Il principe Pepito Pignatelli descrive una festa in casa del marchese De Seta

Il principe Pepito Pignatelli descrive una festa in casa del marchese De Seta iVuove WrelaziouJ al processo ne* gli stupefacenti a Roma Il principe Pepito Pignatelli descrive una festa in casa del marchese De Seta 11 giovane nega di aver fatto uso o commercio di droghe - Ammette di aver acquistato «.per curiosità una polverina bianca che credette cocaina, ma era'solo un'imitazione* (Nostro servizio particolare) Soma, 18 ottobre. Il principe Popito Pignatelli d'Aragona Cortes, un giovanotto di poche parole, appassionato soltanto di musica jazz, aggi interrogato dai giudici ha posto al suo lungo racconto una premessa: « Non ho mai acquistato, né usato, né tantomeno commerciato la cocaina-». Nel dire questo, il suo viso pallido ed emaciato s'è coperto d'un lieve, soffuso rossore. Ma ai giudici interessava conoscere i particolari di un certo episodio che ha portato il giovane principe (ha appena venticinque ami», è alto, magro, incurvito anzitempo) sul banco degli imputati: l'acquisto, cioè di un flacone contenente cocaina (o novocaina t ) e la conseguente festicciola in casa del marchese De Seta. Quale fu la ragione che lo spinse una sera mentre passeggiava per via Veneto insieme ad un amico, Edmondo De Marcus, a desiderare « un piz¬ zico » di cocaina', lui che ha giurato di non averla mai «fiutata », Pcpito non lo ha spiegato (né i giudici glielo hanno chiesto). Si è limitato a dire soltanto che una sera sentì'improvviso questo desiderio e non seppe né volle in realtà resistere. E si ricordò che il duca Augusto Torlonia, proprio il giorno prima, gli aveva presentato un tale, Francesco Giordano, che era in condizioni di poter procurare, in qualsiasi momento, della cocaina. E fu a Francesco Giordano che si rivolse. Lo invitò a pranzo, gli chiese la droga, l'altro gli offrì un flacone da 10 grammi. Pepita aveva con sé un assegno di 104 mila lire (risultato poi a vuoto) consegnatogli da De Marcus, e fini per acquistare soltanto 6 grammi di cocaina per 75 mila 1 re. Ma quella polverina bianca era autentica? Per risolvere il dubbio Pignatelli pensò dì rivolgersi ad un suo amico, Luigi Spagnoli, molto pratico di sostanze stupefacenti, al qua¬ a a a le fu sufficiente uno sguardo per capire ohe quel flacone conteneva tutto fuorché cocaina. « Fu allora — ha spiegato poi il principe — che pensammo di restituire H flacone a Giordano ed aver indietro i quattrini. Ma Giordano oppose che doveva rintracciare colui che, a sua volta, gli aveva ceduto la falsa cocaina. Andammo poi in vari locali notturni sino a quando ci ritrovammo, De Marcus due ragazze francesi ed io, alla Boite Pigalle da dove uscimmo, dopo aver pagato un conto di 80 mila lire, verso le cinque o le sei del mattino. Per finire la serata pensai di telefonare a De Seta che era ancora in piedi con alcuni amici tra i quali Augusto Torlonia. Le ragazze francesi non rimasero a lungo con noi. Scapparono via perché... '?ifrfv « E' esatto il verbo: scapparono f > — ha interrotto il P. M. « E' esatto — ha confermato Pepita — scapparono per il contegno del Torlonia. Rimasti senza donne telefonammo ad altre ragazze che rimasero con noi sino alle 13 del giorno successivo*. <E il flacone ? », gli ha chiesto il Presidente. «De Marcus lo lasciò su un, tavolo in casa De Seta » ha spiegato il principe. Finito il racconto Pignatelli ha,tirato un sospiro di sollievo. « Ma se non era sostanza stupefacente — ha osservato il P. M. — perché a casa di Luigi Spagnoli vi siete preoccupati di dividere la polverina in grammi e ciascuno ha preso la sua parler-». Il principe non ha saputo che cosa rispondere Poi si è ricordato che aveva da saldare un debito con Max Mugnani. In istruttoria egli aveva accusato l'cx-conscle della milizia ferrarese di avergli offerto alcuni anni fa, della coca nella hall del Grand Hotel: « Ebbene — ha spiegato Pepito — mi dispiace di aver detto questo perché non è vero. Purtroppo quando mi interrogarono dopo l'arresto ero talmente sconvolto da non sapere cosa dicessi ». Breve chiarimento di Max Mugnani per dire che a luì, in passato. « la cocaina è sempre molto piaciuta», poi s'è passati a Luigi Spay/ioli, «l'esperto di alcaloidi » come lo ha definito Pcpito Pignatelli. E' costui un orefice romano Hi circa 40 anni che dal 1040 al 1940 ha «fiutato » cocaina svezzandosi poi a causa di un vizio cardiaco. « Appunto perché avevo una ben triste esperienza — ha spiegato — che sentii il dovere sociale ed etico di dissuadere Pignatelli dall'acquistare la cocaina. Anzi lo insultai perché vedevo in lui me stesso; ma non vi riuscii. E per questo sono da 16 mesi in carcere >. Fatta questa premessa che gli stava a cuore Luigi Spagnoli è passato a ricordare l'episodio già narrato negli stessi termini da Pignatelli. Ha aggiunto qualche altro dettaglio: non per niente è tanto esperto di stupefacenti da destare l'ammirazione dello stesso Max Mugnani. Perché si rese conto che il flacone mostratogli una sera da Pignatelli conteneva mia «bidonata»? Ma perché il flacone non aveva, come quelli autentici, il peso tradotto in once e poi perché spalmato un pizzico di droga sulla mano questa non lasciò, come avrebbe dovuto se fosse stata cocaina, una traccia oleosa. Ma dopo tutte queste spiegazioni tecniche gli è stata posta una domanda precisa: « Scusi, sa, ma lei può escludere al cento per cento che quella polvere fosse cocaina? ». E di fronte a questo interrogativo la sua sicurezza ha traballato ed alla fine ha ammesso: « Beh!, certo la certezza al cento per cento non l'ho davvero. Per me non era cocaina, però... ». Era quel « però » che aspettava da tempo il Pubblico Ministero e lo ha ringraziato con un mezzo sorriso Guido Guidi li principe Pignatelli (in pie di) si reca a deporre (Telef.) lllIllllllllllllllllllllMIIIIIIIIlllllllllllllllIlllillllllIIIIItlllllIllllllItlllllIlllllllllllIllllllllllllHIMIin

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