Il processo a due derubati che ricattarono il ladro

Il processo a due derubati che ricattarono il ladro Il processo a due derubati che ricattarono il ladro /' sindaco di Sinio accusato di correità per avere cercato una transazione tra le vittime e il padre del ladruncolo - Due imputati si costituiscono in udienza . a e i a e i a i r i à é l e a (Dui nostro inviato spedale) Cuneo, 28 novembre. Stamattina nella Corte d'Assise di Cuneo l'udienza s'è p.perta con un imputato tra le sbarre (perché Cuneo è l'ultima sede giudiziaria che- conserva queste ferrigne cautele), 11 falegname Placido Santero di 36 anni, ed uno davanti alla gabbia, a piede libero, Carlo Adriano di 22 anni, in divisa di fante. Il giovane è accusato di furto' in danno del Santero, ma il Sahtero è accusato d'estorsione in danno dell'Adriano; e con il Santero c'avrebbero seder tra le sbarre per correità anche il vecchio contadino Giovanni Gerlotto, di 70 anni, ed il sindaco di Sinio, sulle Langhe, Marino Accigllaro di 32 anni, tabaccaio. Ma all'aprirsi della udienza questi due imputati non compaiono: da tre mesi son latitanti. La Corte decide di procedere in contumacia, quando ecco l'ufficiale giudiziario annunciare d'improvviso: «E' qui il sindaco, è qui il Gerlotto ». Ed infatti ecco arrivano 1 due véri protagonisti della strana storia che ha messo in subbuglio, la scorsa primavera, il quieto paese di Sinio. Si presentano alla Corte con una piccola riverenza, rossi in volto, rassegnati e dimessi, il Gerlotto stampellando su una gamba che non lo regge più; filano subito entro la gabbia a tener compagnia al Santero. L'aula è grande, ma sembra che stamane non riesca a contenere la gran folla. I banchi degli avvocati sono gremiti come di rado: sette avvocati, rappresentanti i fori di Aida, di Cuneo e di Torino. Che sarà mai successo a Sinio perché si debbano yede-e in gabbia il suo primo cittadino, l'Accigliaro, un suo consigliere comunale, il Santero ed un contadino intemerato, il Gerlotto? Il fatto emerge, quasi senza contrasti, dagli interro-' gatori dei quattro imputati e dalle deposizioni dei quindici testimoni, quasi tutti a difesa. Alcuni mesi fa Carlo Adriano, assunto come < servitore di campagna» dal Gerbotto, lo derubò d'un orologio d'oro, di un anello, d'una vecchia pistola a tamburo e d'una matassa di filo elettrico. Scoperto il furto, il Gerbotto non tardò a scoprire il reo;, e ne ottenne subito un'altra confessione, l'Adriano aveva anche rubato viti e cerniere al Santero, dalla sua bottega di falegname. Tutto sommato, un danno di 12 mila lire per il Gerbotto, dì 2 mila per il Santero. Ma lo scandalo è grave e il danno, per il Gerlotto, più allarmante di quel che appaia. Licenziato l'infedele garzone,' chi aiuterà il vecchio contadino a seminare la meliga, a spargere il concime, a potare le viti? La Langa si spopola, i giovani se ne vanno e il Gerlotto rimane solo e beffato, in mezzo alla sua vigna. Denunciare il ladruncolo? Il Gerlotto ed il Santero si consultano. I carabinieri a Sinio non ci sono: la denuncia è scomoda per gli offesi, spiacevole per l'offensore. Meglio aggiustare là cosa in famiglia. I duo derubati convocano il padre dell'Adriano e gli propongono « un affare ». I cara¬ bfpfizmdtsd ! 11111 n 1111 : m1111111 ! i : r ] 111 r 111 r 11 n ( ì 11 ; r i r 1m ! 11 r ] 11111 ; binieri non sapranno nulla del furto, ma Giuseppe Adriano pagherà per le malefatte del figliolo un indennizzo proporzionato ai danni materiali e morali. Chi fisserà il prezzo del riscatto? Vien consultato il sindaco del paese, l'Accigliaro. Le pretese sono elevate: *>0 mila lire chiede il Santero, 300 mila il Gerbotto, p«i ridotte a 120 mila. Il xindttco non trova nulla da obiettare; anzi, si Offre di condurre i derubati, il ladruncolo e il padre di questi a Gallo. A Gallo sono in vendita le < cambiali » che il padre del garzone dovrà firmare in cambio: del silenzio sui furti del figlio. Senonché, ripensandoci, i due Adriano scoprono che il prezzo è troppo alto e piantano in asso il vecchio Gerlotto, il sindaco ed il Santero. Ne consegue la denuncia contro Carlo Adriano. Ma pochi giorni dopo una denuncia per estorsione raggiunge i due derubati ed il sindaco che si preBtò all'impossibile arbitrato. Il reato d'estorsione è più grave del furterello dell'Adriano ed è per questo che il processo di stamane si celebra davanti alla Corte d'Assise. La sfilata del testimoni è abbastanza rapida: in sostanza si apprende che 1 tre impu- tati principali godono d'inec-cepibile reputazione, a Sinio, ed il parroco, don Olindo Mar- chlsl, li definisce «ottimi parrocchiani». Il pubblico accusatore, dott. Spaziani, protesta per questo ' Incondizionato tributo di stima e nella sua requisitoria lumeggia il fatto secondo una severa concezione giuridica e morale. Sopra un furterello di poco conto, il Gerbotto e il Santero hanno tentato di lucrare in modo sconveniente, facendo leva sul dolore di un padre. Il sindaco ha mancato al suo dovere di ufficiale di polizia giudiziaria patrocinando la manòvra, intesa a estorcere a Giuseppe Adriano ben più di un proporzionato indennizzo. Il P. G. chiede perciò la condanna del Gerlotto a un anno di reclusione, del Santero a 8 mesi, del sindaco a 9 mesi; del giovane Adriano, infine, a t,re mesi di reclusione, con tutti i benefici. E per concludere ha esortato il parroco di Sinio a ricondurre sulla retta via le « pece l'elle molto smarrite » del suo gregge. In difesa del « servitore di campagna» Carlo Adriano ha parlato l'avv. Jemina di Cuneo; e per il Gerlotto, l'avv. Chiesa; per il Santero, l'aw. Chiampo; per il sindaco, l'avv. Fantino. Domani parleranno l'avv. Raviola, l'avv. Andreis e l'avv. salza. In giornata la sentenza, g. gh