Estetica e morale

Estetica e morale II/ LIBRO DEI, GIORNO Estetica e morale Quando — anni fa — Rodolfo Arata ritornò a un tema tanto dibattuto come quello dei fondamenti del giudizio estetico, obbedì piuttosto al desiderio dell'incontro e del colloquio che non all'intenzione di trovare una soluzione rigida e fissa. L'Arata appartiene a una generazione che ha scavato in modo particolare questi temi ma nello stesso tempo ha cercato di raggiungere un compromesso nell'intelligenza e nelle soluzioni naturali. Il saggio che apre il volume U fondamenti del giudizio estetico, scritti di Aurelia Accame Bobbio. Mario Apollonio, Rodolfo Arata, Piero Bargellini, Albert Béguin, Camilie Bourniquel, Marcello Camillucci, Henri Daniel-Rops, Alphonse de Waelhens, Giorgio di Malo, Georges Duhamel, Edoardo t'enu, Ennio Francia, Stanllas Fumet, Renzo Guasco, Augusto Guidi. Egidio Guidubaldi, Gabriel Marcel, Francois Mauriac, Virgilio Melchiorre, Nicola Petruzzellis, Leone Piccioni, Armando Rigobello, Luigi Rosadoni. Giovanni Santinello. Michele F. Sciacca. Luigi Stefanini. Valerio Volpini, con una nota introduttiva di M. R. Cimnaghi. ed. 5 Lune) si risolve, dunque, nel titolo significativo di « invito al colloquio » e appare piuttosto un segno di smarrimento e di stanchezza dell'Arata: la sua desolazione nasce soprattutto dal fatto di osservare nei risultati letterari e artistici uno stacco, una rottura, una mancanza di centro, e infine l'impossibilità di raggiungere un'unità, un mondo composto In che modo, dunque, si deve comportare uno scrittore, un artista soccorso da una fede? Ecco in tutta la sua luce il problema che sta a cuore ad Arata e ai suoi interlocutori. Uno di questi, il più famoso di tutti, Francois Mauriac, senza aver l'aria di nulla fa una distinzione che ci pòrta molto in là nella definizione del problema. Dice appunto il Mauriac: sono un cattolico che scrive romanzi. Dunque, niente « scrittore cattolico >, e il lettore ricorderà come la confessione si riallacci a tutta la posizione di onestà e di libertà dello scrittore francese- e ad un problema che l'intelligenza estremamente sottile e acuta di Charles du Bos aveva cercato inutilmente di mettere a fuoco. Chissà che il problema non rifiuti soluzioni intere e Invece accetti una guerra di movimento. sìBtemazioni calcolate volta per volta, soluzioni di compromesso. L'invocare — coinè fanno certi studiosi intervenuti nel colloquio — l'assistenza dall'alto, un atto chirurgico che interrompa i rapporti col mondo in cui viviamo e col deposito di storia a cui siamo legati, mi sembra utile al momento, ma estremamente illusorio: a questo proposito non è mai male ricordare il pericolo della letteratura comandata in un senso solo e dell'arte provocata a un determinato fine. D'altra parte, se consideriamo per un attimo il volto della letteratura del nostro tempo, bisogna riconoscere che le voci più valide sono ancora quelle autentiche, quelle che non hanno ridotto, diminuito o addomesticato la loro visione. Per tutto il resto, non vedo come si possa intervenire sulla materia stessa dell'opera d'ar- ite: uno scrittore, un romanziere sceglie quello che più lo ha colpito. Beninteso, alludo agli inventori e non ai ripetitori, a tutti quelli che sfruttano un filone e per questo sono portati a caricare, a dare della realtà un'immagine truccata. Pensiamo ai primi romanzi di Bernanos, ed alle perplessità che han- ino suscitato; pensiamo alla stessa lunga storia dell'eroina tìpica del Mauriac, Thérèse Desqueyroux: i benpensanti, 1 lettori nella tradizione non hanno potuto fare a meno di trattenere il flato di fronte a una interpretazione cosi spietata del. male; ma a poco a poco le cose hanno preso la loro esatta proporzione, sono apparse nell'ultima luce di verità, e allora tutti hanno compreso che cosa separava questo tipo di letteratura dalla letteratura buona e sterile dei Bordeaux. A ragione l'Arata insiste contro quelli scrittori che cercano di contrabbandare merce avariata sotto la voce della verità. Possiamo sottoscrivere senza riserve quello ohe dice Rodolfo Arata verso la fine del suo appello: < L'Incontro fra il mondo estetico e il mondo etico non deve essere la risultante di un automatico precettismo moralistico, ma la naturale convergenza di uomini, che nella rivendicazione dei diritti artistici vogliono esprimere la integrità di una vita, senza ossessivi diaframmi o aberranti limitazioni >. Ci sembra questo un intelligente invito al lavoro meditato, e — per ciò che riguarda la vita della letteratura — una parola che non va trascurata, ma ripresa e calcolata dentro di noi, in tutta la sua luce. c. b.