Le forze americane interverranno in caso di attacco russo agli alleati

Le forze americane interverranno in caso di attacco russo agli alleati ài Dulie® sulla collaborazione tra gii occidentali Le forze americane interverranno in caso di attacco russo agli alleati Un'aggressione contro un paese della NATO provocherebbe da parte drgli Stati Uniti una risposta "immediata e con tutte le armi a disposizione» - La difesa collettiva dell'Occidente è la migliore alternativa alla minaccia comunista; escluse trattative bilaterali con Mosca Le due correnti Foster Dulles, parlando a Chicago, ha esposto l'attuale politica estera degli Stati Uniti. Ha escluso un accordo bilaterale con i russi, che significherebbe la fine del Patto atlantico ed il crollo delle alleanze americane in Europa ed in Asia, senza ottenere da parte di Mosca alcuna garanzia per il futuro. Il mondo libero ha una sola difesa dinnanzi all'espansionismo comunista: restare unito ed armato. Ha aggiunto due affermazioni che vanno sottolineate: un'aggressione sovietica contro un qualsiasi paese alleato coinvolgerebbe subito l'intera potenza militare degli Stati Uniti; in caso d'un attacco di sorpresa, decideranno i comandanti locali se scatenare l'immediata rappresaglia. E' accordare ad essi un tremendo potere, ma basta ricordare quello che Kruscev ha ripetuto in tante interviste, per capire la reazione di Washington: i russi — afferma il segretario del partito comunista. — possono abbattere con i missili l'intera catena delle basi americane e fare dell'Europa un cimitero. Oltre alla generica volontà di resistere alla sfida sovietica, negli Stati Uniti non c'è unanimità di consensi sulla politica di Dulles; soprattutto nelle ultime settimane," egli ha subito aspre critiche da parte del Congresso e della, stampa. può trascurare.la piccola.1 minoranza idi retrivi isolazionisti, ma il consigliere presidenziale per il disarmo, Harold Stassen, sembra disposto ad un accordo diretto tra America e Russia anche al di sopra degli alleati atlantici, . ed alcuni gruppi repubblicani sono favorevoli all'avvio di negoziati almeno sul Medio Oriente. Notevoli gli articoli di editorialisti come Walter Lippmann ed i fratelli Alsop: fedeli all'alleanza atlantica e decisamente ostili al comunismo, ma pessimisti sulle prospettive immediate degli affari internazionali, essi giudicano assurdo sperar di costringere i sovietici ad abbandonare le posizioni occupate e pensano che convenga preparare nuovi piani per i fronti più delicati: Cina, mondo arabo, Germania. « L'America — ha scritto Lippmann — deve imparare a vivere senza illusioni di grandezza nel mondo reale di oggi ». Purtroppo nemmeno questi scrittori hanno saputo spiegare finora con maggiore chiarezza quali forme diverse debba assume re la resistenza all'U.R.S.S. Mentre Dulles parlava a Chicago, i socialdemocratici tedeschi lanciavano un ma< nifesto per proporre la créa zione in Europa di una « zona di disarmo nucleare ». Inoltre essi reclamano un accordo generale sulla riduzione degli armamenti e respingono in anticipo i piani, che saranno discussi a Parigi in dicembre sotto la presidenza di Eisenhower, per una completa integrazione militare degli Stati atlantici. Favorevole a prudenti trattative con la Russia è anche il laburista Bevan, candidato al Foreign -Onice se i conservatori saranno battuti alle prossime votazioni. Su questo punto non tutti i socialdemocratici europei sono concordi. Mollet e Saragat continuano a difendere una stretta solidarietà atlantica, ricordando l'insegnamento - di Monaco sui pericoli impliciti nella politica delle concessioni. In Europa non esiste tra i partiti democratici un forte movimento neutralista e tutti i governi occidentali, con Adenauer e Macmillan in prima linea, si ispirano al principio che solo una stretta unità diplomaticomilitare possa proteggere il mondo libero dalla metodica erosione comunista. Anche il socialista Spaak, segreta^ rio generale della NATO, è apparso molto esplicito nel le dichiarazioni fatte ieri in Olanda: le offerte di Kruscev hanno carattere pura- mente propagandistico; è necessario che tra alleati si giunga al comando unico, ad una rigorosa distribuzione dei compiti militari, alla completa integrazione delle industrie strategiche. Un programma molto razionale e facile da esporre, anche se destinato ad incontrare in pratica gravi difficoltà. Un esame obbiettivo dei diversi punti di vista induce a qualche conclusione. E' un'ingenuità pensare ad un accordo sul disarmo, anche parziale, se prima non si sia giunti ad un chiarimento politico almeno sui punti di maggior contrasto. Ma forse ha ragione l'ex-ambasciatore americano in Russia Giorgio Kennan, quando dice che se anche scomparissero miracolosamente tutti i motivi attuali di conflitto con Mosca, ventiquattro ore dopo scoppierebbe un'altra crisi: i russi non fanno mistero dei loro piani d'espansione ed il. contrasto ideologico rimane per ora insuperabile. . • Mantenere un'attiva vigilanza, ridurre i punti di frizione, calmare gli urti più accesi sembra il programma massimo realizzabile nelle presenti circostanze. L'uomo di buon senso coltiva soltanto la speranza che ci si possa avviare per gradi ad una coesistenza meno minacciosa e che. una pausa nella illimitata corsa agli armamenti risparmi a tutti i popoli il ritorno ad una rigida austerità ed all'economia dei tempi di guerra.