Ministero d'affari di Enzo Forcella

Ministero d'affari Ministero d'affari Se c'è un caso, nella vita politica italiana più recente, per cui l'espressione piuttosto banale di « logica delle cose », venga alle labbra irresistibilmente, è proprio quello d'oggi: il ritorno, cioè, dal tentativo di riesumazione centrista al monocolore democristiano. Quante dichiarazioni solenni, quanti arzigogoli dialettici sono stati sciorinati in questi giorni per farci persuasi che una nuova coalizione centrista era desiderabile, possibile, necessaria! Quante ipotesi sono state formulate, quante combinazioni messe in piedi (sulla carta) per realizzarla! Quali paradisi ci sono stati dipinti per il giorno della sua realizzazione; quali abissi paurosi sono stati messi innanzi ai nostri sguardi, per il caso che tale realizzazione venisse a mancare! Dei quattro partiti che avrebbero dovuto concorrere all'impresa, due la propugnavano con calore, un terzo la accettava in massima, il quarto in massima la respingeva, ma senza escludere una sua tolleranza, sotto forma di astensione. Il Capo dello State, a scandagliarne ogni possibilità, a spianarle il terreno, era ricorso anche all'espediente del preincarico, o meglio, della missione esplorativa di un personaggio al disopra dei partiti. Che si voleva di più ? Nulla è valso. La missione ^ rativa non ha potuto neppure .giungere al termine; l'incarico per riformare il quadripartito, o tripartito, è stato dato ugualmente, e proprio al pezzo più grosso, al segretario della D.C., e anche questi ha falli, to. Il giro lungo, particolarmente faticoso in questa precoce estate torrida, è finito col ritorno al punto di partenza. Salvo verifica, dovrebbe essere questa la crisi . più lunga degli annali parlamentari italiani; la più lunga, e la più inconcludente. Non dico tutto ciò per far coro alle geremiadi che si sono elevate in queste settimane così frequentemente dai benpensanti. Non è il caso di strapparsi i capelli, di cospargersi il capo di cenere, di emettere gli ululati delle prefiche. Non c'è catastrofe né tragedia. Commedia sì, parecchia, e non possiamo dire, in coscienza, una spiritosa commedia. Nessuno di coloro che in seno ai partiti, in quest'ultima fase, hanno invocato il rifacimento della coalizione centrista, ci credeva veramente, e forse neppure lo de pddnsp. .Slderava. Le elezioni sono al-1 le porte: che esse abbiano luogo a ottobre-novemjre, o a marzo-aprile, non fa gran differenza. Tutto si riduce a qualche mese di preparazione di più o di meno. Si capisce che taluni partiti piuttosto divisi e sbandati sentano un bisogno particolare di quei mesi in più; ma se dovessero spiegarci quale utile concreto contano di trarne, sarebbero imbarazzati a rispondere. Noi non vogliamo entrare nella contesa fra autunno e primavera: videant cohsules. Anche se sarà primavera, si dovrà ugualmente riconoscere che il periodo elettorale è già aperto. Era proprio la preoccupazione elettorale ■ quella che si ritrovava dietro le mosse tattiche degli scorsi giorni e settimane, compresa l'invocazione al restauro della « solidarietà democratica ». Ma era altresì la medesima preoccupazione che, per un altro verso, assicurava in anticipo il fallimento del tentativo. Ogni partito pensa, fin da oggi o anzi da ieri, a mettersi in buona posizione per un appello efficace agli elettori. Ce ne sono di quelli che hanno già la strada tracciata innanzi a sé, mentre altri brancolano nella nebbia (inutile far nomi ; ognuno è in grado di metterli). Non si vede perché al partito più piccolo — e perciò stesso più bisognoso di curare la sua impostazione elettorale — si vorrebbe fave un carico speciale per aver pensato ai casi suoi, provvedendo prima degli altri a ricuperare la propria libertà di azione. Tanto più che non si possono trattare da semplici pretesti i motivi da esso addotti per la sua nuova linea di condotta; né si può dire che la novità sia stata operata con bruschi capovolgimenti e improvvisate manovre. Si dovrà anche riconoscere che era nel giusto l'on, Fanfani quando, all'inizio dell'esperimento Zoli, propugnò un programma minore; e che non è stato un mutamento di criterio, ma uno svolgimento logico, se poi, incaricato di rifare un governo di coalizione politicamente qualificato, ha sostituito al programma minore quello maggiore. Ricostituzione — non verbale, ma effettiva — della solidarietà democratica, e ritorno puro e semplir ce ai compromessi che avevano avviato alla crisi il quadripartito, erano due idee incompatibili fra loro. L'on. Malagodi lo sapeva benissimo; e se, con tutto ciò, si è comportato nel modo che sappiamo, ciò significa che egli o non voleva più la coalizione democratica o la voI leva semplicemente come sgabello per quella destra a cui sembra lavorare. Insomma, si usi o no il termine, siamo al « ministero di affari » : e solo un rico¬ noscimento sincero di ciò da parte di tutti gli interessati potrà condurre alla soluzione della crisi. Ma questo riconoscimento non può significare rinuncia a liquidare le questioni urgenti, improrogabili, che sono sul nostro cammino, interno e internazionale. Si tratta di determinare quali esse siano, oltre il Mercato comune e l'Euratom, per cui solo forze politiche antinazionali potrebbero proporre un accantonamento. E si tratta poi di affrontarle e risolverle col metodo governativo-parlamentare più adatto ad un momento in cui una sospensione della lotta partigiana s'impone come una.necessità obbiettiva. Luigi Salvatorelli i membri delia direzione centrale della D.C., e del segretario politico in particolare. La D.C., in pratica, rifiutava tanto il « monocolore programmatico» guidato dal suo leader che il « monocolore scolorito ». Il campo delle scelte del Presidente della Repubblica veniva così a restringersi tanto da non lasciare in piedi che due ipotesi: o la conferma a Zoli o lo scioglimento delle Camere. Ha scelto, la prima, come si è visto, ma negli ambienti del Quirinale già si comincia a dire che la soluzione di stasera è davvero l'ultima concessione al partito di maggioranza. Se nei prossimi mesi il governo cadrà, allora si passerà senz'altro la parola agli elettori. La soluzione Zoli — a quanto pare —< ha avuto un convinto patrocinatore nell'on. Gemella, che non gradiva un governo Pella, neppure con lui vice-presidente, ed. è stata molto sostenuta anche dal ca po del gruppo senatoriale D.C,. Ceschi. I sindacalisti D.C. avevano, invece, diffuso feri un documento In cui ci si lamentava che non fosse stata presa in considerazione la formula di "un governo a tre — D.C., repubblicani e socialdemocratici — senza liberali. Ma è stato un intervento tardivo. Resta a vedere come gli altri partiti accoglieranno la riconferma del governo* dimissionario. L'estrema destra appare turbata ed i suoi portavoce già annunziano proteste alla Camera e la presentazione di mozioni di sfiducia. I socia Iisl i del PSI, pur senza rinunciare a sfruttare la facile occasione polemica, sembrano meglio disposti. Il segretario del PSDI conferma l'opposizione del socialdemocratici definendo la soluzione odierna curi esempio . di mal costume che mortifica, senza per altro risolvere, il problema politico di fondo, che è l'esigenza di uscire effettivamente senza indugi dalla crisi ». Su un piano analogo.— anche se più accentuato è il tono polemico — sono i comunisti: l'Unità dirà domani che la responsabilità della crisi e 11 modo della sua soluzione ricadono unicamente sulla d. c. che ha permesso ad un governo screditato dai voti delle destre di restare in sella. Pienamente soddisfatti sono, invece, i d. e: c Accertata la impossibilità di attuare altre formule governative — scrive il Popolo di domani — dalle più diverse parti si chiedeva alla d. c. di presiedere alla formazione di un monocolore dimenticando che un monocolore d. c. già esisteva e con programma che aveva raccolto consensi al di là delle votazioni parlamentari. Questo governo è ora in grado di iniziare l'attuazione di quel programma ». Dopo aver giudicato l'operato del Capo dello Stato «saggio e prudente», il Popolo conclude rilevando che «la soddisfazione della d. c. ha la sua ragione d'essere nella presenza di un governo che, nella pienezza dei poteri, può affrontare le molteplici necessità di politica interna ed internazionale ». Enzo Forcella

Persone citate: Fanfani, Luigi Salvatorelli, Malagodi, Pella, Zoli