Bertoldo a Corte di Massimo Dursi

Bertoldo a Corte di Massimo Dursi Al Teatro Stabile di Torino Bertoldo a Corte di Massimo Dursi Bertoldo è un grosso personaggio; è antichissimo, e par nato dalla terra, come se una zolla grassa avesse messo gambe, avesse preso 111 volto. E' rustico, è saggio, è libero; e la sua libertà è fatta di buon senso e di umore bizzarro e contadinesco. I sapienti vi diranno che le sue origini sono remote nei secoli, ch'egli può vantare la sua discendenza da una Disputa di Salomone con Marcolfo e cosi via; ma Giulio Cesare Croce, ch'era di San Giovanni in Persiceto, presso Bologna, aila fine del Cinquecento ha colto questa fàvola quasi senza tempo, e ne' ha fatto un'epopea burlesca, campagnola, gonfia di Biòtti ridicoli e di detii memorabili, che sa di casolare, di cipolla e di sole, che ha i tratti ;quasi mostruosi della caricatura popolaresca, e che suscita l'ilarità spessa e gorgogliante di comari e compari; Sa soprattutto di terra emiliana, ed è furbesca, maliziósa e onesta. Ma tutti conoscono dal più al meno Bertoldo, e Bertoldino suo figlio, e Marcolfa sua moglie; ed anche sanno, con che gusto, irridendo sornióne, sempliciotto e testardo, Bertoldo tenga testa ai potenti; al sopraffattori. Bertoldo a-Corte. Massimo Durai ha scritto per l'appunto un Bertoldo a Corte (rappresentato iersera al Gobetti dalla Compagnia del- Teatro' Stabile di Torino) tirando, in qualche modo, il personaggio dal buffonesco al patetico; o meglio, ricavando da' quello scontro dell'umile con il tiranno una specie di malinconia- e drammaticità. La farsa c'è, e la parodia e la caricatura, ma servono non solo a divertire, ma anche a sottolineare, a dar più rilievo alla triste moralità della vecchia storia, ossia che il mondo è birbone, che i cenci vanno all'aria, che, a difendersi dalla empietà dei grandi, se non si pecetta la connivenza ci vuol scaltrézza e coraggio. Ed anche ci vuole la virtù del sacrificio che rifiuta il benessere, che spregia il tornaconto, per godere intero il dono di una Coscienza netta! Così muore (di fame) il Bertoldo del Dursi, respingendo le lasagne, i polli arrosto, i pasticci di maccheroni della cucina reale, e affidandosi al bene incomparabile, alla bellezza di esser vissuto da uomo vero, capace di un supremo ideale. E bisogna dire che una certa coni mozione s'accresceva via via in queste scene, dalle quali sempre più spiccava la solitu dine estrema di Bertoldo Idealista, di Bertoldo schernito, perseguitato dai cortigiani, quasi ripudiato dalla famiglia, e che prima di morire chiede alla moglie di essere sepolto nell'orto. Ama la buona terra feconda, Bertoldo, e gli alberi, e i frutti, e l'aria limpida, e il canto degli uccelli, all'alba, ch'egli rifa e modula con la sua ocarina; ed ora umilmente questo desidera, di essere sotterrato lì, nell'orto breve, ove crescono rape e fagioli, e dove egli avrà pace, finalmente. E promette, prima di morire promette che il.' raccolto sarà buono. Ci penserà'lui, di sotterra, a mandare un po' di bene ai suoi compagni di dolore e di miseria. Quel che capita a Bertoldo, le sue-, avventure di Corte è forse superfluo riferire. Il Bargello io vuole impiccato, il dottor Graziano e 'Franca trippa/ ohe rappresentano lapiù sfacciata e ribalda cortigianeria, lo cercano complice, le dame e la regina gli-danno una caccia spietata;- perché Bertoldo s'è fatta una gran brutta' fama con le sue canzonette ben'arde, con le rispo sta insolenti, con la ribellione, costante. Lo vogliono mettere in pentola, e lui ci fa cadere 11 Bargello, lo vogliono mettere nel sacdd,'3 é -lui -cf -lega.' fl Capitan Spaventa, lo coridali, nano .alla forca e lui si riser ba la: famosa ■ scelta dell'albero, che sarà un fuscello. Delle donne dice, corna, al re non si inchina, dalla' regina non si lascia ammazzare, villania som-' ma. Man mano che gli episodi sopi'aggiurigono e incalzano, tra..gli stridii, le sguaiataggini, là crudeltà vociante di questa Corte .maledetta, un coro si leva, un sentiniento,.che a quelle fatuità infami, oppone una sconfinata tristezza. E' il coro, il sentimento dei cantastorie che narrano e mettono in movimento la favola, ed esprimono insieme la accoratezza, la rassegnazione, la nostalgia di tutto un popolo .battuto e avvilito. , , E questa èila trovata dello ' spettacolo. La storia di Bertol do è incorniciata, e animata da una storia di cantastorie, che introducono i personaggi, li fanno agire, preparano le scene, commentano i fatti, compiangono e consolano. Il , regista Gianfranco De Bosio ha realizzato la curiosa rap presentazione cpn ingegnosità sottile, con gusto accorto, al •lusivo e sensibile, con fertilissime invenzioni. Lo scenario di Luciano Damiani è fisso, con praticabili mobili: rappre senta una specie di grossa fattoria, con un bel portico e un aspetto sùbito accogliente, ta miliare e, come si dice, sugge stivo. I cantastorie entrano ed escono dall'azione con una agevolezza spiritosa e fervida che dà il chiaroscuro al rac conto e ce lo fa più vicino. Si tira un siparietto ed è la casa di Bertoldo con Marcolfa che fa il bucato, un altro siparietto e siamo nel palazzo reale, un altro ancora ed è una campagna fiorita. Il re, la regina, le dame sono come se moventi carte da gioco, i pezzenti sono realistici e bruni e zingareschi, Bertoldo è umanissimo. Bertoldino e Marcol [ta. due vivaci caricature. Molto i pittoreschi e simpatici i costumi- (di Ezio Frigerio) e appropriate le musiche di Sergio Liberovici. E gli attori ci si sono messi di napegno. Per due buone ragioni: che l'impegno è la condizione stessa dell'arte e che iersera s'inaugurava la stagione del <Tea>'ro Stabile di Torino >, che è una trasformazione del < Piccolo teatro » del passato: compagnia nuova con la novità assoluta del Dursi. Vittorio Sanlpoli era Bertoldo. Attore simpatico, dalla vo ce calda, che ha reso simpa tioo e patetico il personaggio. Un Bertoldo quasi senza malizia, per nulla furbastro, che poco aveva del tipo goffo e audace, enormemente caricaturale' e sagacissimo e farsesco della tradizione. Ma così 10 voleva, se non erriamo, il testo. Eccellente dottor Graziano fu Checco Rissone, di sicurissimo rilievo, e suo degno compare Cesco Ferro nella figurina da Commedia. dell'Arte ' di Francatrippa. La Marcolfa era Gina Sammarco, e chi sa quanto ella sia brava a dare carattere e colorito ai personaggi, con dichiarata finzione e ameno talento, può immaginare la piacevolezza della sua recitazione. Ottimi atteggiamenti, nella estrema goffaggine, ebbe Alessandro Esposito nella parte di Bertoldino. Una squillante, stridente regina fu Pina Cei,.e vìa via ricordiarrió il Vannucchi (il Re), Vincenzo De Toma, 11 Rebeggiani, la Schirò, la Tram pus, e il gruppo dei cantastorie: . Buttarelli, il De Toma, Cortese, Romana Righetti, Carla Parmeggiani, l'Apra, la D'Alessio, la Prono, che tutt'insleme raggiunsero un'armonia e pienezza- d'accento, una vispa o accorata grazia scenica, di molto effetto. Spettacolo dunque pensatissimo e curatissimo, ingegnoso, estremamente pittoresco. Fu bella e varia e divertente la serie delle immagini, dei quadri; disegni come di antiche stampe, colori accesi e pur morbidi e delicati. E i quadri e le immagini diedero il senso, e la chiave della rappresentazione, popolaresca e preziosa. Si deve riconoscere al regista Gianfranco De Bosìo questo merito, con una lode sincera. Nulla gli è sfuggito delle possibilità che il testo gli offriva, ed a fiore, della ribalta egli ha portato una vita esplicitamente fittizia, e pur den sa, affettuosa, paesana, e, tra realismo burlesco ed eie già, variata di emozione e di fantasia. Il magnìfico pubbli co ha applaudito con grandis simo calore i bravi attori, l'autore, 11 regista ed 1 suoi collaboratori. Lieta serata. f. b. tavsicepssei rosudefezicecolenateorMfisTAe giaigl'EtaavndmvlinsnlipdctedaainrustgntacstcnrczirulacgDiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin

Luoghi citati: Bologna, San Giovanni In Persiceto, Torino