Il volto di Molière

Il volto di Molière Il volto di Molière Strano volto; di triste pagliaccio, si disse, di sognatore malinconico; questo strapotente autor comico non era fatto per la comicità pura: Molière qui n'est pas rieur. Eccolo in un ritratto di Mignard, il celebre ritratto nel quale appare con un curioso aspetto di giovane meridionale, visage épais, le palpebre pesanti, il naso un po' largo e schiacciato, e sulla bocca forte un sorriso trattenuto, come disperso nella segretezza e solitudine della passione. Stupendo ritratto, volto che vi affascina. Se lo fissate, gli occhi gli si illuminano, si spalancano sempre più; si fanno trasparenti e misteriosi; occhi rotondi qui ne demandeht qu'à voguer très Ioni. Che cosa hanno visto questi occhi? Inquiete domande, intuizioni suggerita da un libretto di Alfred Simon: Molière (Editions du Seuil) nel quale una sottile fiamma intellettuale eccita e accende pensieri e fantasia. Si cerca, in queste paginette, chi fosse veramente Molière, tra la commedia e la biografia; quale la sua < realtà » nell'enigmatico fluire del mondo. Il volto di Molière, insinua Simon, qualcosa rivela a chi conosca le metamorfosi e il rituale del teatro, tessuto "ivente, lavorato, levigato dal fuoco interno e dalle grasse spatolate di bianchetto, che plasma immagini violente e ilari da Sganarelle a Chrysale, e pur rimane, in quella ancor sensibile presenze scenica, assente. Perenne presenza-assenza del genio, che ci intimidisce e ci infiamma. A intendere Molière non s: deve dimenticare l'unità mera' vigliosa, la complessità della sua vocazione e missione tea¬ trale : poeta-interprete-regista. L'uomo Molière era perennemente assorbito e riespresso da quella totale finzione scenica; l'uomo con le sue febbri, e il corpo fragile, e il cuore ingannato, e gli 'deali contraddetti e l'amoie deluso e umiliato, l'uomo viveva nell'ombra grande di Tartufo, di Don Giovanni, del Misantropo. Dai tre ricchissimi, pienissimi, sorprendenti personaggi, il Simon trae intera la gloria di Molière, non più simile ad Aristofane o Plauto, ma compagno dei geni solitari. Eschilo e Shakespeare che per la vastità ci esaltano, e nella profondità ci inquietano. <"' si dice Simon. Qui Molière diventa altissimo. « Ce trio fait le vide autour de lui ». Nel bene e nel male, nella menzogna e nella verità i tre si richiamano l'un l'altro, si fanno segno, si ritrovano: Tartufo, che è l'anti-Molière, Alceste che di Molière è il geloso, fremente autoritratto, Don Giovanni che li congiunge sull'orlo degli abissi umani. La realtà di Molière? Se è vero che Molière si oppone all'enfasi dell'eroico e rifiuta il mistero delle cose sacre e celesti, se il dialogo Pascal-Molière ai piedi di una croce immaginato da Sainte-Beuve ci sgomenta, se, insomma, i] senso prosaico della 1 vita, quel ridurre al ridicolo all'ironia alla satira, magari alla farsa il dissìdio della ragione e lell'istinto soffoca ogni possibile, autentica tragedia, dove co^ ieremo, come riusciremo a .1 stinguere e identificare il nso tragico che pur sentiamo in Molière? E quell'angoscia sotterranea che è Tartufo, è Don Giovanni, è Alceste? L'eroe di Molière è prosaico, ma in quella « prosaicità » è la sorgente del suo dolore e del dramma ansioso e dell'agitazione gonfia di sospetto e dispetto e collera e sdegno che trapela dalla sordidezza equivoca di Tartufo, dalla follia ingenua di Alceste. Prosaico è il mondo intorno a Molière, prosaica è la società in cui vive: tutti prosa, praticità, calcolo, interesse, civetteria, compromesso, complicità i personaggi ch'egli frequenta. Falsi devoti che sulla religiosità fittizia innestano lussuria e dissimulazione, potenti e cortigiani, borghesi ben pasciuti che spregiano ogni ragio ne, ogni giustizia, donne... Basti soffermarci un attimo su questa estrema prova di dolore: la donna. Armande Béjart, la sua giovane, troppo giovane moglie. Quali fiumi di tenerezza, quale sottile desiderio d'amore, che struggimento per quel piccolo corpo di donna, su quell'anima da nulla. La vita è prosaica, Molière lo sa, la vita è tutta una commedia da riderci su, fino alle lacrime. Ecco, esattamente fino alle lacrime. E' così bassa la vita, così tra ditrice e disperata. Quando il dolore va oltre la sopportazione, Molière prorompe e si volge a Celimene, e si volge ad Armande. Efforcez-vous tei de paraiitre fidèle Et je m'efforcerai, mot, de [uo-us croire telle. Questo il tragico quotidiano di Molière, ed il segreto delle sue commedie, così dense, così buffe, così dolenti.. Il male, il sordido male della vita Ed è questo che i suoi occhi rotondi trasparenti e immobili, hanno VÌ8t°- f. b.

Persone citate: Alfred Simon, Shakespeare

Luoghi citati: Aristofane, Armande