Non fu facile per il protocollo dare inizio alle splendide danze di Vittorio Gorresio

Non fu facile per il protocollo dare inizio alle splendide danze FESTA DA BALLO TURCA IN ONORE DI GRONCHI Non fu facile per il protocollo dare inizio alle splendide danze Non danzando il presidente italiano, rimasero seduti anche donna Carla e il presidente turco con la sua consorte - L'elegantissima contessa Pietromardfri fece allóra il primo giro con il ministro Menderes - Poi la festa si svolse sontuosa, con un'aria d'altri tempi propizia alle confidenze • E si ebbero così curiose indiscrezioni sulla crisi tra la Turchia e la Siria (Dal nostro inviato speciale) Istilli!,'»!, novèmbre. Elegantissima, la contessa Pietromarchi aprì le danze con il ministro Menderes. L'ambasciatore Pietromarchi mvitò a propria volta la consorte del Ministro, Chadan Menderes; altre coppie seguirono l'esempio, e nella sala del trono di Dolmabagcè, un palazzo fantastico sul Bosforo che al tempo dei sultani fu qualche cosa come un Cremlino turco, ebbe inizio una festa da' ballo che non sarà dimenticata facilmente da chi vi è stato. ■ Innanzitutto, era l'ambiente: questa sala, che è enorme, altissima e sontuosa, è l'opera di un turco, Balyan, che nella storia degli stili architettonici ha diritto ad un ran¬ iiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiii go personale. E' infatti l'inventore dei Barocco oltranzista, che nella sua esasperazione è solamente paragonabile al cosiddetto Gotico fiammeggiante. Colonne unite quattro per quattro, capitelli, archivolti, cupolette, sculture e dorature, sono copiate dall'interno delle chièse più turgide della Controriforma (quella romana del Gesù, per portare un esempio); e nell'insieme c'è un maggior carico, "n desiderio di superamente del modello, un proposito chir.ro di suscitare una ancore più forte meraviglia. Basterà dire che il lampadario di cristallo che è sospeso nel centro della sala pesa da quattro a cinque tonnellate. E' il più grosso del móndo; e quella sera dello scorso gto- iiiiiiiiitiitiiiiititiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiiii vedi, il penultimo giorno della visita del presidente Gronchi in Turchia, fra i ballerini si disputava se fosse stato un dono dello zar di Russia o dell'imperatrice Eugenia al Sultano di allora, Abdul Menici. E' difatti incredibile come le feste mondane, che si svolgono in. uno scenario storicamente eccezionale, possano stimolare il desiderio della cultura fra quanti vi partecipano. Sul fondò della sa-, la, seduti al centro di una fila di poltrone, stavano Gronchi e Gelai Bayar. Ai loro lati, le consorti, e pochissimi altri, personaggi di rango altissima;, e. sembx.ava davvero di guardare uno spettacolo di* tempi andati, con i sovrani in trono e i sudditi eminenti a far corona; ed altri sudditi, frattanto, dedicati alle danze per rallegrare se stessi e loro. ■E' come dire che era uno spettacolo, davvero, di altri tempi, dato che Vusanza di un grande ballo ufficiale è ormai venuta in desuetudine nelle nostre disinvolte democrazie. I balli di corte sopravvivono a Londra, in qualche reggia . dei Paesi scandinavi, ma altrove languono. Quando si seppe che nel programma dei ricevimenti in Turchia era anche iscritto un ballo, Gronchi fece sapere che egli non danza: «Non uorrei — precisò — dare occasione a dicerie di un mio giro di valzer ». Era appena uno scherzo, era una amabile battuta, ma Gronchi stesso forse non sapeva quanto imbarazzo ne sarebbe venuto ai diplomatici in servizio cerimoniale. Se Gronchi non ballava, sarebbe rimasta seduta la siqnora Bayar, consorte del Presidente turco, la sola che avrebbe potuto aprire le danze con l'ospite italiano; e fu posto il quesito se i?i tal caso Celai Bayar, il Presidente turco, avrebbe potuto invitare alle danze Donna Carla, la consorte di Gronchi. I funzionari del protocollo risposero di no: sedendo i presidenti, rimangono a sedere anche le mogli dei presidenti. Il signor Kordalan, che è un eccellente ballerino e che presiede il Parlamento turco e che è pertanto il personaggio numero due della Repubblica, si fece allora avanti con la richiesta di venir delegato ad aprire le danze, da parte turca. Egli avrebbe invitato Donna Carla, che balla bene; Pella che, in quanto piemontese, ha nel sangue la danza, sarebbe stato cavaliere della signora Chadan Menderes. Era una soluzione di compromesso, molto ingegnosa evidentemente, ina fu respinta; e la finale decisione fu trovata secondo la formula detta in principio, la quale diede ai coniugi Pietromarchi e Menderes il privilegio della funzione inaugurale di una' festa di un tipo a cui non sia■ mo più abituati. Fu, d'altra parte, una festa bellissima. E dato che son queste le occasioni per le migliori confidenze; e quelle che ci danno le condizioni più desiderabili per la sincerità, le confessioni e le ammissioni, fu in quella sera di giovedì, ballando, che si riusci a parlare, tra polka e valzer, dei segreti più fondi della politica. Uno dì questi era di un genere che forse i turchi e gli italiani, soli fra tutti gli altri popoli del mondo, capiscono ed apprezzano: era la spiegazione, l'unica vera, della altrimenti incomprensibile recente crisi tra la Turchia e la Siria. « Agli italiani lo possiamo confidare », diceva un turco. « Voi — continuava — ci po¬ tete capire, diversi come siete dagli americani e dai russi; e per fortuna, invece, simili a noi». E' una storia abbastanza complicata, ma talmente accettabile per noi, turchi e italiani, che fra di noi possiamo raccontarla senza scandalo. Tre o quattro mesi or ,sono il governo di Ankara prese, la decisione di intervenire con fermezza contro una ganga di contrabbandieri che infestava la zona confinaria tra la Turchia e la Sirio. Era una ganga, era una banda, era una mafia, una camorra che dominava in proprio la. regione di frontiera sovrapponendosi al potere dello - Siato. Lo Stato, per motivi, di ordine tecnicofinanziario che ritiene opportuni, segue in materia di valuta una politica estremamente rigorósa che tuttavia non è, per quanto pare, sempre efficace. Per la difesa della moneta ha creduto di imporre tassi di cambio che non corrispondono bene alla effettiva capacità di acquisto della lira turca, e ne è venuta la ' conseguenza di una sua gravissima crisi a livello ed in sede delle compensazioni internazionali. Sul piano delle intraprese private, .d'altra parte, ne sono state offerte eccellenti occasioni per favolosi quanto indebiti guadagni ai profittatori senza scrupoli. Anche in Turchia, per quanto la Turchia sia un Paese di forte moralità civile, profittatori di questo genere sono in buon numero. Praticamente, le operazioni si svolgevano secondo un modulo di estrema semplicità. Grossi affaristi accaparravano in Turchia quanto più si poteva dei prodotti che l'Occidente, l'America in ispecie, fornisce alla Turchia nel quadro del programma di assistenza. Ne facevano ammasso clandestino, pagando in lire turche sopravalutate ufficialmente; così ottenevano a buon prezzo di costituire ingenti scorte di prodotti pregiati, medicinali per esempio. Di simili prodotti c'è in Siria una penuria assai più grave che in Turchia, e la fortuna è che la Siria è tra i pochi Paesi ove si goda di un'assoluta libertà valutaria. Ciò sta a dire che in Siria si trovano facilmente quei dollari che sono invece vanamente cercati nella rigorosa Turchia: e si capisce quindi molto bene che buon affare fosse andare a vendere in Siria le merci occidentali che l'Occidente nega alla Siria perché essa è un satellite dell'Unione Sovietica, ma che la Siria può pagare con la moneta occidentale che difetta in Turchia e che i turchi, alleati dell'Occidente, cercano invano di procurarsi contro la legge che la proibisce. Qui non staremo a commentare il paradosso di questa situazione, di cui si discorreva, d'altra parte, in occasione di uii ballo; valga però l'informazione dei provvedimenti che furono decisi, tre o quattro mesi fa dal Governo di Ankara, con il proposito di stroncarla una volta per tutte. I contrabbandieri di merci e di valuta a cavallo della frontiera turcosiriana erano, già abbiamo detto, molto potenti. Disponevano di automezzi, di una larga e sottile organizzazione ramificata nella fascia confinaria dei due Paesi; praticamente avevano asservito, o almeno controllavano, anche le forze di polizia di qua e di là. Il Governo di Ankara considerò che la matterà di ridurre a ragione quelle bande, che avevano già in pratica vuota¬ to la Turchia dell'ultima pasticca di aspirina per venderla alla Siria, era di far ricorso alla risorsa estrema: al bravo esercito. Il bravo esercito in Turchia à quanto~di più serio e di più solido sappia fornire una nazione ti cui civismo è tutto militare. Contro l'esercito, a nessuno in Turchia viene neppure in mente di tentare, non diciamo resistenza, ma anche solo una prova di corruzione; esso è difat-U la ragione ultima, la più alta istanza, il giustiziere destinato: sicché una parte dell'esercito, una grande forza che comprendeva anche il Corpo d'Armata del presidio di Ankara fu inviato alla frontiera con la Siria, per « sollevare » dalle loro funzioni naturali « meno fidi poliziotti e doganieri. Cessò naturalmente da un giorno all'altro il contrabbando; scomparvero le ganghe dei trafficanti di aspirina e di valuta; il confine divenne tmpermeabtle, ma scoppiò la protesta della Sina che si venne a trovare d'improvviso senza i buoni medicinali americani di' contrabbando. Sentendo la protesta, Kruscev la fece propria, per altri motivi, mentre nessuno in Occidente onestamente nusci a negare che l'esercito turco fosse calato per il primo alla frontiera di uno Stato satellite dei russi, cosicché l'Occidente ebbe la taccia di tentare, con un esercito fra i migliori del mondo come è il turco, una pressione contro un Paese che è tra i più disarmati ed inefficienti, come è la Siria. Da questa che noi vorremmo chiamare l'operazione aspirina, parve minacciata il mese scorso la pace del mondo. Essendo informazioni confidenziali che circolavano tra le danze intrecciate nella sala del trono di Dolmabagcè, potrebbero sembrare scarsamente attendibili: ma sono due le considerazioni in base alle quali crediamo di potercene fare fedelmente garanti. La prima è che, secondo le tradizioni della più belle epoque, conservate in Turchia dove ancora si danzano polke, mazurche e valzer in onore degli ospiti, i misteri politici si svelano precisamente nelle galanti occasioni delle feste da ballo. E la seconda considerazione è indicativa anche da un punto di vista più modernamente politico: nelle elezioni di venti giorni fa il partito democratico al governo perdette tutti i voti di cui godeva nelle regioni confinarie con la Siria. Come protesta, le popolazioni locali che avremmo potuto credere liete e riconoscenti per la protezione che l'esercito veniva ad offrire loro contro una presunta minaccia da parte della Siria, votarono invece per il partito repubblicano di opposizione. Soppresso il contrabbando, veniva tolta la risorsa che rendeva possibile a quei poveri la vita quotidiana. Vittorio Gorresio