Tre anni al commesso di banca che si appropriò di nove milioni

Tre anni al commesso di banca che si appropriò di nove milioni Tre anni al commesso di banca che si appropriò di nove milioni Non ha potuto risarcire la Cassa di Risparmio di Cuneo - Ha insistito nell'utfermare di uvere compiuto le irregolarità per sostituire una somma smarrita Cuneo, 22 novembre. Giovanni Pittavino, di 48 anni, l'ex-commesso di banca che dal 1948 ai primi mesi del 1957 sottrasse circa 9 milioni alla Cassa di Risparmio di Cuneo, è stato condannato stasera, dopo un'ora di camera di consiglio, dal Tribunale presieduto dal dott. Baretti, a 3 anni, 6 mesi e 40 mila lire di multa; all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, alle spese processuali e di Parte civile (la Cassa, di Risparmio s'era costituita con l'avv. senatore Dardanelli) e alla rifusione del danni per l'intera cifra. Egli ha ottenuto soltanto le attenuanti generiche. Il Pubblico Ministero, dottor Spazlani, sostenendo che il Pittavino era incaricato di pubbliche funzioni, aveva chiesto 4 anni e 100 mila lire di multa. I difensori, avvocati Toselli i Viglione, hanno tentato di far cU-er... Pietre il peculato continuato in appropriazione indebita; essi hanno sottolineato il fatto che il loro difeso aveva fatto tutto il possibile per attenuare le conseguenze dell'azione, offrendo in parziale risarcimento circa sei milioni spettantìgli come liquidazione. L'avv. Viglione aveva anche avanzato una richiesta, non accolta, di semi-infermità mentale, essendo 11 Pittavino reduce da vari fronti (s'era sposato in Croazia), dove aveva contratto una grave forma di malaria. Dopo il severo verdetto, la Difesa si è subito appellata, per cui il processo si ridiscuterà a Torino. L'imputato ha insistito nella tesi difensiva secondo cui avrebbe perso per un furto o per un banale smarrimento nel 1948 e nel 1954 due milioni circa affidatigli dalla banca. Successivamente, per porre argine alle malefatte, avrebbe giocato continuamente, ma senza esito, al Totocalcio e al Lotto, ingrandendo cosi la falla. In un primo tempo il personale della Cassa s'era offerto spontaneamente di quotarsi singolarmente a favore dell'ex-collega per risarcire l'Istituto, la cui direzione aveva però respinto tale iniziativa. Oggi il Pittavino non ha più trovato aiuto nemmeno per integrare con due o tre milioni la sua liquidazione onde risarcire l'Istituto. Tale risarcimento gli avrebbe potuto garantire, a norma di legge, la riduzione di un terzo della pena. Rimane tuttora un mistero come il Pittavino abbia potuto manovrare abilmente, sottraendosi ad ogni più accurato controllo, per circa nove anni; né si è potuto dagli atti chiaramente capire perché abbia compiuto gli ammanchi. Inutile è stato il tentativo del la Difesa di sostenere che il peculato sia avvenuto soltanto dal 1948 fino al 31 dicembre 1953, periodo cioè compre so dall'amnistia.

Persone citate: Baretti, Giovanni Pittavino, Pittavino, Toselli, Viglione

Luoghi citati: Croazia, Cuneo, Torino