Vito e condizioni degli italiani in una miniera tedesca della Ruhr di Massimo Conti

Vito e condizioni degli italiani in una miniera tedesca della Ruhr I PROBLEMI DELLA NOSTRA EMIGRAZIONE Vito e condizioni degli italiani in una miniera tedesca della Ruhr /Scarsità di minatori in Germania ■ Alla Walsum Kohle sì fa il possibile per non perdere i nostri lavoratori Risolto il problema della pastasciutta - L'alloggio, il guadagno, le chitarre e i mandolini - Il lungo corridoio dove si respira aaerosol» ■ Difficoltà di «ambiente» e umori non sempre benevoli dei minatori tedeschi (Dal nostro inviato speciale) Walsum, 31 ottobre. L'esperimento dell'emigrazione italiana in Germania comincia a dare risultati incoraggianti: ce ne rendiamo conto visitando a Walsum, nel bacino della Ruhr, la più moderna miniera che esista in Europa dove lavorano centoquaranta nostri connazionali. Questo gruppo di italiani, arrivati in Germania nelle ultime settimane con altre cen"« lia di loro compagni sparsi ora in diversi centri minerari, apre un movimento emigratorio che sembra promettere beile. Ogni mese partono per la Germania trecentocinquan-' ta minatori italiani e si prevede che questa media potrà esser mantenuta anche in futuro. Le possibilità di occupazione nell'industria mineraria sono molto larghe, i minatori tedeschi non bastano alle esigenze della produzione e con la scarsità di mano d'opera che c'è in genere nella Repubblica federale è difficile reclutarne di nuovi. Si dà anzi spesso il caso di gente che, stanca di cavar carbone, cam¬ bia mestiere; per riempire i iiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin perdere in parie quelli che si <; accaparrati con tanta cura. « Non possiamo certo lagnarci del trattamento — ci dice un veneto piccolo e atticciato — tutt'altro, ma i soldi sono pochi ». Racconta che gli danno 61.00Q lire il mese nette, che il vitto e l'alloggio di quattro settima- ne gli vengono a costare circa dodicimila lire e che con il resto deve provvedere alla famiglia rimasta in Italia, moglie e due bambini. Sicuramente è poco quel che guadagna, ma non si può dimenticare che egli, come del resto la maggior parte dei suoi compagni, prima di venir qui non aveva mai visto una miniera. E' un apprendista, non è ancora sceso una sola volta al fondo e non ha mai < prodotto » un chilo di carbone. Per ora, mentre si istruisce e impara la lingua — vi sono corsi di tedesco obbligatori, le cui ore vengono regolarmente retribuite — gli fanno fare lavori ausiliari, alla superficie o nei tunnel, caricare e scaricare carrelli, azionare qualche semplice congegno e < servire » gli anziani. Come tutti gli altri anche il veneto avrebbe voglia di andare subito a cavar carbone e guadagnare di più, ma le leggi di polizia in Germania vietano l'impiego di gente che non sia stata accuratamente istruita, non conosca sufficientemente la lingua e non abbia superato un esame di idoneità. Anche gli stranieri che conoscono già il mestiere devono assoggettarsi a un corso di istruzione obbligatoria, sia pure di più breve durata, sui metodi di lavoro nelle miniere tedesche. Ci vuole quindi pazienza. I primi tempi, specialmente per chi ha lasciato in patria moglie e figli, sono difficili. Al secondo mese di lavoro — ci riferiamo sempre al caso tipico d'uri minatore con moglie e due bambini — il salario viene portato a circa 65.000 lire il mese, nette; la situazione comincia a migliorare notevolmente al terzo mese quando la paga arriva quasi alle -82.000 lire. Nel salario del periodo di istruzione sono compresi anche gli assegni familiari (è bene ricordare che in Germania gli assegni spettano soltanto a chi abbia due o più figli), ma in compenso è stata concessa ai nostri connazionali con famiglia una « indennità di lontananza », trecento lire il giorno, che vanno ad aggiungersi alle paghe nette. Finalmente dopo tre mesi il neo-minatore può cominciare a lavorare normalmente e quindi a guadagnare di più. In miniera il lavoro è a cottimo e le paghe dei minatori, a seconda del rendimento, vanno dalle 90.000 alle 180.000 lire il mese. Un massiccio minatore sardo ci confida, per esempio, di avere intascato il mese scorso lavorando sodo duecentomila lire <pulite». < E' vero — dice — che in Belgio i salari sono più alti, ma laggiù si muore e ci si ammala anche con maggiore facilità ». Egli ci racconta che alla « Walsum » ci sono < sotto > tunnel in cemento armato con aria abbondante e molta luce, che tutto funziona automaticamente e sembra di trovarsi nei sotterranei' d'una stazione ferroviaria; entrando e uscendo dalla miniera — con spogliatoi e spacci di bevande — si attraversa un vuoti di mano d'opera le imprese della Ruhr e del territorio di Aqulsgrana avrebbero bisogno di altri ventimila minatori. Ciò considerato, mette conto riferire le esperienze dei primi gruppi di italiani chiamati a lavorare nelle miniere tedesche. Visitando la miniera della « Walsum Kohle » si possono fare soddisfacenti constatazioni. I nostri connazionali sono stati ospitati provvtso- . riamente in un ordinato e pulito complesso di « baracclie > in legno, ti cosiddetto campo 2. Le stanzette per due persone dove dormono i minatori sono provviste del necessario: parecchie hanno la radio e V termosifone, e in tutte vi sono letti con materassi di gommapiuma; né mancano in ogni « baracca > docce e bagni con l'acqua calda. Paolo Marzolla, un torinese che assiste i nostri emigrati e fa loro da interprete, ci racconta durante la visita al campo che le case per i minatori — decorosi appartamenti di dite, tre camere con bagno e cucina — so?io quasi pronte e che è anche in progetto la costruzione di un villaggio per le centinaia di italiani attesi per i mesi prossimi. Alla mensa del « campo 2» troviamo una trentina di italiani — veneti, abruzzesi e sardi per la maggior parte — che mangiano con impegno piatti enormi di spaghetti al .pomodoro. La direzione della impresa, che sa j gusti dei nostri compatrioti e la loro avversione al cibo tedesco (quanti emigrati sono tornati indietro spaventati dalle pettate scondite e dal Sauerkraut!), ha disposto che al « campo 2 » si cucini sempre all'italiana: è stato scelto appositamente un cuoco che lavorò per oltre un decennio nel nostro Paese. Poi è'stato stabilito che la pasta asciutta dev'essere distribuita « a volontà*, e qui difattt c'è gente di particolare appetito che ne mangia anche cinque porzioni per volta senza pagare un centesimo di più oltre il prezzo fissato, ISO lire. Con la penuria di braccia .che c'è in Germania e la difficoltà di reclutare lavoratori stranieri attratti da Paesi con più alti salari come la Svizzera e la Francia, si può dire che gli italiani siano l'unica risorsa dell'industria tedesca. Ci racconta qualcuno che la direzione della < Walsum Kohle » ha ordinato ai propri dipendenti di « trattare gli italiani come vasi di porcellana » e che il personale della miniera, dagli ingegneri ai capi-reparto, osserva la volontà dei proprietari con scrupolo. Non c'è lagnanza od osservazione dei nostri minatori che non giunga al direttore della « Walsum >, il quale cerca i rimedi necessari. Così nello spazio di alcune settimane i minatori del < campo 2 » hanno avuto cinema, televisione, campo per il gioco del calcio e completa attrezzatura sportiva, abbonamento a quotidiani e riviste italiani, nonché pullman a disposizione per le gite di fine settimana. Accortasi che gli italiani hanno bisogno di sfogare umori e nostalgie con la musica, l'impresa ha fatto comperare e distribuire gratuitamente una dozzina di chitarre e mandolini. La paura costante della « Walsum Kohle » è che qualcuno possa lagnarsi del trattamento e che l'eco delle querimonie arrivi Tino in Italia. In questo malaugurato caso essa rischierebbe di non ricevere più altri minafori se non addirittura di lungo corridoio dove si respira < aerosol », ottimo rimedio per i polmoni incrostati di polvere. Certamente non tutte le miniere tedesche hanno le attrezzature, i mezzi e il servizio di assistenza della « Walsum Kohle », e non di rado ai nostri consolati ar- | rivano roci di gente scon- tenta e richieste di rimpatrio, la cui percentuale tuttavia è molto bassa. Ma la emigrazione italiana in Germania, orientata soprattutto verso il settore minerà^ rio e quello agricolo, comincia a funzionare soltanto adesso. Ostacoli, inconvenienti e difficoltà d'ogni genere ve ne sono e ve ne saranno anche in futuro. Potranno scomparire solo se, come si è fatto finora, le due parti, italiani e tedeschi, continueranno a lavorare con pazienza e comprensio¬ (^iMiFiiiiitMiiiiiiiMiiiiiiiiMiiiiiMiiiiiiiitiiiKiii ne reciproca. Un esempio delle impensate difficoltà — stavolta si tratta di problemi « d'ambiente » —- è dato dai malumori dei minatori tedeschi. I tedeschi non amano gli italiani e gli stranieri in genere; se poi si accorgono che ad essi si riservano dei privilegi, allora cominciano a covare l'odio. Un giorno alla < Walsum » i nostri minatori trovarono una scritta a carbone sui carrelli: < porci italiani ». I dirigenti, subito informati del fatto, stabilirono una specie di grossa taglia per chi avesse scoperto l'autore della vile impresa: duemila marchi, circa trecentomila lire. Si sperava non tanto di scoprire i colpevoli — che nessun minatore avrebbe mai denunciato i compagni — quanto di intimorire gli xenofobi. Incidenti del genere difdtti non si sono più ripetuti. Massimo Conti ririiiririiiiriiiiiiiriiii iMiiiiiitiiiiMiiiiMMM

Persone citate: Paolo Marzolla