Nessuno si spiega l'uccisione dì Anna Bianchi e di suo padre

Nessuno si spiega l'uccisione dì Anna Bianchi e di suo padre Inutile interrogatorio di testi al processo di Dongo Nessuno si spiega l'uccisione dì Anna Bianchi e di suo padre La giovane venne prelevata al comando partigiano dove lavorava e il giorno dopo il suo cadavere fu trovato nei lago - Forse conosceva la sorte toccata a " Neri „ (Dal vostre inviato speciale) Padova, 18 giugno. «Se avessi saputo che la Bianchi doveva fare quella fine, mi sare informa i meglio con quel due che erano venuti a prelevarla > ha detto, con sincero rammarico, il teste Luigi Cairoli. Con uguale rammarico ironicamente ha commentato il Presidente: «Già, peccato che non le abbiano svelato le loro intenzioni ». C'era molto disordine in quei giorni in cui tutti comandavano, e praticamente non comandava nessuno; ma c'era anche dell'ingenuità. E si era già in luglio, quando le cose avrebbero dovuto essere tornate in gran parte normali. Tuttavia potevano accadere delitti come quelli che ebbero per vittime Anna Bianchi e suo padre Michele. Oggi appunto si è a lungo discusso della fine di Anna Bianchi. Arre"4-»>+a a Como nel periodr» Inni, .esibii perché era stata ausiliaria fascista e i erché sospettata d'aver fatto uccidere per gelosia l'amante, il partigiano Rino Bonelli « Torick », la Bianchi fu tenuta vari mesi nella caserma di via Bellinzona e ripetutamente picchiata. In giugno fu trasferita al distaccamento della polizia del popolo a Dongo e tenuta in stato di semilibertà; svolgeva mansioni di dattilografa presso ,1 comando, alloggiava in albergo e poteva uscire quando voleva, far i bagni, andare a ballare. La sera del 4 luglio, due uomini e una donna vennero a prenderla al comando, e il giorno dopo il suo cadavere straziato fu scoperto nel lago. I due che la prelevarono erano, secondo l'accusa. Natale Negri ed Ennio Pasquali, i quali l'avrebbero uccisa per ordine di Dante Gorreri. Perché è stata uccisa? Per aver ricevuto da Giuseppina Tuissi « Gianna > confidenze compromettenti sulla fine di Luigi Canali «Neri»? O perché due giorni dopo la Bianchi doveva testimoniare al processo per l'uccisione di Rino Bonelli, e si temevano da lei gravi rivelazioni a carico di qualcuno? Il suo dramma fu completato da quello del padre. Michele Bianchi avvampò dd dolore e d'ira sul cadavere della figlia, affermò che conosceva i nomi dei suoi assassini, giurò che l'avrebbe vendicata. Sparì lo stesso giorno, il suo cadavere fu riti-ovaio nel lago. Ma di questo delitto l'istruttoria non è riuscita a scoprire i presunti autori. « La sera del 4 luglio — ha raccontato Luigi Cairoli, già vice-comandante del distaccamento di polizia ausiliaria di Dongo — passeggiavo in piazza, quando un partigiano mi avvertì che due uomini erano venuti a prendere la Bianchi per accompagnarla a Como dove avrebbe dovuto testimoniare a un processo. La ragazza mostrava di conoscere i due uomini e promise che sarebbe stata di ritorno la sera successiva». Qui si è avuta la sua manifestazione di rammarico per non essersi informato meglio. Ha aggiunto di non aver fatto indagini perché floh erano di sua competenza, precisando con umiltà: «E forse non ero all'altezza di farle ». Ma chi ne aveva il dovere e la necessaria .preparazione tecnica, il maresciallo dei carabinieri Elio Tesi e il brigadiere Mario Pedargnana, non vi s'impegnarono a fondo. Essi oggi erano riluttanti ad ammetterlo. Il presidente ha troncato le loro esitazioni: «Indagini malfatte, addirittura inesistenti. Non abbiate paura di dire che il momento particolare non permetteva di approfondire le cose». Non sono passati invano dodici anni. E' il gèmito di quasi ogni testimone, a giustificazione dei suoi ricordi imprecisi. In alcuni però i ricordi sono imprecisi non per naturale fenomeno di sbiadir/lento della memoria, ma perché essi non riescono a liberarsi dello stato d'animo particolare di quei lontani giorni. Nitidi però sono i ricordi di Candida Tagliabue, cugina di Anna Bianchi, la quale ha affermato che Gorreri rifiutò di occuparsi del loro dramma. II campione del « non ricordo» è Armando Marnini, che fu sindaco di Como alla Liberazione. A lui si rivolse Michele Bianchi, ovuta notizia dell'uccisione della figlia, per avere una macchina con la quale recarsi a Dongo, e la macchina gli fu rifiutata. Il Marnini aveva ammesso il fatto in istruttoria, oggi l'ha negato. « Se me l'avesse chiesta gliel'avrei data. Ma il Bianchi non è venuto da me. Comunque, io nemmeno lo conoscevo». Per il resto, ha affermato di non ricordare nulla. Un'altra serie di « non ri¬ cordo » è venuta dalla teste Amalia Fermi, già proprietaria a Como del caffè Rebecchi, dove si riunivano i componenti della banda « Lince ». Era stato detto che la Fermi avesse avuto una relazione con Rino Bonelli amante d! Anna Bianchi, e oggi lei lo ha escluso: «Era un caro ragazzo, nulla di pif ». Ha conosciuto la Bianchi? «Non ricordo ». Il suo più audace « non ricordo » si 6 avuto quando il presidente le ha chiesto se fosse vero che alla caserma di via Bellinzona avesse preso a staffilate la Bianchi perché rivelasse chi aveva ucciso il Bonelli. Tale contestazione ammetteva evidentemente una risposta precisa: un sì o. un no. «Non ricordo», ha detto la teste, impassibile. Giuseppe Faraci

Luoghi citati: Como, Dongo, Padova