L'Alessandria rinnova il prestigio della vecchia provincia calcistica

L'Alessandria rinnova il prestigio della vecchia provincia calcistica L'Alessandria rinnova il prestigio della vecchia provincia calcistica La squadra grigia ha ormai raggiunto il gruppo di testa - Tagnin, maratoneta del campionato - La grande giornata del Torino - L'infortunio juventino L'Alessandria ha vinto anche a Marassi. Gli occhi sono puntati su questa squadra che, partita senza pretese, un passo dopo l'altro è arrivata nelle prime posizioni del girone. E' partita senza pretese, ma non sappiamo ora come la pensi. Vi sono squadre che sono fatte di grandi nomi, altre i cui nomi dicono poco o niente, ma bisognerebbe sempre giudicare ignorando come sono composte. Il prestigio di un giocatore affascina, e riesce talvolta ad influenzare i giudizi. Prendete Schiaffino, grande nome e, un tempo, grandissimo giocatore. Oggi vale circa la metà di quando l'abbiamo visto ai mondiali in Svizzera, ma la sua fama è pressoché intatta, richiama l'occhio sul suo gioco, suggestiona i compagni. E' l'uomo della regia, ma ha bisogno di spazio, si trova male nel corpo a corpo e peggio ancora se deve sgambare avanti e indietro. E' un atleta che richiede "un determinato ambiente di gioco, la partita calma che consenta di ragionare, il terreno per muoversi. Giocatore ideale da centro campo, ma in certe partite il centro campo è scavalcato, e sotto c'è ressa. Gli anni passano anche per lui, la sua mobilità è limitata, i riflessi sono meno pronti. Resta il tocco che è sempre quello d'una volta, il tocco di un artista, di un uomo che conosce i segreti della tecnica calcistica e non fa mai nulla a caso. Può deludere, ma non umilia mai la stia dignità di giocatore con mezzucci e ri pieghi meschini. Prendete Tagnin, prodotto puro del vivaio italiano. Al contrario di Schiaffino, co minciano appena ora a cono scerlo, ma è già quasi un anziano. La sua. carriera l'ha compiuta sgobbando, è l'uomo della spola, il maratoneta del campionato. E' venuto su lentamente, a forza di macinare chilometri, s'è fatto insomma con la sua abnegazione, il suo spirito di sacrificio, la sua grande volontà di riuscire. Quand'era ragazzo si diceva: « Che peccato, un cosi bel giocatore con così fragile tisico! ». Pareva che una volta o l'altra dovesse cadere sfinito sul campo tanto era esile la sua costituzione. Finì in una squadra minore e pareva dovesse restarci per sempre. Fu il presidente dell'Alessandria a volerlo ad ogni costo. Ora Tagnin è immensamente meno famoso di Schiaffino, ma sul campo il suo lavoro conta assai più di quello dell'Uruguay ano. Si dice a Tagnin: tu devi controllare il tal giocatore. Si può essere certi che quel giocatore scomparirà dalla scacchiera della partita. Ha la tecnica sobria dell'atleta che possedendo a o a n a , e e o e a i a a o a n i o l a o l e a o a e. a: a a a osafaa il e a a a fondo il mestiere riesce a trasfondere nel gioco quello che gli serve e nulla di più. Marcarlo non si può. Ha m. raggio immenso di attività, si porta dietro il suo avversario in quelle passeggiate che non finiscono più, lo spreme, lo lascia come uno straccio. E non si creda che sia solo uno sgobbone. E' il tipico «interno >, non solo distruttore ma anche costruttore, ha la cadenza, il fiuto del gioco, la correttezza, l'istinto tattico di un altro grande giocatore del passato, alessandrino come lui: Ferrari. Tagnin è arrivato relativamente tardi alla notorietà, ma è ancora in tempo per ricominciare addirittura la sua carriera. Abbiamo voluto mettere a confronto due tipi di giocatori che occupano nelle rispettive squadre, il medesimo posto, anche un po' per spiegare il perché di certi risultati. La vittoria dell'Alessandria a Marassi è stata come il pezzo di bravura di una orchestra perfetta. Quella del Torino, il giorno innanzi, era stata un magnifico colpo di mano contro una vetusta fortezza. La squadra granata ha forse più slancio e più estro; quella alessandrina è invece più ordinata e più equilibrata in difesa. La vittoria sul Milan da parte del Torino, non può essere menomata dalle asserite deficienze arbitrali. E' stata troppo bella e troppo chiara. E' il successo del ritmo e dell'improvvisazione, dell'estro e della combattività: le doti che il Milan non ha saputo eguagliare. Si guardino i risultati delle prime nove giornate: in essi c'è la storia preoccupante di questa squadra che non ha ancora ritrovato se stessa. Intanto, nel settore di testa, l'alt della Juventus ha riacceso le speranze degli avversa ri. La Fiorentina ha pareggiato contro la Lazio dopo aver ricuperato due volte lo svantaggio: è una squadra che yien su piano, ma vien su. La Roma avanza senza clamori, senza battage, ma sarà per la Juventus non meno dura della Fiorentina. Il Napoli ha messo, con la vittoria sulla Spai, ima pezza sui suoi mali, ma i rovesci recenti non hanno ancora finito dì amareggia re i tifosi. La squadra — essi pensano — avrebbe ora sca valcato la Juventus. Con «se » si tira la logica come si vuole. D'altra parte, la sconfitta della Juventus, se pesa sulla classifica, non intacca però il valore della squadra. Tutti sanno come è maturata. Sen za Charles tutto cambia, non si fa più lo stesso gioco, c'è un punto di partenza ma dif ficilmente un punto d'arrivo, e una manovra impiantata su determinate pedine non può ripetersi se una di queste pe- i' idine viene a mancare. Quello 'che amareggia non è la sconfitta in sé, ma il modo. Una domenica o l'altra il capitombolo doveva venire, l'imbattibilità è un peso duro da sopportare, affanna i giocatori, influisce sul comportamento della squadra, toglie serenità al lavoro di tutti. Certo, la scon fitta non crea il buon umore, ma poiché evitarla per sempre non si può, è meglio non drammatizzarla. E' quello appunto che si pensa anche alla Juventus. Perdere a Vi cenza può essere un infortii nio, la sconfitta sorprende ma nello stesso tempo non limita la valutazione della squadra, diventa uno spiacevole ma non grave incidente di strada. Lo stesso che aveva già do vuto subire anche la Fioren tina. Quello che importa ' è reagire subito. Domenica arriva la Lazio. Ettore Berrà

Persone citate: Schiaffino, Tagnin

Luoghi citati: Lazio, Svizzera, Uruguay