La terapia ormonica e chirurgica del tumore mammario e prostatico di Angelo Viziano

La terapia ormonica e chirurgica del tumore mammario e prostatico LE GIORNATE ROMANE DEI CONGRESSI MEDICI INTERNAZIONALI La terapia ormonica e chirurgica del tumore mammario e prostatico L'endocrino-chirurgia tende a smantellare le vie per cui è favorito lo sviluppo del cancro - Conseguiti finora risultati incoraggianti ■ L'ampio dibattito coordinato dal prof. A. M. Dogli otti (Dal nostro inviato speciale) Roma, 7 ottobre. Da tempo è noto che un rapporto esiste tra l'accrescimento di taluni tumori maligni e certi ormoni. Per essere più precisi, questa interferenza si è resa manifesta nel campo del cancro della mammella ed in quello della prostata. Si può parlare addirittura di una certa specificità; in quanto, mentre a frenare l'irruenza del carcinoma mammario si è mostrato favorevole un ormcne di indole prettamente maschile (androgeno), capace di neutralizzare un'eccessiva esuberanza degli ormoni propri della donna (estrogeni); per contro questi ultimi, in antagonismo col primo, sono di effetto in caso di cancro prostatico. E' di lì che ha preso avvio la terapia ormonica. Nel caso della prostata essa ebbe subito entusiasmanti successi, talvol¬ ta persino senza ricorrere allr estirpazione della ghiandola in via preventiva. Nei riguardi, invece, del tumore mammario la cura ormonica fu impiegata a operazione chirurgica avvenuta, allo scopo di impedire recidive locali e sbarrare la strada a disseminazioni del processo tumorale in altri siti, che nella fattispecie sono le ossa. Fatto questo primo passo ci si avvide poi che, particolarmente, per il seno, quella terapia a base di ormoni a funzione antagonista non era del tutto sufficiente. Intervenne, pertanto, il bisturi a dire: ora mi ci provo io; estirpo addirittura le ghiandole sessuali, eliminando con ciò la fonte stessa degli ormoni responsabili dell'accrescimento del tumore. Non mancarono i successi, almeno in via temporanea. Poi vennero le disillusioni, specialmente per quanto riguarda il cancro mammario. L'uomo di scienza effettivante r.-" '-peva come spiegarle. E andava domandandosi perché mai avesse ricalcati inutilmente, dopo tanti anni, i tentativi che un certo chirurgo Beatson aveva per il primo fatto addirittura nel 1896, con l'estirpazione delle ovaie in un caso di cancro mammario avanzato. Anche quel pioniere aveva avuto un immediato favorevole risultato; la cui durata, però, si era poi dimostrata breve. Senonché, ad un dato momento, uno spiraglio di luce apparve; ci si accorse che nel sangue della donna, nonostan te l'asportazione delle ovaie, •non tardavano a ricomparire i suoi ormoni specifici. Come mai? Si è scoperto allora che anche altre ghiandole, le surrenali, possono fabbricarli e ne esagerano la produzione proprio in caso di emergenza. Pronto fu di nuovo il bisturi a farsi ardito, ed a proporre il suo intervento demolitore an che su quelle. Il che gli fu possibile attuare, con una certa tranquillità, appena che (scoperto il cortisone ed i suoi derivati) si ebbero in mano sostanze terapeutiche atte a garantire certe insopprimibili funzioni vitali, legate alla sopravvivenza delle surrenali stesse Furono Huggins (che fu festeggiato alle ultime giornate mediche internazionali di Torino) e Scott i primi ad attuare l'asportazione totale della coppia dei surreno già nel 1945. Solo alcuni anni dopo — con l'avanzare dell'epoca cortisonica — alcune scuole ne seguirono l'esempio; sicché ora si sta cominciando a tirare ìe somme dei risultati. Proprio con tale intento si è tenuto oggi, in occasione dei congressi nazionali di medicina e chirurgia, un simposio su < tumori e chirurgia delle ghiandole endocrine», del cui svolgimento è stato coordinatore il prof. A M. Dogliotti, al quale si deve la fondazione del Centro di endocrino-chlrurgia torinese «G. C. Carnerana ». Naturalmente il punto si è fatto anche sugli effetti dell'estirpazione di un'altra ghiandola, intervento per ora indicato nei casi di insuccesso o di impossibilità di attuazione delle altre operazioni. Essa è l'ipofisi, allogata alla base del cervello. Se è stata chiamata in causa gli è che, fra l'altro, rappresenta anche la suprema regolatrice e stimolatrice deiila produzione degli ormoni in questione. Recentemente si è cercato di sostituire la rischiosa asportazione chirurgica dell'ipofisi con la sua distruzione chimico-fisica, particolarmente mediante isotopi radioattivi, quali l'oro e meglio l'ittrlo, immessi nel suo seno. A quanto è desumìbile dall'ampio dibattito odierno (coordinatore il Dogliotti; relatori: Bucalossi, di Milano; Margottine di Roma; D'Errico, di Napoli; Ruffo, Lenti, Molinatti, di Torino) si può affermare che la endocrinc-chirurgia tumorale è una felice espressione moderna del tentativo terapeutico di colpire non soltanto il tumore direttamente, ma di smantellare le vie per cui ne è favorito lo sviluppo ne sono agevolati gli impianti secondari in zone diverse dalle primitivamente colpite. I risultati finora conseguiti nel circoscritto campo in questione sono incoraggianti, soprattutto quando si pensa che i soggetti trattati erano in estrema fase avanzata del male, già ribelle alle altre cure chirurgiche e radiologiche, che per il momento debbono avere ancora prudentemente la precedenza. Può darsi che In un prossimo avvenire i risultati lusinghieri di questa terapia, per ora di ripiego, siano meno parziali se, come ha' osservato il prof. Dogliotti, l'ulteriore affinamento degli studi, fatti in stretta collaborazione tra esperti di ormonologia e chirurgo, potrà farla assurgere a cura iniziale e non terminale di certe forme di cancro. Mentre al Policlinico si svolgeva questa importante messa a punto, al Palazzo dell'E.U.R. continuavano 1 lavori del Congresso di Medicina interna, con la discussione del problema della genesi dell'apoplessia cerebrale, relatore il prof. Lunedei, di Firenze. Ci riserviamo di riferirne. Angelo Viziano

Persone citate: Bucalossi, D'errico, Dogliotti, Huggins, Lunedei, Molinatti, Ruffo

Luoghi citati: Firenze, M. Dogliotti, Milano, Napoli, Roma, Torino