Le quattro correnti del PSDI di fronte al congresso nazionale di Enzo Forcella

Le quattro correnti del PSDI di fronte al congresso nazionale PROSPETTIVE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE Le quattro correnti del PSDI di fronte al congresso nazionale Domani l'inizio dei lavori a Milano - Indicazioni contrastanti dai risultati delle assemblee provinciali - Nessun invito ufficiale agli altri partiti italiani • L'intesa tra Lauro * il MSI per Uste uniche nell'Italia settentrionale Roma, 14 ottobre. Ieri si sono svolte le ultime assemblee provinciali del PSDI in preparazion- al congresso nazionale col partito che si apre a Milano dopodomani. Si sono ritrovate a confronto le quattro principali correnti di destra, centro, centro-sinistra e sinistra. Il centro ha vinto largamente nelle isole e nelle province del Meridione, mentre a Roma ha appena superato il 51% ed a Milano ha ottenuto col 47% la maggioranza relativa. Le due correnti di sinistra (una fa capo a Matteotti, Vigorelli e Tremelloni, l'altra a Mondolfo, Faravelli e Zagairi) hanno conquistato tutte le province venete, Firenze, Foggia, Varese, Ancona ed altre minori. La destra non ha vinto in nessuna federazione mentre In un certo numero di province, tra cui quella dì Bologna, si sono affermate mozioni locali. Il risultato- di altre quattro province (Viterbo, Potenza, Terni, Salerno), dove ha vinto il centro, verrà sottoposto alla commissione di verifica dei poteri per contestazioni. Un quadro definitivo dei rapporti di forza sul piano nazionale non è stato, però, ancora fatto e, anche se lo si fa-cesse, non troverebbe concordi le va rie parti in causa. Secondo i portavoce dell'attuale segreteria, infatti, la sinistra avrebbe 11 36%, la destra l'8% e il centro il 67% dei voti validi, ciò che gli consentirebbe, ovviamente, di guardare alla battaglia milanese con assoluta tranquillità. Secondo le sinistre, Invece, esso non solo non avrebbe la maggioranza, ma non potrebbe neppure raggiungerla som mando alle sue forze quelle della destra, ad esso molto vicin»: la corrente di Saragat raggiungerebbe, in base a questi dati, soltanto 11 41%, mentre le due sinistre sarebbero sul 43% (20 Zagari e 23 Matteotti). La destra avrebbe soltanto il 6% (e, con il suo aiuto il centro toccherebbe perciò il 47%), mentre, 11 restante 10% sarebbe controllato da .« mozioni locali > che non hanno ancora precisato il loro atteggiair""to nei riguardi delle mozioni c nazionali >. Lasciandosi trasportare dall'euforia di questi dati, Zagari ha dichiarato: «La sinistra ha vinto, poiché il centro neppure con l'aiuto della destra riuscirà' a controllare 11 partito ». ' CI troviamo così di fronte a due indicazioni nettamente contrastanti. Secondo i dati del centro Saragat ha già una larga maggioranza assoluta secondo quelli della sinistra tutto è rimesso a quel 5 per cento delle mozioni locali che dovrà dare la vittoria all'una o all'altra parte. Non c'è da meravigliarsi per questa piccola battaglia' delle cifre. In maggiore o minore misura essa si verifica alla vigilia di tutti 1 congressi é, se così non fosse, se non rimanesse un certo margine d'incertezza sugli umori reali dei delegati, sarebbe inutile indire i congressi stessi: basterebbe sommare i dati delle assemblee provinciali e proclamarne le risultanze. Al congresso gli organizzatori, ad evitare imbarazzanti polemiche con il PSI, non hanno invitato in forma ufficiale nessun rappresentante degli altri partiti italiani. E' superfluo notare, comunque, che ad esso si guarda egualmente con molta attenzione, poiché dall'impostazione che i social-democratici daranno ai loro rapporti con la democrazia cristiana, i socialisti e gli altri gruppi laici, dipenderanno la definitiva messa a punto dello schieramento elettorale del centro-sinistra e, in parte, anche le prospettive post-elettorali. Può avere un certo interesse, per quel che riguarda il PSI, che anche Dario Valori — il capo dell'apparato del PSI che a Venezia giocò un memorabile brutto scherzo a Nenni — ha ritenuto opportuno intervenire per dichiararsi In favore dell'unificazione socialista ed augurare il successo della corrente. di sinistra. In questi settori c'era stasera un certo fermento anche per le conclusioni che tirerà domani il convegno della Federazione sindacale mondiale. Come già rbbiamo spiegato, per la prima volta nella storia dell'organizzazione, la delegazione italiana, guidata da Di Vittorio, si è trovata in disaccordo con gli orientamenti sovietici, interpretati dal segretario generale della Federazione, il francese Saillant. La posizione di Di Vittorio, sino ad oggi presidente della FSM, è pericolante ed' anche se, per rendere meno clamoroso il dissenso, è stato ricon fermato in carica, reBta a vedere la. cosa più importante: se le tes sostenute dagli italiani saranno accolte nella risoluzione finale o bocciate. A quanto abbiamo potuto apprendere, la linea «eterodossa» di Di Vittorio era stata approvata, prima della partenza della delegazione, da tutti i sindacalisti comunisti, ad eccezione di Mario Montagnana che non partecipò alla riunione, ed era sostenuta, meno scopertamente, anche dai « politici ». Nei prossimi giorni, comunque, verrà convocato reattivo sindacale» del PCI per cercare di mettere un po' d'ordine in una situazione che appare assai confusa e contraddittoria A destra si è sempre al la¬ vtzgscsPsssLcnsldecgccsgdRgcmLccmzdormlnmdfccsldeI voro per - stabilire accordi, intese e patti di non belligeranza elettorale. Domani 11 segretario del MSI riferirà al suo esecutivo i risultati dei contatti avuti nella settimana scorsa con gli esponenti del PNM, del PMP e del PLI: Il segretario missino, a quel che se ne sa, considererebbe pressoché raggiunta l'intesa con Lauro, che — oltre ad un reciproco aiuto di carattere generale — prevederebbe la presentazione di liste uniche nell'Italia settentrionale dove i due partiti sono molto deboli, e candidati comuni in tutti 1 collegi del Senato, ove si giunga allo scioglimento della seconda Camera ed all'elezione contemporanea delle due Assemblee. Lauro ha grandi progetti, anche finanziari. Secondo l'agenzia socialdemocratica Roma, avrebbe intenzione di gettare sulla bilancia della sua campagna elettorale una somma pari a tre miliardi di lire. Enzo Forcella