Lo Camera discute i rimedi per attenuare la crisi del vino

Lo Camera discute i rimedi per attenuare la crisi del vino Si chiedono provvedimenti in difesa della produzione Lo Camera discute i rimedi per attenuare la crisi del vino Si propone l'abolizione del dazio e l'istituzione di un catasto vinicolo Tutti sono d'accordo sulla repressione delle frodi con mezzi severi' Gli interventi di Franzo, Pieraccini, Longo, Brusasca, Bubbio e Audisio Roinn, 2 ottobre. Tre mozioni, quindici interpellanze, dieci interrogazioni sulla crisi vitivinicola hanno occupato oggi la Camera dalla mattina alla sera e la terranno occupata anche domani. Iva discussione è stata abbinata alla conversione in legge del decreto ministeriale del 14 settembre scorso che nell'intento di attenuare la crisi dispone: 1) un abbuono per un periodo di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge e nella misura del novanta per cento della imposta di fabbricazione per gli spiriti e l'acquavite ottenuti dalla distillazione del vino; 2) l'esonero dell'imposta generale sull'entrata in abbonamento da parte dei produttori per il vino da essi venduto direttamente al pubblico; 3) la esenzione della imposta comunale di consumo per i quantitativi di vino destinati dai produttori ai consumo familiare con la conseguente eliminazione della denuncia di produzione e della tenuta della contabilità di caTico e scarico; 4) stanziamento di cinquecento milioni a favore degli enti gestori di ammassi volontari di uva quale contributo negli interessi sui mutui contratti dagli enti medesimi per gli ammassi attuati nella campagna vinicola del 1957. La conversione In legge del suddetto decreto non sarà agevole per i molti emendamenti annunciati oggi da oratori di ogni parte i quali hanno soprattutto insistito sulla abolizione della imposta di consumo, sulla repressione delle frodi, sulla istituzione dell'ammasso volontario dell'uva con un prezzo minimo garantito, sullo sviluppo delle cantine sociali mercè adeguati finanziamenti. H democristiano Franzo è contrario alla abolizione del dazio perché si sottrarrebbero ai Comuni 34 miliardi annui ed è contrarlo anche all'ammasso totale dell'uva ritenendo abbastanza efficiente l'attuale sistema di ammasso parziale; ha chiesto però severità contro i sofisticatoli e provvedimenti generali e organici in difesa della produzione. Il repubblicano De Vita è del paTere che l'abolizione del dazio sia 11 primo provvedimpnto da attuare: « Si tratta/ di sostituire un'entrata con altra e tocca al Governo provvedere ». Il socialista Pieraccini ha ricordato che il patrimonio vitivinicolo nazionale ascende a circa settemila miliardi di lire con un prodotto annuo vendibile oscillante intorno ai 380 miliardi (il 12 % di tutta la produzione agricola); d'altra parte 11 consumo prò capite di vino è sceso da 130 a 110 litri annui. Quali le cause? L'alto costo de! vino al dettaglio dovuto alla impossibilità dei produttori di organizzarsi evitando la lunga catena degli Intermediari. Quali i rimedi, per ora? Ammasso volontario almeno per il dieci per cento del prodotto, proroga della legge sulla distillazione dei vini fino alla vendemmia del 1958, abolizione della imposta di consumo, riforma della legge sulle Cantine sociali. Secondo il comunista Longo la produzione vitivinìcola è esposta ad una duplice pressione: da una parte 1 monopoli industriali e dall'altra la speculazione commerciale; la crisi non è di superproduzione, ma di mancati consumi; il vino nella nostra legislazione appare come un < sorvegliato speciale > e lo smercio di esso è sottoposto ad autorizzazioni di ogni genere. Un altro comunista, l'on. Bufardeci, afferma che in Sicilia la sospensione dell'imposta di consumo sul vino, decretata dall' Assemblea regionale, ha fatto aumentare il consumo del cinquanta per cento in pochi mesi. La stessa tesi viene sostenu ta dal socialista Minasi e subito dopo il d.c. on. Brusasca chiede come primo provvedimento la istituzione di un catasto vinicolo perché si abbia « una esatta conoscenza di tutti i dati del problema»: sapere quanto si produce per discipli nare la coltivazione della vite salvaguardare la vitivinicoltura nelle zone classiche; impedire impianto di vigne nel comprensori di bonifica (il Ministro dell'Agricoltura ha dato assicurazione) ; varare la legge sulla tutela delle denominazioni di origine; abolire il dazio e sostituirlo con altri proventi insistere nella repressione delle frodi che hanno finora portato a trentamila denunce. , Il d. c. Bubbio è convinto che un «intervento coraggioso» del governo possa valorizzare 11 prodotto vinicolo, frenare l'esodo del,j popolazioni rurali, elevare i miserrimi bilanci dei coltivatori diretti (« la miseria non è soltanto in Puglia, ai guardino i poveri coltivatori delle Langhe ») ; propone, anziché Inasprire i gravami fiscali sulla birra e le acque gassificate, un aumento del tre per cento dell'aliquota delle imposte dirette permanenti e, naturalmente, l'abolizione del dazio sul vino. Il comunista Audisio osserva che il governo con le provvidenze disorganizzate prese ragli ultimi anni a favore del vino ha rimesso una somma pari ad una quindicina di miliardi: « Perché dunque si sono negati i fondi per le cantine sociali? ». Chiede che gli abbuoni previsti dal decreto legge vengano ap¬ pClaIndilpcpndcostrsteSddclasUpsppgdcdddcpPcdmmtrqq(pssdPsrttscnnptIrgrtlubCcc plicati anche alla provincia di Cuneo che è provincia vinicola come Alessandria e Asti e, Infine, riprende 11 « leit-motiv » di questa discussione: abolire il dazio sul vino. Provvedimenti energici da parte del governo sono stati ri chiesti ancora da ogni altra parte politica: dal democristiani Caccuri, De Maria, Trosl; dal monarchico Cuttitta, dal comunista Polano. La seduta è stata tolta a notte Inoltrata e riprenderà domattina sullo stesso tema. Al Senato dopo la prima parte dedicata alla vertenza di San Marino, è stata ripresa la discussione, iniziata ieri sera, dei trattati europei per il Mercato Comune e l'Euratom. Pella era assente perché indispo- st0- d. m.

Luoghi citati: Alessandria, Asti, Caccuri, Puglia, San Marino, Sicilia