Dai figurativi agli astrattisti uno specchio dei tempi presenti

Dai figurativi agli astrattisti uno specchio dei tempi presenti LA MOSTRA NAZIONALE DI ALESSANDRIA Dai figurativi agli astrattisti uno specchio dei tempi presenti (Dal nostro inviato speciale) Alessandria, 21 novembre. Giungendo ad Alessandria in una grigia giornata già quasi invernale per visitare l'ottava < Mostra nazionale d'arte contemporanea > che, organizzata dagli enti cittadini ed allestita dal prof. Arturo Mensi, s'inaugura dopodomani nella sede della Biblioteca e del Museo di via Tripoli, confortatevi con una sosta davanti a Palazzo Grillini, ed entrate anche nel fantasioso atrio, nel graziosi vestiboli ad archi sospesi, nell'ampio solenne cortile. Compiva quest'opera intorno al 1732 un avvocato astigiano che, appena trentenne, nell'arte del costruire poteva ancora considerarsi un dilettante: Benedetto Alfieri, quasi zio (cugino del padre) del poeta tragico, e destinato a succedere al grande Juvarra nella carica.di « primo architetto del re di Sardegna >. Come spiegarci, appunto ih un dilettante, una così sorprendente capacità di chiudere ed animare spazi in forme tanto armoniose? Oltre che con un nativo ingegno, con la forza e l'unità e la spontaneità di un gusto, il quale pur con accenti vari favoriva in mezza Europa uno stile che nel giro d'oltre un secolo e mezzo avrebbe avuto due soli nomi: Barocco e Rococò. Se da Palazzo Ghilini in cinque minuti di strada ci portiamo alla mostra, abbiamo un'ennesima conferma che proprio l'unità, la spontaneità, la forza e soprattutto la convinzione estetica, sono i doni che mancano alla nostra civiltà figurativa, e ohe non sorreggono più, come potè avvenire fino al tempo del Liberty, la nostra cultura nel campo plastico. E a chi sorridesse dell'ingenuità di sottolineare una verità ormai scontata a proposito d'una mostra provinciale, si potrebbe rispondere che sono infatti le esposizioni dei centri minori, preparate fra difficoltà più dure e non avvantaggiate da abl li e costose presentazioni, a far meglio risaltare una condizione che, a parte gli entusiasmi d'una critica legata a ben determinate correnti, lascia ugualmente insoddisfatti sia dell'arte (o pseudo-arte) che ricalca il già fatto con stanchezza, sia dell'arte (o pseudoarte) che fra nevrotici impulsi temerariamente tenta novità non convincenti. Di fronte a una simile situazione ci sarebbe persino da domandarsi con angoscia se certe facoltà poetiche non vadano progressivamente inaridendosi mentre altre, scientifiche e tecnologiche, meravigliosamente e vertiginosamente trionfano, quasi ad avvertire l'uomo che le sue possibilità mentali hanno un limite, e che se si volgono ad un fine un altro resta oscurato. Il fatto è che in questa mostra vi sono alcuni punti fermi, oltre i quali il panorama sembra ondeggiare incerto, sotto la sferza d'un vento di tempesta: un Carrà di venticinque anni fa, un Casorati molto più recente ma fedele a una visione che ha improntato una vita artìstica, pochi altri quadri di autori che il Mensi chiama sul catalogo < Maestri e personalità > (Bartolini, Tamburi, Menzio, Guttuso, Paulucci, Saetti, Sassu, Mucchi, Viviani, Tettamanti, ecc.). Poi viene uno stuolo di < giovani », da Tabusso a Mauro .Chessa, da Garino a Francesco Casorati, da Bolla a Casoni, parecchi dei quali spn presenti ora alla < Francia-Italia, Pittori d'oggi» di Torino: prova dell'aggiornamento di Alessandria anche sui cammini più rischiosi. Ma, per tornare a quanto prima si diceva circa la mancanza d'unità di gusto e di stile, come mettere insieme « giovani» quali Treccani o Cristina Giulio o Zigaina con altri più o meno t giovani » quali Licata e Fasce, Raspi e Bendini e Marotta? Siamo a una vera e propria Babele, alla confusione delle lingue, cui qualcuno inneggia scorgendovi un segno della raggiunta libertà dell'artista; ed è curioso che la vociferazione risulti più discorde in ambienti forzatamente meno adatti a conciliarne provvisoriamente le dissonanze. Con ciò non vogliamo insi nuare che la mostra alessandri na non sia riuscita, o che venga meno ad un'utile funzione informativa. Essa non è altro che uno dei tanti specchi che sempre più numerosi son posti davanti alla pittura d'oggi, la riflettono fedelmente. Forse che l'astrattismo non è una realtà attuale? Benissimo ha dunque fatto il Mensi a documentarlo pei suoi concittadini dedicandogli una intera sala Altrettanto opportuna l'ospitalità largamente data a quel « figurativo > che indica una resistenza, più o meno decisa e convinta, all'assalto che gli sferrano le forme « inventate ». Pittura < figurativa » dovrebbe significare una pittura ancora fiduciosa nella rappresentazione delle cose naturali, immagine dell'uomo compresa; ma la deformazione programmatica; spesso del tutto gratuita perché artisticamente non « necessaria», le riduce il più delle voi te a larve, a fantaslme o ad in cubi della loro verità visibile. Le opere esposte sono circa duecentottanta, di cui quasi la metà disegni, incisioni, guazzi. Ai nomi già fatti aggiungeremo, come indicazioni di risultati che ci son parsi notevoli o comunque interessanti, quelli di Scatizzi, Breggion, Manfredi, Repossi, Faraoni, Sebregondi, Boldrini, FerronU Platone, Borsato, Magnolato, Hollesch, Pividori, Mandelli, Della Torre, Torta, Caponi, Montessori, Cariassi, Botta, Pozzi, Levrero Bellotti, Cuniolo, Parzini, U, Martìnotti, Visonà, Banchieri, Aricò, Galli, Berner, Caruso Calierno, Donna, Calandri, Caratti, Gambetta, Rambaudi Vagliasindi, Rapetti. Numerosi premi sono stati assegnati: a Sassu, Dorozìo, Tettamanti, Bartolini, Licata, Tamburi, Viviani, Treccani, Parzini, Caffassi, Pozzi, Bontempi, Calandri; e quelli riservati ai «giovani », a Reggiani, Raspi, Tabusso, Donadel, Francesco Casorati, Chessa, Bolla, Borgognoni, Banchieri, Garino, Carena, Ceretti, Platone. mar. ber.

Luoghi citati: Alessandria, Europa, Licata, Sardegna, Torino