Il viaggio in Turchia del presidente Gronchi

Il viaggio in Turchia del presidente Gronchi Il viaggio in Turchia del presidente Gronchi H Presidente Gronchi sarà in Turchia domani, per I una visita di Stato della durata di pochi giorni. EsI sa, del resto, è destinata a | svolgersi in un periodo tranquillo, di calma ritor[ nata dopo le varie inquietudini che fino a poche settimane or sono avevano fatto temere complicazioni alle frontiere turco-sovietiche e turco-siriane. Perciò la visita si compirà, come suol dirsi, nel quadro di una tradizionale amicizia che | due Paesi intendono ricon1 fermare nella propizia ocI casione che si presenta: e 1 si potrebbe anche giudicar| la priva di un autentico vai lore politico. Invece, non è il caso di 3 misconoscerne l'importanza. I E' noto come questi incon| tri internazionali ad alto 1 livello — a livello di capi I di Stato, nel caso nostro | — siano concordati con I lungo anticipo di tempo I sulla data alla quale ven! gono poi ad effetto. Di un 3 viaggio di Gronchi in Turs chia si era parlato, per j esempio, fino dalla scorsa ! primavera, e allora fu per cause dipendenti dalla situazione interna italiana j (era imminente la crisi del governo Segni) che esso dovette essere rinviato. Ma quel rinvio, per altre circostanze intervenute, si è rivelato poi provvidenziale nel quadro della politica estera dell'Occidente. Si deve, infatti, ricordare che circa un mese fa, proprio nel colmo della presunta crisi turco-sovieticosiriana, da Roma venne ufficialmente comunicato che il Presidente della Repubblica italiana nella prima metà del mese di novembre avrebbe tenuto fede al suo impegno di una visita di amicizia alla Turchia. Era un annuncio che, nella sua schematica semplicità protocollare, aveva un duplice significato politico, e quasi era un messaggio dell'Occidente alla fiera nazione turca, buon avamposto della N.A.T.O. nel settore orientale del Mediterraneo. Da un lato, infatti, si veniva a dire che in Occidente non si prestava credito alle voci allarmistiche diffuse da Mosca per una grossolana manovra di disturbo, le cui ragioni pretestuose non sono state fino ad oggi nemmeno ben capite: e in tal modo si dava una, dimostrazione di serenità e di sangue freddo, quanto mai opportuna in un momento in cui Kruscev mirava alla confusione. Dall'altra parte, e ciò valeva per il caso che le valutazioni degli occidentali fossero troppo ottimistiche, la conferma del viaggio di Gronchi doveva servire a dimostrare — tanto ad Ankara quanto a Mosca — che la solidarietà dei Paesi occidentali uniti nella N.A.T.O. non è un'espressione formale, priva di contenuto, ma sì rinsalda, anzi, quando viene alla prova dei momenti difficili. Se qualcosa la Turchia avrebbe potuto temere di fronte alle minacce sovietiche, questo era, infatti, un eventuale isolamento diplomatico: ma l'annuncio italiano, anche se dato in un'occasione semplicemente protocollare, stava a fare presente che la Turchia isolata non era. Non ci può dispiacere che le circostanze abbiano consentito alla nostra diplomazia di dare questa prova esplicita della costante adesione italiana alla causa dell'Occidente. Tutte le volte, infatti, che si parla di nostre iniziative nel Mediterraneo, di una funzione nostra naturale dà esplicare nel Medio Oriente, da varie parti sorgono sospetti, alimentati da diffidenza, spesso ingranditi da mala fede, circa un possibile mancamento . italiano all'osservanza dei trattati sottoscritti con l'Occidente. Ora si è visto, e sarà confermato nel corso della visita ufficiale in Turchia del presidente Gronchi e del ministro Pella. come si debba intendere, in realtà, l'iniziativa e la presenza italiana nel settore del vicino Oriente, dove esse possono fungere da collegamento e da ponte fra quei popoli e i popoli del mondo libero, per agevolare un dialogo ' costante ed aumentare le possibilità di comprensione reciproca, nell'interesse della pace, per la difesa della libertà di tutti. Che il colloquio si svolga ed anzi continui (si ricordi il viaggio di Pella ad Ankara nel 1953 e la visita a Roma di Men- deres e Koprulu nell'anno successivo) avendo a diretti interlocutori turchi e italiani ha, d'altro canto, una precisa importanza politica e storica. Lasciamo pure quelle che sono le esercitazioni, consuete in questi casi cerimoniali, dirette alla ricerca di affinità naturali e di comuni tradizioni fra l'un popolo e l'altro, per tenerci su un piano tutto aderente alla realtà. L'Italia e la Turchia sono Paesi che nell'età contemporanea hanno ambedue rinunciato ad una politica di espansione a danno di altri popoli. Sotto la guida dell'Ataturk, la Turchia ha saputo ridimensionarsi da grande impero etnicamente fra i più compositi e territorialmente fra i più dilatati, in nazione unitaria esclusivamente intesa al proprio interno sviluppo e ad un civile progresso. Nessuna velleità, fra i turchi, di farsi guida ad altri popoli da trascinare in avventure: solo una ferma volontà, da quando furono ricostituiti in una patria, in una lingua e in un destino nazionale, di difendere la propria integrità territoriale, nel rispetto dell'indipendenza dei vicini. Così l'Italia, da quando ha formalmente rinunciato alla cosiddetta politica coloniale, imperialistica, aggressiva. Se per i primi siamo lieti di attestare alla Turchia di Kemal il merito di aver superato con tanta saggezza il complesso d'una secolare storia di dominazioni sullo straniero, abbiamo pure titolo, noi stessi, per attenderci che dall'incontro fra la Turchia e l'Italia, militi fedeli dell'alleanza occidentale, tutti i popoli dell'inquieto Medio Oriente traggano in questi giorni motivo non già di allarme, bensì piuttosto di sicura garanzia per la possibilità di una collaborazione, nella pace, ed a condizioni di reciproca equità. Vittorio Gorresìo

Persone citate: Gronchi, Koprulu, Kruscev, Pella