Un personaggio mondiale di Enrico Emanuelli

Un personaggio mondiale Un personaggio mondiale Il redattore d'un periodico settimanale mi interpella perché gli dica quale personaggio della cronaca mi ha colpito di più quest'anno. Come risposta desidera un nome e qualche paio la che giustificar la scelta. Ma come rispondergli E poi di quale cronaca dovrei parlare? La nera, la bianr. !4 sportiva, la parlamentare, la finanziaria, la scandalistica? Cronaca mondana o giudiziaria, nazionale od . '♦' ' "'• le? Domande sul tipo di questa, che mi è stata rivolta, sono assurde e servono soltanto a coprire la pigrizia di chi le rinnova ad ogni fine anno o la vanità di chi è sollecitato a rispondere. Secondo me la cronaca non dà personaggi e, tanto meno, riesce a crearli. Essa ogni giorno con puntualità e con sfrenata fantasia offre soltanto figure grezze ed immotivate: per lo più sono strane macchiette o mostri incredibili o pedine d'un giuoco casuale. La cronaca presenta giornalmente derubati e ladri, sofferenti e salvatori, ■ vittime ed assassini, vincitori del totocalcio e poveretti travolti dal dissesto economico. Insomma angeli casalinghi o demoni da strada, tutti mossi dal vento della passione buona o cattiva: ora è la generosità ed ora è l'ingordigia, ora è l'amore ed ora è l'odio e oosì via; Queste figure vengono e vanno, durano un giorno od una settimana od un mese e sono drammatiche o dolcissime od assurde. Ma sono nient'altro che • figure. Per diventare « personaggio » ci vuole ben altro che un gesto od una impresa isolata; e per poter dire di un tale che è « personaggio » bisogna avere sottomano qualche cosa di definito, di rielaborato, di motivato nel bene o nel male e, per di più, proiettato in un lungo spazio di tempo. Quel redattore insiste e provò imbarazzo nel dirgli che la domanda è formulata in maniera tanto inesatta da rendere impossibile una qualsiasi risposta ragionevole. Sul momento, rimandandolo a bocca asciutta, non mi venne in mente che potevo dirgli, se proprio desiderava una risposta, di ripetere che per me questo personaggio era l'umanità stessa. Forse si sarebbe meravigliato, di certo mi avrebbe guardato diffidente e, sicuro del fatto suo, avrebbe preteso qualche parola che giustificasse la mia scelta. * * Considerata in blocco, bianca o gialla o nera che sia, l'umanità forma uno strano personaggio, con mille pensieri contradittori in testa, sorretto e sconvolto da infiniti contrastanti desideri. Si tratta anche di un personaggio che ogni anno aumenta le sue giuste pretese, impara nuove necessità a cuj bisc gna provvedere e che sempre più si fa sentire, ma con modi disuguali perché certe volte sono impetuosi come le acque d'un fiume in piena ed altre volte sono sornioni come il fuoco sotto la cenere. Infine è un personaggio che ogni anno, e con sempre maggior prepotenza, si fa grosso e alto, in una parola invadente. Ogni attività nell'universo, ogni fortuna o sfortuna, di oggi e di domani, sono condizionate dalla sua presenza, eppure quasi nessuno ci fa caso: si sa che esiste e basta. Chi ha avuto la pazienza di guardare questo personaggio, se non altro per vedere come si comporta nel suo sviluppo fisico (per esempio Lucien Febvre), ci dà ragguagli impressionanti. L'umanità nel 1650 era «fatta» da 450 milioni d'uomini, quanti oggi ne conta l'India soltanto Le città erano semplicemente enormi paesi circondati da campagne semideserte. Questo, che insisto nel considerare come « personaggio » della cronaca mondiale, viveva in maniera disagiata, affaticato da malattie che non riusciva a domare, travolto da guerre che rappresentavano salassi sensibili. Ma a poco a poco si fece astuto. Guari le malattie, che lo travagliavano specie nell'infanzia ed all'inizio della vecchiaia,#si diede sempre più comode case, piacevoli pietanze, gioiosi passatempi. Cominciò insomma a rimpannucciarsi. Facciamo un salto per non perderci in conteggi troppo minuziosi. Nel 1800 l'umanità sul globo terrestre è di 900 milioni di uomini ma, da questo momento, il numero cresce in maniera vorticosa. Ha impiegato un secolo e mezzo per raddoppiare, poi ha stretto i tempi, quasi rapita da una specie di furia. Cinquantanni dopo, nel 185Q, l'umanità è di un miliardo e centomila anime e, con que sto, le nostre sorprese non sono finite Se prima ha impiegato un secolo e mezzo per raddoppiare (da 450 milioni nel 1650 a 900 milioni nel 1800) adesso basta mezzo secolo: infatti nel 1950 si toccava la cifra di due miliardi e j;o milioni. Apriamo una finestra sul futuro. Anche da noi; in Europa, questo « personaggio n cresce; ma tutti coloro che hanno viaggiato in Oriente, tra India, Cina e Giappone, sanno a quale virulenza demografica sono sottoposti quei paesi.. Il Giappone non soltanto ha reintegrato le enormi perdite avute durante la guerra, ma si è già dato dieci milioni di giapponesi in più di quanti ne aveva all'inizio del conflitto; in Ir.dia ogni giorno vi sono quindi..jmila nascite ed in Cina 'il doppio, cioè trentamila: in quest'ultimo caso bar stereo'., c dunque un mese per «rifare» la popolazione di Torino. Gli esperti della materia dicono che con simile ritmo non ci vorrà neppure più mezzo secolo' per raddoppiare la popolazione mondiale: così ci ardue miliardi e 250 milioni del 1950 passeremo ai quattro miliardi verso il 1980.'Dopo tutto è un fraguardo non molto lontano. Questo « personaggio » Io conosco e tutti coloro che come me hanno .viaggiato in Africa, nell'America del Sud, in Oriente lo hanno visto da vicino. I sedentari per vocazione o per necessità lo ignorano, oppure soltanto vagamente ne sentono parlare di. quando in quando e lo vedono annebbiato da un alone di mistero o di negligenza. Ma esso esiste. Ogni anno reclama giustamente come prima cosa il cibo, poi la scuola, la casa, un lavoro, vuole un reddito e pretende altre cose ancora, un po' di felicità e qualche illusione. E' un personaggio che si fa sempre più complicato e complesso, astuto e perentorio, che si serve di tutto quel che gli cade sotto la mano, impaziente per istinto, di carattere instabile e che ogni trenta, trentacinque anni — quanto una generazione rimane attivamente su palcoscenico della vita — fa una cura di ringiovanimento. Eppure di questo curioso, onnipresente, potente « personaggio » si parla raramente, io si lascia indecifrato sullo sfondo di ■iiiiiiliiliHiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiimiiliiiiiiiiii quegli avvenimenti che magari sconvolgono la nostra fantasia. Un poco la colpa è sua: egli ama presentarsi travestito in cento modi, ora nei panni dei ribelli algerini, ora io quelli degli affamati di l'artinico, ora con gli abiti del Congresso di Washington ora con quelli degli scienziati sovietici, ora con gli occhi mongoli del cinese ora con la dubbia eleganza del tedesco. Compare, ricompare e si moltiplica sulla scena dell'universo cacciandosi in ogni cronaca, bella 11 brutta che sia. Presto (tra ventidue anni, se le bombe atomiche continueranno a rimanere nei loro depositi segreti), quattro miliardi di copie di tale « personaggio » respireranno sulla terra e c'è da augurarsi che la terra rimanga un placido asilo per tutti. Enrico Emanuelli

Persone citate: Lucien Febvre