Il racconto di due testi oculari del disastro ferroviario di Codogno

Il racconto di due testi oculari del disastro ferroviario di Codogno Un fatto nuovo e forse decisivo neli9inchiesta sulla sciagura Il racconto di due testi oculari del disastro ferroviario di Codogno Si sono presentati ai carabinièri - Udirono il fischio d'allarme e poi incrociarono il camion che cercava ugualmente di passare Parlarono con l'autista che era sceso consigliandolo a retrocedere, perché c'era spazio sufficiente fra le rotaie e le sbarre (Dal nostro inviato speciale) Codogno, 13 dicembre. Oli unici testimoni oculari della tragedia ferroviaria di Codogno, Emilio Passini di 25 anni e Antonio Rossetti di 17, si sono presentati oggi all'autorità giudiziaria. Il Rossetti e il Basami sono falegnami, occupati presso la azienda Parenti, sita in Codogno, via Cavour 18. I due giovani risiedono il primo a Senna Lodigiana, e l'altro nella frazione Triulza; tutte le sere compiono in bicicletta il tratto che divide le loro abitazioni-dalla ditta. Come al solito quel fatale lunedi il Bassini e il Rossetti erano usciti verso le 18,10, ed avevano appena oltrepassato il • passaggio- a livello della i^Lc™ ™!f t&lSSSZ9!!?! quando udirono la sirena che 'avvertiva, l'imminente chiusura delle sbarre del passaggio «> livello» -Non avevano compiuto ancora trenta metri, quando incrociarono un autocarro Dodge carico di sacchi di' crusca, lo stesso camion che doveva rimanere poi intrappolato tra le sbarre. Venti metri più avanti, t due udivano il suono del clacson del camion. Immediatamente si riportavano in direzione della ferrovia, pensando a un incidente. In quel momento le s sbarre del passaggio a livello erano chiuse, e il camion si trovava a cavallo dei due binari. Il Rossetti ha affermato questa sera di avere notato, nonostante la ridotta visibilità, che limitava la visuale a circa tre metri, accanto alla cabina di guida, lungo le rotaie, i due occupanti. E precisamente: l'autista Vigoli e lo scaricatore Dall'Oglio. Mentre quest'ultimo si allontanava di corsa verso la stazione ferroviaria, in modo da avvertire dell'incidente, il Vigoli si precipitava verso le sbarre, domandando ai due giovani da che parte provenisse il treno. Il Bassini, che da diverso tempo attraversava quel passaggio a livello, ed essendo a conoscenza del passaggio del rapido alle 18JS0 circa, informava subito l'autista. Il Vigoli allora di corsa ritornava immediatamente sui camion, cercando di fare marcia indietro, perché Ù Rossetti gli aveva consigliato di togliersi dal primo binario, cercando di retrocedere verso il campo della zona industriale Albanese. < In quel preciso tarante — dice stasera il Rossetti tremando, forse sotto l'influsso dello choc che non l'ha ancora lasciato — udii in lontananza il fischio del treno. Fu iiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiii una questione di attimi. Dalla nebbia vidi sbucare la luce di due fanali e poi uno scoppio. Urlai subito: « Attento, attento! », ma le mie urla vennero coperte probabilmente dal rumore del motore del camion appena messo in moto. Non vidi più nulla, scappai verso la mia abitazione, mentre il mio amico Bassini rimaneva come pietrificato affacciato alle sbarre del passaggio a livello. I due giovani stasera si sono presentati spontaneamente al maresciallo Leonardi, comandante la stazione del carabinieri di Codogno, e più tardi sono stati interrogati dal locale posto di polizia ferrovìaria, che ha verbalizzato le loro deposizioni per inviarle domani alla Procura generale di Milano che ha avocato a sé la istruttoria. ■ Stamani intanto il sostituto Procuratore dott. Maniga e il consigliere istruttore dott. Ro berti, incaricati dell'inchiesta giudiziaria sulla sciagura di Codogno, hanno compiuto un primo sopraluogo alla stazione insaguinata, alla Cabina B, dove fu manovrata la chiusura delle sbarre, e al passaggio a livello dove rimase imprigionato il camionista Enrico Vigoli. Più tardi i due magistrati si sono recati anche all'ospedale, dove hanno interrogato il macchinista Edoardo Asce, che guidava il tragico elettro reno, e il giovane Erancesco Dagl'Olio, l'aiutante del camionista. Entrambi sono ancora degenti per le ferite riportate, il primo perché investito dalla gragnuola di cristalli infranti, il secondo colpito da qualche relitto del suo camion sfasciato sotto l'urto del rapido. Quanto al deviatore, Zefferino Grisi, egli è ancora rin chiuso nelle carceri di Lodi e qui attende la visita dei nuovi magistrati. Ripeterà loro, certamente, gli stessi chiarimenti che non convinsero il primo inquirente, il sostituto Procuratore della Repubblica di Lodi, dott. Isidoro Ciavannì, che promosse l'inchiesta. A confermare la solidarietà dell'Amministrazione ferroviaria per il deviatore incarcerato, si è aggiunto oggi un fatto nuovo. Egli sarà difeso da un ■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii legale nominato direttamente dall'Avvocatura dello Stato. Questa è la decisione che ti capo del compartimento delle FÉ. SS. ài Milano, ing. Forte, ha notificato stamane al Procuratore generale della Repub blica, dott. Agostino Agostini. « Sulla sorte del deviatore Gnsi e sull'esito finale dell'inchiesta giudiziaria in corso — ha detto stamane un alto funzionario delle Ferrovie — ii<tmo tranquillissimi ». Nel corso del colloquio l'ing. Forte deve avere ribadito punto per punto U pensiero delle autorità ferroviarie- sulla questione. Nessuna legge e neppure nessuna norma impone che la chiusura delle sbarre di un passaggio a Uvello avvenga cinque minuti prima del passaggio del treno. La manovra del Orisi fu corretta e le apparecchiature hanno funzionato a dovere. In due minuti di tempo, con in più quaranta secondi di preavviso acustico, il camionista Vigoli avrebbe avuto un margine sufficiente per togliersi dai binari. Una fatalità inspiégabile lo inchiodò nella posizione infelice. p. c.

Persone citate: Agostino Agostini, Albanese, Antonio Rossetti, Dall'oglio, Edoardo Asce, Emilio Passini, Erancesco Dagl'olio, Isidoro Ciavannì, Leonardi, Zefferino Grisi