Per sterminare gli uccelletti si adoperano i metodi industriali

Per sterminare gli uccelletti si adoperano i metodi industriali TRA LE PROTESTE INDIGNATE DEGLI STRANIERI Per sterminare gli uccelletti si adoperano i metodi industriali La radio segnala il passaggio dei -migratori- favorendone la strage - Ogni anno ne scompaiono da 80 a 100 milioni - Il governo ha prolungato l'uso delle reti vaganti - Il commissario all'Ente per la protezione degli animali si è dimesso: egli sospetta che anche la caccia possa servire alla politica (Nostro servizio particolare) Roma, 14 dicembre. « Ho a tornate le ho viste, son tornate — pi^no è il cielo di bisbigli e di ali snelle — o dolce aprile o limpide giornate — 0 garrule vaganti monacello ». 1 versi sono di Giovanni Pascoli che era un grande amico degli uccelli e che si disperava ogni qual volta udiva nelle campagne un colpo di fucile. Al principio del secolo, parlando della tomba della madre, scriveva, questa volta, ih prosa: « Facciano il nido, covino, cantino, volino, amino almeno qui, intorno a un sepolcro' poiché la crudele stupidità degli uomini ii ha ormai aboliti dalle campagne non più coni belle e dal sempre bel cielo d'Italia ». Da allora sono passati cinquantanni, e la distruzione prosegue con sistemi massicci e con l'aiuto di diaboliche invenzioni tecniche; col risultato che molte specie di uccelli sono scomparse, altre sono in via di rapida estinzione. Gli stranieri, tutte . le volte che si occupano dell'indifferenza degli italiani di fronte allo sterminio indiscriminato degli uccelli', diventano furiosi. «La fèsta della crudeltà », è il titolo di un articolo che vedo su una rivista svizzera, uscita l'altro ieri. In una fotografia si vede un girarrosto ne1, cui spiedi stanno infilati un centinaio di minuscoli uccelli. Ed ecco i titoli di alcuni giornali tedeschi: «Una vergógna per la civiltà» (Deutsche Zeitung), « L'eccidio di uccelli canori cui si assiste in Italia rende amaro- il soggiorno nel Sud di molti turisti stranieri » (Stuttgarter Zeitung). Gli archivi del Ministeri lta-j liani sono poi pieni di lettere di protesta da parte di, enti, istituti, personalità straniere. Taluni ci considerano non soltanto crudeli', ma anche ladri. Per esempio, a proposito delle segnalazioni che fa la RAI sul passaggi degli uccelli migratori, un ufficio internazionale di Ginevra cosi ha protestato presso le autorità italiane: < Questa sciagurata cooperazlone fra la radio e i cacciatori è doppiamente riprovevole per il fatto che gli uccelli migratori non appartengono agli italiani: esBi, durante il loro viaggio verso I Paesi caldi, si limitano a fare uno scalo sul molo italiano ». Un'ultima citazione, dal N ov.tr Tiorschutzvcrein di Zurigo: < E' certo che la caccia agli uccelli, praticata su vastissima scala, cagiona all'Italia danni morali e materiali. Gli 800 mila e più cacciatori italiani distruggono annualmente, con l'austlio di reti e pertiche da 80 a 100 milioni di uccelli La carneficina avviene in modo indiscriminato, per cui, fra la massa, si trovano anche i preziosi divoratori d'insetti. Si de-, ve convenire ohe questo è troppo ». Sì, è un po' troppo, cominciarono a dirsi anche gli italiani e nel novembre di due anni fa si adunò a Genova un congresso per la protezione degH uccelli. Ne fu presidente il mi-' nistro dell'Agricoltura on. Colombo. Oltre alle ragioni umanitarie, molta importanza ebbero le relazioni che spiegavano come la distruzione degli uccelli, specialmente dei più piccoli, arrecasse un gran danno ai campi. In modo particolare, si può dire che dove i cieli sono vuoti di canti e di voli d'uccelli là abbondano i nemici delle coltivazioni, ossia gli insetti, le cavallette, le mosche, le larve, le zanzare, i vermi, i roditori, i parassiti e le muffe. La conclusione è che noi italiani uccidiamo le cose belle e utili, e con ciò permettiamo di prolificare a quelle brutte e dannose. In altre parole, ci comportiamo da persone sciocche e crudeli. O, se volete, dà barbari. Il discorso tenuto dai tecnici agricoli e dagli amici della natura al congresso di Genova risultò cosi chiaro e semplice ohe nel febbraio scorso il Ministero dell'Agricoltura decretò U divieto dell'uccellagione con reti vaganti allo scopo di « pervenire gradualmente ad una più efficace tutela dell'avifauna». Gli stessi cacciatori furono contenti del provvedimento; da tempo, anzi, lo andavano sollecitando energicamente. A questo punto, per chi non sia pratico dei cento modi praticati nelle nostre campagne per sterminare gli uccelli minuti (fringuelli, pettirossi, cardellini, capinere, batticoda, verdoni, pispole, usignoli, cincie, forasiepe, allodole, tordi, merli, ecc.), diciamo che le stragi maggiori non sono compiute dai fucili, dai cacciatori propriamente detti. 1 grandi massacri hanno per artefici gli uccellatori, ossia coloro che impiegano per la cattura degli uccellini reti fisse o vaganti, panie, trappole e tagliole di ogni specie. Vi porto l'esempio della grande rete a cono', chiamata « Il diluvio », che nei periodi di migrazione può catturare fino a 30.000 uccelletti in un giorno solo. Non si esagera affatto: trentamila. Oggi in Italia lo sterminio degli uccelletti è una faccenda spiccia, fatta con sistemi industriali. Fra l'altro efficace si è rivelato l'impiego del fonofil cioè di un nastro fonografico che ripete alla perfezione il richiamo dei diversi uccelli e li attira come una ca¬ lamita verso le reti mortali. Le reti si distinguono in fisse e vaganti. I ricchi signori del Bergamasco, del Vicentino, del Varesotto e della Toscana hanno impianti fissi di reti nelle loro tenute, pagano persone addestrate alla bisogna. Sono un vero flagello per gli uccellini. Alla categoria sociale opposta appartengono, invece, gli uccellatori che usano le reti vaganti. Queste sono formate da due reti unite a forma ui libro, e la parte superiore viene fatta scattare dall'uccellatore su quella, inferiore non appena vi si posino degli uccelli. Come si vede, le reti, anche se uccidono molto, non hanno niente di sportivo. Sempre allo scopo di « pervenire gradualmente a una più efficace tutela dell'avifauna », il ministero dell'Agricoltura non solo proibi l'uccellagione con le reti vaganti, ma limitò a due mesi l'impiego delle reti fisse; dall'8 settembre all'8 novenibre. L'ultimo giorno di ottobre accadde, però, che il Consiglio superiore dell'Agricoltura si riunì per esaminare la proposta avanzata dalla Federazione della caccia di protrarre a tutto novembre l'uso delle reti fisse. Molti fra i rappresentanti di cacciatori protestarono, e sembrava che la proposta non dovesse avere Un sèguito. Si tenga, Infatti, presente che se i cacciatori in Italia sono circa 800 mila, gli uccellatori non arrivano nemmeno a ottomila. Il ministro Colombo, con un suo decreto del 7 novembre, non solo ha prorogata l'uccellagione con le reti fisse, ma ha addirittura permesso di nuovo l'Impiego delle reti vaganti. Ne è nato uno scandalo che non accenna neppure a placarsi per il trascorrere delle settimane. Di giorno in giorno cresce dalla Svizzera alla Finlandia il coro di invettive contro di noi italiani, da più parti si minacciano sanzioni turistiche. Anche in Italia le acque sono molto agitate, il ministro Colombo aveva appena finito di firmare il suo decreto del 7 novembre che gli arrivava la lettera di dimissione di uno dei membri del Consiglio superiore dell'Agricoltura. Si trattava del signor Corrado Trelanzl, commissario governativo all'ente per la protezione degli animali. E oggi, 14 dicembre, l'organo ufficiale dell'ente,. da una parte pubblica la lettera di dimissioni, e dall'altra questa postilla del commissàrio Trelanzi in merito ai motivi che hanno sollecitato ti ministero a consentire nuovamente l'impiego delle reti sterminatrici: «Negli ambienti ministeriali mi è stato accennato alle pros¬ sime elezioni e alla opportunità politica di assicurare le simpatie degli 800.000 cacciatori al partito di governo. Per me, potrà anche darsi che "qualcuno" degli 800 mila cacciatori dia il suo voto all'attuale partito di governo. Però, con tutta prò babilìtà, ben pochi del milione e passa di zoofili militanti dimenticheranno nella circostanza delle prossime elezioni il decreto del 7 novembre 1957 a firma del ministro Colombo », La denuncia, di per se stessa grave, diventa addirittura allarmante se si pensa che porta la firma di un commissario messo dal governo alla testa di un ente nazionale. Se non tocca a noi pronunciarci sulla validità della denuncia, un au gurio possiamo tuttavia formu tarlo. Ed è che il governo possa risolutamente trovare i modi per limitare i gravi danni che uccellatori e cacciatori recano ogni giorno all'economia e al buon nome del nostro Paese alla bellezza e alla gentilezza del nostro paesaggio. Anche gli uccelli, con i loro canti, i loro voli ed i loro teneri colori.'sono il nostro prossimo Nìcola Adelfi

Persone citate: Giovanni Pascoli