Il buon senso e le polemiche inutili di Enzo Forcella

Il buon senso e le polemiche inutili Emo. discussione sullo spese del Qnniviwiala Il buon senso e le polemiche inutili Roma, 9 ottobre. Se le esperienze servono a qualcosa, la discussione sulle spese del Quirinale avrebbe dovuto rammentare a tutti una verità vecchia, ma troppo spesso dimenticata. La furbizia — o l'ingenuità che si traveste da furbizia — anche in politica è una cattiva consigliera. Per eccesso di furbizia si è fatto nascere uno < scandalo,» dal niente e si è offerto il pretesto ad una polemica demagogica e grossolana che una tempestiva Informazione sarebbe bastata ad evitare. / Tutti i Paesi civili hanno al vertice del loro ordinamento politico un istituto al quale, insieme a molti altri compiti, è affidato quello di rappresentare 11 Paese stesso, sul piano interno e su quello internazionale. Monarchia o repubblica, questo Istituto è 11 simbolo della nazione, depositario e custode di tutte le sue tradizioni. E' naturale che la collettività nazionale si preoccupi di porre il suo supremo rappresentante nelle condizioni migliori per assolvere il suo compito; e difatti in ogni bilancio è iscritta una certa cifra — « lista civile », < dotazione » o « appannaggio » — necessaria per le spese di rappresentanza, la beneficen¬ za, i ricevimenti, i viaggi, i doni, la manutenzione dei palazzi e tutte le altre numerose incombenze inerenti alla carica. Cosi avviene in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Francia, dappertutto. Se vogliamo portare 11 discorso su un piano mercantilistico, possiamo aggiungere che le monarchie costano molto di più delle repubbliche, se non altro perché queste non comprendono nelle spese il mantenimento della regina, dei principi del sangue e degli altri componenti la famiglia del monarca. Vittorio Emanuele III negli anni immediatamente precedenti la guerra contava su entrate non inferiori al 15 milioni annui, pari ad un miliardo e duecento milioni d'oggi. Ciononostante, la sua amministrazione era estremamente parsimoniosa: la Casa reale provvedeva direttamente soltanto al mensile di un cameriere e di due cameriere per la regina; tutti gli altri dipendenti — compreso il segretario personale — erano inquadrati tra il personale dello Stato e non gravavano, quindi, sul bilancio reale. Al Presidente della Repubblica l'Assemblea costituente attribuì, invece, un < assegno personale» di dodici milioni annui (pari a 120 mila lire del '38 e di poco superiore a quanto, tra indennità di carica ed assegni parlamentari, viene a percepire un Presidente del Consiglio: esclusi, naturalmente, I « fondi segreti » e le « spese casuali ») e una dotazione di centottanta milioni (meno di due milioni del '38). Già allora la cifra era parsa troppo esigua: la prima proposta era stata di duecentocinquanta milioni, ma si voleva dare un esempio di «austerità» e fu approvato il taglio. Da quell'epoca, purtroppo, la lira ha subito un notevole logoramento. E le spese sono aumentate. In una parola, si è constatato che le entrate del Quirinale non erano sufficienti per far fronte alle numerose necessità della Presidenza, A questo punto 11 governo aveva da fare una cosa molto semplice: illustrare la situazione al Parlamento (e quindi, indirettamente, all'opinione pubblica) e proporgli di aumentare la dotazione del Presidente. Nessuno, pensiamo, avrebbe trovato nulla da ridire. Invece si è battuta la via traversa della presentazione di un disegno di legge sotto altro titolo e della sua approvazione in Commissione. Non solo: invece di aumentare, com'era logico, la dota- zlone, si è studiato un procedimento macchinoso (trasferimento della tenuta di San Rossore e, successivamente, vendita di un terreno demaniale per reperire i fondi necessari al suo potenziamento produttivo) che costringe il Presidente della Repubblica ad assumere tra le altre funzioni anche quella di amministratore agricolo. Senza contare che la ricostituzione di un complesso di « beni dotali » per sopperire alle necessità economiche della Presidenza è una pratica concordemente sconsigliata da economisti e costituzionalisti. Ecco l'origine di tutti i sospetti, le polemiche e le speculazioni di parte. Come si è visto, ci sarebbe voluto poco per evitarli all'origine: dire subito, con chiarezza, quali sono i termini del problema, e perché si è pensato di risolverlo in quel modo, e quali conseguenze la soluzione comporta. A volte pensiamo che i nostri governanti ed i nostri legislatori abbiano un concetto errato della opinione pubblica e ritengano necessario trattarla come una minorenne. Un po' più di fiducia nel buon senso dei cittadini risparmterebbe tanti strascichi inutili , e francamente spiacevoli. Enzo Forcella

Persone citate: Vittorio Emanuele Iii

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Roma, Stati Uniti