Discussa la riforma dell'art. 17 sulle Borse

Discussa la riforma dell'art. 17 sulle Borse Discussa la riforma dell'art. 17 sulle Borse Andreotti sottolinea la fuga all'estero di capitali italiani Un comitato di parlamentari dovrà suggerire una soluzione Roma, 9 ottobre. (e. s.) L'attesissima riunione della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, chiamata a riferire sul disegno di legge del sen. Guglielmone per la riforma dell'art. 17, si è chiusa dopo tre ore e mezzo di acceso dibattito dando mandato al sen. Bertone, presidente della Commissione, di nominare entro la giornata di domani un comitato ristretto che nel più breve tempo possibile esamini a fondo il problema e suggerisca i modi di soluzione. La seduta è cominciata con una relazione del sen. Trabucchi, democristiano. Il sen. Trabucchi è, in materia fiscale, un intransigente sostenitore' d'ella nominai ività dei titoli, della progressività delle imposte e di quella che è stata, per tanti anni, la politica costante del ministro Vanoni. Egli si è dichiarato perciò contrario a qualsiasi emendamento dell'art. 17, argomentando che toccare tale articolo significa riformare tutto il sistema della nominatività. Con piccole riforme di carattere apparentemente tecnico, avrebbe in sostanza detto Trabucchi, c'è il pericolo di svuotare il prinoip.o della nomlnatlvUà, che, a sua volta, si inquadra nella politica economica generale. Ha preso quindi la parola il ministro delle Finanze on. Andreotti. "Egli ha tracciato un quadro dell'attuale situazione delle Borse, ed ha soprattutto rilevato le preoccupanti proporzioni che, in questi ultimi tempi, ha assunto il fenomeno della fuga all'estero di capitali italiani, desiderosi di sottrarsi ai gravami fiscali. La tecnica di queste fughe all'estero è stata illustrata dal Ministro delle Finanze: i grossi pacchetti azionari vengono trasferiti dai le-, ro possessori italiani a delle società di nazionalità estera (per lo più svizzera o del Liechtenstein), le quali naturalmente non pagano la complementare in Italia; tali società, però, non sono che uno schermo fittizio, dietro 11 quale si nascondono quei gruppi finanziari italiani che sono in tal modo riusciti a sfuggire ai controlli del fisco .e dello schedario nazionale dei titoli. L'on. Andreotti si e lungamente soffermato sUlia gravità di questo fenóme ''Ifjs c«Bfavrebbe registrato, un amento dopo l'entrata in Rigore della legge di perequazione ficcale. I * 11 sen. Guglielmone, prendendo come base l'esposizione del Ministro delle Finanze, ha quindi riaffermato l'urgenza di provvedere alla normalizzazione del¬ le Borse ed ha raccomandato ai colleghi l'approvazione del disegno di legge da lui presentato. Anche il sen. Jannaccone ha sostenuto la stessa tesi. A nome dei commissari comunisti ha parlato il sen. regoliti, che si è dichiarato contrario a qualsiasi riforma dell'art 17. I tre commissari del PSI (sen. Marietti, Rada e Giacometti) hanno sostenuto, invece, una tesi diversa, di cui abbiamo già dato notizia nella nostra nota di ieri. I socialisti pensano che l'art. 17 si è dimostrato nel complesso poco efficace ad fini fiscali e ritengono che si possa quindi discutere una riforma del meccanismo di accertamento degli utili di Borsa, e addirittura una riforma del sistema dello schedario nazionale dei titoli. Tuttavia secondo i socialisti, le eventuali modifiche vanno studiate al fine di rendere più efficiente il principio della nominatività e della progressività delle imposte, e non già al fine di eliminarlo. Il modello che i socialisti (d'accordo con le tesi sostenute anche dal paitito repubblicano) hanno in ^ente è quello americano ed in.^Iicc, e cioè rendere possibile la circolazione anonima dei titoli inauacriali, senz'obbligo di denuncia allo schedario nazionale, che potrebbe anzi essere abolito, ma instaurando la nominatività delle cedole pagate dalle società ai singoli azionisti. In tal modo, senza nessuna complicazione burocratica, il fisco verrebbe a conoscenza dell'ammontare dpi dividendi percepiti dagli azionisti su denuncia periodica delle stesse società emittenti. Al termine del dibattito, che ha lasciato naturalmente ciascun gruppo sulle posizioni dì partenza, il sen. Fortunati (PCI) ha proposto la nomina di un comitato ristretto che approfondisca meglio 11 problema e riferisca rapidamente. La proposta è stata approvata. La sensazione, nei commenti che si sono fatti a Palazzo Madama subito dopo la fine della riunione, è che questa volta l'espediente del comitato ristretto non sia un modo per guadagnare tempo, ma risponda effettivamente all'esigenza di studiare il problema da ogm punto di vista. Il risultato di quésta prima riunione a, Cloe, stato quello di collegare la riforma, dej Vari. 17 al problema più'vasto della nominatività, il che naturalmente rende molto difficile arrivare ad una soluzione puramente «tecnica», ed impone una scelta politica assai più impegnativa.

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