Fanfoni rinuncia all'alleanza di centro e decide oggi se formare il monocolore di Enzo Forcella

Fanfoni rinuncia all'alleanza di centro e decide oggi se formare il monocolore Fallito il tentativo di un accordo quadripartito Fanfoni rinuncia all'alleanza di centro e decide oggi se formare il monocolore Gronchi voleva affidargli subito l'incarico per un ministero democristiano con un ampio programma - Fanfani ha chiesto 24 ore di tempo: oggi esaminerà la situazione con i dirigenti del partito ■ Se il Parlamento bocciasse il nuovo governo, il Presidente della Repubblica scioglierebbe le Camere - Possibile anche l'incarico a Pella Roma, 20 giugno. Fanfani ha concluso stasera, negativamente, il sondaggio per la ricostituzione di un governo di solidarietà democratica e ne ha subito informato il Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato, per quanto ci consta, era disposto fin da stasera a confermargli l'incarico per la costituzione di un governo monocolore, ma Fanfani ha preferito riservarsi ancora qualche ora per decidere e, soprattutto, per far decidere la sua direzione. L'organo dirigente della D. C. si riunirà domattina e nella stessa mattinata — probabilmente verso mezzogiorno — Fanfani tornerà al Quirinale per dare a Gronchi la risposta definitiva. Nell'ipotesi che rinunci, sembra molto probabile che l'incarico passi a Fella, che eventualmente affiderebbe la vice-presidenza a Gonella. Il fallimento del tentativo di ricostituire un governo di democristiani, liberali e socialdemocratici, con l'astensione dei repubblicani, si era profilato con evidenza, come si sa, fin, da ieri sera. Ma occorreva attendere la risposta de\ liberali che dovevano dire se erano disposti ad accettare che nel programma del nuovo governo venissero \nclusi l'impegno all'attuazione degli istituti regionali e quello alla modifica del vecchio disegno di legge sui patti agrari. La direzione liberale si è riunita nella mattinata ed ha esaminato a lungo i prò ed i contro della situazione. Alla fine la conclusione negativa è stata riassunta in un ordine del giorno che alle 5 del pomeriggio Malagodi e De Caro sono andati ad illustrare a Fanfani. cJ dirigenti liberali — dice il documento — hanno constatato che fra le condisiont poste da Fan funi sono l'acceleramen to del processo di estensione dell'Ente Regione a tutto il territorio nazionale e l'accettazione degli emendamenti proposti dall'on. Pastore della CJ.8.L. al disegno di legge sui patti agrari presentato dal governo Segni. I dirigenti del P.L.I. hanno constatato all'unanimità che siffatte condizioni non possono essere accettate dal P.L.I. >. € Ci hanno proposto^ — ha commentato Malagodi dopo l'incontro con Fanfani — un programma contenente l'impegno di attuare le regioni in tutta Italia e di modificare sostanzialmente il recente accordo sui patti agrari. In questo modo si mette in pericolo la unità dello Stato, conquistata a prezzo di tanti sacrifici, e si svuota di contenuto il diritto di proprietà e l'iniziativa privata, motori indispensabili di progresso economico e sociale, non solo in agricoltura. Il P.L.I., fedele ai suoi principi! e pensoso dell'avvenire del Paese, non può associarsi ad un tale programma. De Caro ha aggiunto alle dichiarazioni del segretario una battuta scherzosa: < ... è finito il tempo in cui si diceva patti agrari amicizia lunga... ». Fanfani ha poi informato della situazione i socialdemocratici. Al momento di congedarli non era ancora sicuro se sarebbe andato subito al ■Quirinale. Convcrsaìido con i giornalisti lo aveva anzi escluso ed aveva detto che sarebbe andato domani, dopo aver ascoltato la direzione del suo partito. Poi ha cambiato idea, e si dice che vi abbia contribuito una telefonata confidenziale che ha avuto con lo stesso Quirinale. In ogni modo, verso le 8 era nello studio di Gronchi e quando ne è uscito, un'ora dopo, ha fatto ai giornalisti la seguente dichiarazione: c Sono venuto ad informare 11 signor Presidente della Repubblica sullo svolgimento dei colloqui che in questi due giorni ho avuto con i rappresentanti dei gruppi parlamentari dei partiti del centro democratico. Come ho avuto già occasione di accennare al termine dei colloqui di questi giorni, la piega degli avvenimenti, purtroppo, va verso il negativo. Tornerò domani in mattinata dal sijrnor Presidente della Repubblica >. La Presidenza della Repubblica si è limitata da parte sua a comunicare che Fanfani aveva informato il Capo dello Stato « sull'esito dei contatti avuti con i vari esponenti parlamentari e politici ed ha chiesto di essere ricevuto nella mattinata di domani >. Gli uffici della Presidenza, a quel che sembra, avevano già preparato, per tenersi pronti a ogni evenienza, due altri comunicati: uno in cui si dava notizia dell'esito negativo dei colloqui e della conferma dell'incarico, l'altro in. cui ci si limitava alla prima constatazione. Ma la verità è che, se stasera si fosse data comunicastone ufficiale del fallimento di Fanfani, si sarebbe dovuto anche comunicare contemporaneamente il nome della persona cui passare l'incarico. E poiché il presidente designato ha chiesto, come si è detto, qualche ora per decidere, ci si è tenuti sulle affermazioni più vaghe che abbiamo riferite. Lo scioglimento della riserva, comunque, è questione di ore. Non è possibile, ovviamente, prevedere le decisioni della direzione d.c, ma i commenti e gli orientameivti che abbiamo raccolti a Piazza del Gesù sono abbastanza ottimistici per il < monocolore Fanfani ». Il segretario della d.c. sarebbe stato esortato da Gronchi a presentarsi con un solido programma, senea preoccuparsi dell'alchimia parlamentare e senza cercare, perciò, compromessi a destra od a sinistra. Il Parlamento potrà cosi giudicare del < genuino » programma democristiano. Ed è quasi implicito che, se il Parlamento bocciasse il governo Fanfani, Gronchi si sentirebbe autorizzato a sciogliere le Camere e ad anticipare le elezioni. Sarebbe cosi indirettamente concessa una delle due < garanzie » che Fanfani aveva chiesto per ci¬ mentarsi nell'impresa. L'altra — il mantenimento della segreteria — è affare della direzione del partito, ma si suppone che non vi dovrebbero essere difficoltà per soddisfare la richiesta, almeno per tutto il periodo pre-elettorale. I socialisti, che lo sviluppo della vicenda ha < riportato nel'gioco», si mostrano molto attenti e preoccupati di non sbagliare nuovamente mossa. La loro direzione ha esaminato a lungo la situazione (tra l'altro ha anche deciso di < deplorare» l'iniziativa di Luzzatto e Cacciatore che, nonostante le recenti deliberazioni, hanno partecipato ad un convegno di « partigiani della pace») giungendo alle conclusioni che lo stesso Nenni ha illustrato in una dichiarazione. « Avevo espresso all'inizio della crisi — Tia egli detto — il rammarico che non si fosse tentata la ricostituzione del tri o quadripartito. Era, mi pareva, il solo modo per avere la prova del nove che il centrismo aveva esaurito una sua funzione, se mai ne aveva avuta una. Il tentativo di Fanfani ci ha dato la dimostrazione che cercavamo. Il fatto di notevole importanza è che la rottura sul programma si è fatta a destra coi liberali. Ciò dovrebbe escludere a priori ogni soluzione della crisi ministeriale che non parta da questo dato di fatto. Se c'è una logica nelle cose, la rottura che è avvenuta coi liberali dovrebbe implicare la rottura con tutte le destre ». Aggiungiamo che l'ex-segretario del PSDI, Matteo Matteotti, ha smentito le opinioni, favorevoli alla ricostituzione del tripartito, che ieri gli erano state attribuite. < Avevo sostenuto nella riunione di gruppo — ha dichiarato — tutto il contrario: che considero ogni riedizione della vecchia formula, sterile, fallimentare e incapace di corrispondere alle esigenze del Paese ». Enzo Forcella

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