo. Felix Gaillard ha lasciato la riunione dopo pochi minuti per andare all'Assemblea Nazionale a porre la questione di fiducia sul voto che dovrà esserci domani per, approvare il bilancio del 1958; la Francia è rimasta perciò per un certo tempo rappresentata da Christian Pineau, che era assistito dal Sottosegretario agli Esteri Maurice Faure. Ma essendo stato raggiunto l'accordo di principio sugli argomenti fondamentali, si trattava ormai soltanto di dare gli ultimi ritocchi alla redazione del comunicato finale. Naturalmente, quei ritocchi non riguardavano la forma letteraria del documento, ma la ricerca delle formule diplomatiche più opportune per lare apparire l'accordo anche su quei punti per i quali esiste ancora qualche divergenza. La riunione dei Capi .di Governo è durata due ore e, alla fine, rimanevano ancora alcuni ritocchi da fare al comunicato, che sarà completato soltanto nella riunione finale di domattina. Uno dei punti più difficili, nella stesura definitiva del comunicato, è stato quello relativo alla cooperazione politica fra i membri dell'alleanza, mediante un sistema di più strette consultazioni reciproche. Anche i problemi del Medio Oriente e quelli che riguardano i rapporti fra la NATO e il Patto di Bagdad sono stati oggetto di discussioni fino all'ultimo momento e cosi pure è avvenuto per il piano economico. Gli americani si propongono di aumentare di due miliardi di dollari t crediti della Banca Export-Import, settecento milioni dei quali verrebbero destinati alla NATO. Alcuni Paesi europei hanno espresso l'opinione che la somma globale dovrebbe essere riservata ai Paesi che assumeranno l'impegno di fabbricare le nuove armi: tra questi Paesi sono anche l'Italia, la Francia e la Germania. Però non tutte le delegazioni atlantiche sono stote dello stesso parere. Sandro Volta