Pronti a qualsiasi delitto pur di procacciarsi la droga

Pronti a qualsiasi delitto pur di procacciarsi la droga COSI' SI INIZIANO I GIOVANI A UN VIZIO TREMENDO Pronti a qualsiasi delitto pur di procacciarsi la droga L'estrema condanna morale pronunciata dal Pubblico Ministero al processo di Roma -1 trafficanti di stupefacenti: «una certa fauna che si pasce di cadaveri» - Gli intossicati diventano a loro volta spacciatori agli angoli delle strade, ladri; le giovinette si prostituiscono ì «Prova, per una volta.;.», è la corruzione più vile, esercitata tra amici - Una statistica americana: i grossisti dell'eroina guadagnano più di 30 milioni al mese, sono uomini potenti (Nostro servizio particolare) Roma, 22 novembre. «J trafficanti di stupefacenti appartengono alla categoria dei criminali più, abietti e più spregevoli, paragonabili solo a coloro che sono dediti alla tratta delle bianche. Sono individui che si arricchiscono sul disfacimento fisico e morale dell'uomo, come una certa fauna che si pasce di cadaveri ». Non c'è ombra di esagerazione in questa condanna morale pronunciata da Luciano Bracci, Pubblico Ministero al processo di Roma per il traffico degli stupefacenti: essi, i venditori di paradisi artificiali, uccidono prima le anime e poi gli stessi corpi. Non c'è altra parola: uccidono. Con le loro droghe spengono nel cuore delle vittime ogni barlume di bene, passo passo le riducono a una condizione che non ha più niente di umano. Prendete quella Oliva Conforzi, autrice di un 'vergognoso diario e che sta sul banco degli accusati insieme con principi dal casato illustre, con ex-gerarchi fascisti e avventurieri della peggior risma; e udite ancora la voce della pubblica accusa: « La Conforzi deve essere ritenuta pienamente responsabile dell'infame crimine, un delitto innominabile, compiuto- verso la sua figlioletta di quattro anni; e per questo reato non si deve avere pietà». Sotto gli effetti degli stupefacenti gli stessi sensi si ottundono. Parlando dell'imputato Max Mugnani, il magistrato ha detto: « E' da ritenere che i tre omicidi colposi che egli ha sulla co¬ scienza come guidatore di automobile siano stati commessi da lui proprio in stato di ebbrezza cocainica. Affermano infatti i tecnici che una delle caratteristiche degli influssi di questa droga sia appunto quella di far vedere phtttosto lontane deOr persone e cose vicine ». Il cervello e i sensi si smarriscono, il che è come dire che il disfacimento dell'individuo comincia dall'interno, dalle parti più nobili, da quelle stesse che distinguono l'uomo dalle bestie. Non dovrebbe dunque essere oggetto di mondane celie il traffico degli stupefacenti, anche se molti tra gli imputati portanio i nomi di casate principesche o appartengono al bel mondo di via Veneto. Tuttavia, ogni giorno nell'aula del Tribunale dove si sta svolgendo < il processo della droga », si danno appuntamento signore con la pelliccia di viso me e ragazze imbellettate; hanno accanto graziosi accompagnatori, che cercano di dare nell'occhio alla gente comune chiamando gli imputati con i più leziosi diminutivi e vezzeggiativi. Ma anche fuori di quell'improvvisato e sciocco salotto, l'importanza del processo non è capita abbastanza; ed ogni giorno infatti ci capita divedere sui giornali umoristici vignette che cercano di coprire con la vernice dell'ironia gli aspetti più agghiaccianti del processo ora in corso. Anche se la piaga è relativamente nuova per l'Italia, e ancora limitata, ricordiamoci che un tempo, fra il 1920 e il 1940, lo era anche in mezzo agli americani; ma ora, di là dell'Atlantico, è diventata una brutta peste che nessun rimedio riesce non dico a vincere, ma per lo meno a circoscrivere. Con quel franco coraggio ch'è proprio dei popoli giovani e di spiriti puritani, gli americani hanno dato l'incarico a un comitato di senatori di mettere a nudo la piaga in tutta la sua bruttezza; n'è venuto fuori un rapporto pieno di cifre, di fatti, di caratteri umani. Per la sola eroina, che peraltro è lo stupefacente più diffuso negli Stati Uniti, gli intossicati americani pagano ogni anno nelle mani dei trafficanti una somma ragguagliabile a duecento miliardi di lire italiane; è una cifra cospicua, quasi il doppio di quella che in un anno spendono gli italiani nelle farmacie. Nel giro degli affari loschi, lo spaccio degli stupefaccia occupa ora il secondo posto per il volume del denaro: viene dopo il racket sulle scommesse illecite. Eppure, fino a qualche decennio fa, il male si trovava tutto raccolto in poche grandi città e in pochi quartieri abitati da cimesi, fuessicani, negri e portoricani; fu solo dopo la seconda guerra mondiale che il vizio cominciò a propagarsi rapidamente in tutte le direzioni. Le vittime sono per lo più giovani al di sotto di trent'anni; circa un ottavo degli intossicati è formato da ragazzi che non hanno ancora raggiunto mnt'anni. eli vizio è di per se stesso un gran male », dice il. senatore Price Daniel che ha diretto i lavori del Comitato incaricato di indagare sulla diffusione degli stupefacenti negli Stati Uniti. «Afa peggiori sono le conseguenze: chi è intossicato commette qualsiasi delitto pur di procurarsi il denaro per comprare la droga ». Uno dei risultati è che un quarto dei crimini commessi negli Stati Uniti trova la sua origine nell'irresistibile necessità degli intossicati di procurarsi il denaro per le droghe. Si calcola che nella sola città di New York ogni giorno gli ossessionati dalla eroina commettono furti per un valore che si aggira intorno a cento milioni di lire. Un'altra conseguenza è il commercio del proprio corpo; di solito è questo il primo passo che fanno le ragazze una volta entrate sulla via dei narcotici. Quando, disfatte nel fisico e col cervello annebbiato, non hanno più niente da vendere, ricorrono al furto; e la loro esistenza si consuma presto fra ospedali, prigioni, angustie mortali. Infatti, occorre mot to denaro per alimentare l'imperioso vizio: la spesa media degli intossicati per rifornirsi di eroina si aggi- ra intorno a 90 mila lire la settimana. E' un circolo chiuso: da una parte più un organismo è avvelenato, e più aumenta il bisogno di ladctfia. e la sua era tra le prime fanughe della città. Un'amica un giorno la persua- se a provare: tanto, diceva, stupefacenti; dall'altra, più l'organismo s'intossica e minori sono le sue possibilità di guadagnare denaro. Agli individui giunti all'ultimo stadio di degradazione non resta aperta che una porta:* iniziare al vizia qualche amico o conoscente vendendogli la droga e guadagnando quel tanto che gli basta per comperare la polvere venefica. Di regola i neofiti dell'eroina vengono adescati con dosi regalate; le prime volte gli stupefacenti sono consumati come per un gioco o un capriccio. June Gibbons sette anni- fa era una bella e brava studentessa; viveva a Fi- per una volta sola non sarebbe successo niente. Dopo poche settimane June già passava dicci dollari al giorno all'amica perché le procurasse l'eroina; poi i dollari diventarono venti, poi trenta. Cominciò a rubare in casa, in seguito diventò una prostituta, infine fu sorpresa a rubare nei negozi. Quando usci dal carcere, cambiò città e fece alle amiche quel che la sua compagna aveva fatto a lei quando aveva diciotto anni. Ora June Gibbons ha 25 anni, ed è considerata un caso inguaribile. E' un caso tipico, uno dei mille raccolti dai senatori americani. Si rassomigliano tutti: in genere ci troviamo al principio davanti a un ragazzo o a una giovinetta appartenente a una famiglia rispettabile; e alla fine sfilano davanti ai nostri occhi immagini di persone invecchiate precocemente che vendono qualche busta di eroina agli angoli della strade, in attesa di essere sorprese dalla polizia o di finire nel delirio una vita infame e senza più uno scopo. Se questo è il destino solito degli intossicati, che per lo più sono anche i vend.tori al minuto degli stupefacenti, i contrabbandieri, ch'è quanto dire i maggiori responsabili, vivono da gran signori. Dispiace dirlo, ma la verità è che i grossi squali del vizio americano sono in genere di origine italiana; nel gergo vengono chiamati Kolomen, ossia uomini che vendono la loro merce a chili. Guadagnano cifre enormi. Essi pagano, mettiamo a Beirut o a Marsiglia, un chilogrammo di eroina 4000 dollari ai produttori e altri mille dollari al corriere; è eroina pura all'Ho per cento, e l'importatore aggiunge alla merce un mezzo chilo di latte in polvere: vende il tutto per 18 mila dollari. Non è affatto raro il caso di Kolomen che trafficano fino a quattro chili di eroina al me- se e che ricavano profitti inm > 1111111111111111111111111111111111111111111111111111 m torno a 5" mila dollari; ch'è come dire oltre 30 milioni al mese. Sotto a questi magnati dell'eroina troviamo gli uomini di mezzo chilo, di un quarto di chilo, di un etto, e cosi via fino ai venditori al minuto che vendono pochi grammi nelle strade. Mentre da una parte il prezzo aumenta, dall'altra la parte di eroina pura si riduce al sei per cento. In tal modo, alla fine del ciclo, fi cTiilo di eroina è pagato cinquanta volte il prezzo che aveva all'origine: intorno a ZOO mila dollari: E' difficile per la polizia mettere le mani addosso ai venti maggiori grossisti dell'eroina; vivono tutti a New 'Torli e di là controllano il loro impero del vizio nei 48 Stati americani. Di norma nemmeno vedono la merce: è sempre attraverso intermediari che la merce parte dall'Europa o dal Medio Oriente, arriva negli Stati Uniti, viene divisa fra gli agenti. Raramente i dipendenti parlano con la polizia; Carlo Carramusa diversi anni fa lo fece in danno di Nicolò Impastato, che era considerato il viceré della eroina con un volume di affari di circa un milione di dollari l'anno, ma due scariche di mitra lo fecero subito dopo ammutolire per sempre. Sono uomini potenti per aderenze politiche e perché sono serviti da avvocati abilissimi. Come potenti stanno diventando i trafficanti italiani di cocaina. Parlando di costoro al processo di Roma, il P.M. Luciano Bracci ha detto: < Il destino dei trafficanti di stupefacenti è | questo: o finiscono in carcere o si arricchiscono, acquistando una 'posizione sociale consistente che li mette al riparo da qualsiasi pericolo: che li rende potenti e protetti ». Nicola Adeìfi 1111 j : 1111 m m 11111111111 m 11 n 1111 m : 111111111 f i f 11111111 n

Persone citate: Carlo Carramusa, June Gibbons, Luciano Bracci, Max Mugnani, Nicolò Impastato, Price Daniel, Pubblico Ministero