Scende portando in spalla l'amico morente dalla cinta della Tour Ronde al ghiacciaio di Remo Lugli

Scende portando in spalla l'amico morente dalla cinta della Tour Ronde al ghiacciaio Disperata impresa d'un alpinista su vertiginose pareti nel massiccio del Bianco Scende portando in spalla l'amico morente dalla cinta della Tour Ronde al ghiacciaio Il ferito, un fratello delle Scuole Cristiane insegnante al Collegio San Giuseppe di Torino, è spirato dopo venti ore quando era ormai a duecento metri dal rifugio - Il suo compagno, un traduttore della Fiat, ha le mani lacerate dal gelo e dagli spuntoni di roccia (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 30 settembre. Un Fratello delle Scuole Cristiane è morto questa mattina a duecento metri dal Rifugio Torino, mentre una squadra di guide lo stava portando a valle con una slitta a barella dopo averlo raccolto agonizzante sul ghiacciaio del Dente del Gigante. La morte è sopravvenuta dopo venti ore dalla sciagura, venti ore di una intensa drammaticità per la vittima e per il suo compagno. I protagonisti di questa terribile atn;c»ifi<r<i sono Fratel Flavio, al secolo Angelo Olmo, di 35 anni, nativo di Vercelli, insognante all'Istituto San Giuseppe di Torino, e il dott. Guido Pianfctti, di 30 anni, abitante a Torino in via Arquata 83/14, impiegato come traduttore alla Fiat e insegnante nelle scuole serali. Entrambi appassionati dalla montagna, si erano accordati la settimana scorsa per compiere una ascensione. Frqtel Flavio aveva al suo attivo scalate di notevole rilievo, come la cresta Nord dell'Aiguìlle Noire de Peu- ■iiuiiuuiiiniiiiiniiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiinuiiiiiiii terey, che aveva fatto l'anno scorso insieme con la guida Toni Gobbi, e il Mont Maudit per la cresta Nord-Est. I due alpinisti avevano ora deciso di tentare la parete Noi ti. della Tour Ronde, che è alla 379B metri, per la via aperta il 23 agosto 1886 da F. Gonclla e Alexis Berthod. E' una salita molto difficile, tant'è vero ohe dall'epoca dell'apertura è stata, effettuata pochissime volte. La sua prima invernale assoluta è impresa addirittura recentissima: il 3 febbraio scorso la .parete veniva vinta in quattro ore e mezzo dagli alpinisti torinesi Marco May, Ettore Russo e Giovanni Miglio. Fratel Flavio e Guido Pianfetti lasciavano Torino sabato pomeriggio a bordo di una « 600 » e arrivavano a Courmayeur^ alle .18. Avevano portato con sé le chiavi della < Villa Montanina >, residenza estiva dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Qui trascorrevano la notte. Ieri mattina raggiungevano la frazione La Palud e salivano sulla funivia che porta al Rifugio Torino, èlle 9 riprendevano il cammino swi ghiacciaio del Dente del Gigante verso la baso della Tour Ronde. Il tempo era splendido, favorevolissimo per la scalata. Un'ora dopo giungevano sul ghiacciaio terminale della Torre e attaccavano la parete nord. Le difficoltà di questa scalata, di quarto e quinto grado sono costituite oltre che dalla pendenza, dal vetrato che ricopre in permanenza la roccia. Ieri mattina per di pi* c'ero anche neve fresca. Ma sia Fratel Flavio che il dott. Pianfetti si sentivano sicuri e in buona farina. Alternandosi alla testa della cordata e facendo uso di molti chiodi si inerpicavano abbastanza rapidamente sulla parete che si alza sul ghiacciaio per circa .'fio metri. La parete non termina proprio sulla vetta, ma una cinquantina di metri prima; essa è seguita da una crestina di ghiaccio che immette al castello terminale di roccia, puro coperto di < vcrglas », alto una ventina di metri. Alle 17 i due alpinisti avevano già superato la crestina e stavano attaccando il castello terminale; venti metri li dividevano dalla sommità della torre. Era in testa Fratel Flavio. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiuninii a a o i l a i a l l e e n o e i è n esIl dott. Pianfetti stava facendo sicurezza su un terrazzino, il suo compagno era sopra di lui circa cinque metri e cercava di guadagnare terreno lungo lo roccelte del castello. Erano legati con la corda che aveva in quel momento un'ampiezza di circa quindici metri. Ad un tratto il religioso ha lanciato un urlo: gli era sfuggita la mano dall'appiglio ghiacciato e stava precipitando. Il Pianfetti se l'è visto passare davanti agli occhi; istintivamente ha puntato i piedi ed ha afferrato con forza la corda, pronto a sostenere l'urto. Il corpo dell'amico, dopo un volo di venti metri, e andato a battere sulla roccia. Pianfetti racconterà poi: < Ho sentito lo strappo alle braccia e ho udito il colpo secco della sua testa contro la parete. Fratel Flavio ha dondolato un po' nel vuoto urtando ancora contro la roccia, poi si è fermato. L'ho chiamato a jran voce pensando che non mi avrebbe risposto e invece con mio grande stupore ho sentito la sua voce. Mi diceva che era andata bene, che gli faceva soltanto un po' male la testa. Ho cercato di fargli coraggio, gli ho detto di star fermo perché sarei andato in suo soccorso. Ho fermato la corda ad un appiglio della roccia e poi mi sono calato attraverso un canalino a sinistra del terrazzo. L'ho raggiunto un quarto d'ora dopo. Non parlava più o meglio diceva parole sconnesse, incomprensibili, stralunava gli occhi, non aveva sangue sulla faccia, solo un filo di bava rossastra gli colava dalla bocca >. Da iesto momento ha inizio Vi..ipresa sovrumana del dottor Guido Pianfetti. Solo, con un compagno moribondo appeso a una corda su un baratro di quattrocento metri, egli vuole portarlo alla base. La discesa per quella parete vetrata è già problematica per chi voglia tentare unicamente con i propri mezzi, senza avere la sicurezza di una corda tenuta da un compagno diventa pazzesca con il peso di un corpo inerte. Pianfetti non esita e coraggiosamente inizia a calare verso valle. So no circa le 17,30, arriverà alla base alle 10 del mattino, dopo quasi quattordici ore di lotta con il gelo, con la roccia strapiombante e tagliente. Certi tratti li fa con il compagno sulle spalle, in altri punti lo cala con la corda, deponendolo su una sporgenza, poi scende al suo fianco, lo riprende in spalla: metro per metro, centimetro per centimetro guadagnati con sforzi inauditi, su un filo teso tra la vita e la morte. Fratel Flavio è ormai in coma. La commozione cerebrale e lo choc gli fanno pronunciare suo?ti i?tcomprensibi(i, gemiti, nomi, forse i ?iomi dei suoi familiari, dei suoi allievi. ' Pianfetti ha speranza che la sua fatica disperata non sia vana e continua a scendere nel buio della notte, sotto i morsi del gelo. Le sue mani bruciano per il freddo, per le ferite provocate dalla roccia ghiacciata e tagliente. Alle sei, quando l'orizzonte si vela della luce lattiginosa dell'alba, raggiunge una valletta dove può prendersi un po' di riposo. Nella discesa si è spostato sulla parete Nord-Est, che è relativamente più facile rispetto alla via perco7'sa in s*tliiu. Dopo una breve sosta riprende vi cammino, alle 10, esausto, con le mani sanguinanti, la fronte madida di sudore, raggiunge filialmente il plateau della Tour Ronde. Trova in un anfratto un rifugio per vi suo sventurato compagno, lo adagia con precauzione, gli sussurra parole di incoraggiamento e di tenerezza, ma Fratel Flavio non le ode nemmeno, continua a gemere penosamente. Il dott. Pianfotti parto • di cdRrdsBGtefutappsdmrggcFbBs corsa percorre il ghiacciaio del Dente del Gigante verso il Rifugio Torino. Alle 11,15 arriva in vtsta di una squadra di sciatori: senio i maestri di sci della Scuola dei Monte Bianco. Remino Paris, Diego Geo: e Giuho Guedoz. Racconta loro la dolorosa avventura e la squadra parte per il Rifugio Torino a provvedersi di un toboga; dal rifugio frattanto si telefona a Courmayeur per dare l'allarme, poi, accompagnati dal Pianfetti, i maestri di sci partono per la base della Torre. V*v v Fratel Flavio è ancora vivo, ma privo di sensi; viene caricato sulla barella-slitta e il gruppo riparte verso il rifugio. A metà strada s'incontra con le guide di Courmayeur, Francesco Tomascth, Toni Gobbi, Sergio Viotto ed. Eugenio Bron che stanno andmido in suo aiuto. Ma la vittima è agli estremi: a dwc^nto metri dal rifugio esala l'ultimo respiro. Alle 13,30 il tragico fardello viene scaricato dalla funivia a La Palud e poco dopo la salma è composta nella camera ardente del paese. Il dott. Moriondo ha accertato che Fratel Flavio è morto per emorragia cerebrale. Pianfetti ha le mani congelate e macerate dalle escoriazioni. Dopo le medicazioni viene accolto nella casa di Toni Gobbi. Dovrebbe dormire per riposarsi dalla massacrante fatica, ma non ci riesce, vuol tornare nella camera ardente e rimane a lungo a vegliare il suo amico. Alle 19 seno giunti a Courmayew due Fratelli dell'Istituto San Giuseppe; dopo le constatazioni di legge, alle £3, la salma è stata, caricata su un furgone e trasportata a Torino. Remo Lugli La vittima, Fratel Flavio dele Scuole Cristiane di Torino UpRcomrRPrpptrmsscslirdnmdrntccècEasucaribdBmt La parete nord della Tour Ronde che presenta gravi difficoltà o i