Mandalo definitivo o missione esplorativa? di Enzo Forcella

Mandalo definitivo o missione esplorativa? Mandalo definitivo o missione esplorativa? Roma, 14 giugno. L'agenzia ufficiale Ansa ha diffuso stasera la seguente informazione, evidentemente ispirata negli ambienti del Quirinale: « Si ha ragione di ritenere che il Presidente della Repubblica, dopo aver proseguito la analisi degli elementi raccolti nel corso delle consultazioni, affiderà nella mattinata di domani l'incarico per la formazione del nuovo governo o una missione esplorativa che consenta di fare definitivamente il punto sulla posizione dei partiti. In relazione al vagito dei van elementi raccolti Viene messo un incontro che il Presidente Gronchi ha avuto stamane nella sua' abitazione privata col segretario politico della DO, on. Fanfanì ». Nelle poche righe dell'informazione sono adombrati i «fatti nuovi» maturati nel corso della giornata, fatti che domani potranno dar luogo ad un vero e proprio colpo di scena. E' molto probabile, infatti, che la personalità che verrà convocata domattina al Quirinale non verrà incaricata di costituire il nuovo governo, ma soltanto dì accertare quali possibilità vi sono di ricostituire l'accordo fra DC, socialdemocratici, liberali e repubblicani su un programma concreto, che non eluda le due condizioni cui si è richiamato ieri Gronchi nelle sue dichiarazioni ai giornalisti: rispettare le < esigenze del Paese » e « il prestigio e l'autorità del Parlamento. ». E' altrettanto probabile che questa personalità non verrà scelta nella ristretta rosa di favoriti di cui si è ripetutamente parlato nei giorni scorsi. Non aarà Fanfani, che nell'incontro di stamane con Gronchi sembra abbia definitivamente rinunciato all'impresa( e non a caso l'informazione dell'Ansa menziona il colloquio che in un primo tempo Fanfani aveva fatto smentire) ; né dovrebbe essere neppure Segni che — a torto o a ragione — viene considerato l'uomo del «tripartito ad ogni costo», e quindi propenso ad ac¬ cantonare quei famosi punti programmatici che hanno provocato il dissidio tra i liberali e gli altri tre gruppi della vecchia coalizione. Così la prospettiva dell'outsider, che ieri sera veniva prospettata con cautela, in relazione alle dichiarazioni di Gronchi, stasera domina il campo. Se era difficile prevedere la scelta sulla base di una rosa di nomi indicata dai vari esponenti politici, ancora più difficile, se non addirittura impossibile, diventa la previsione nella nuova situazione aperta dall'accantonamento dei due nomi più favoriti. La natura dell'incarico che il Capo dello Stato affiderebbe alla persona in questione, sconsiglia, comunque, di pensare ai nomi che, per una ragione o per l'altra, sono emersi nel corso delle consultazioni: da Pella a Sceiba, da Piccioni a Campilli, a Medici, a Tavlani, a Tambroni. Appare più logico guardare in quel ristretto gruppo di personalità al di fuori e al di sopra dei partiti che, per prestigio o per carica, possono dare assoluto affidamento di imparzialità: i due ex Capi di Stato De Nicola e Einaudi e i due presidenti delle assemblee legislative Merzagora e Leone. Non ripeteremo mai abbastanza che siamo nel campo delle ipotesi, da accogliere con tutto il necessario beneficio di inventario. La situazione è completamente aperta e le numerose manovre e contromanovre dei „ruppi interessati ad una o l'altea soluzione della crisi sono ancora in corso. Fino all'ultimo momento le cose possono'cambiare, i «colpi di scena» possono rientrare o dar luogo ad' altre novità completamente diverse. Rimanendo, però, sulla scia delle indicazioni emerse nel corso della giornata, bisognerà riprendere in considerazione ancora un'altra ipotesi, anche questa affacciata ieri sera con esitante cautela. Se domani Gronchi, invece di affidare l'incarico, si limiterà al mandato esplorativo e non sarà Fanfani a svolgerlo, questo significherà che le possibilità di ricostituzione dell'alleanza centrista sono estremamente scarse, se non proprio nulle. Altrimenti Fanfani, dopo molto riflettere, non si sarebbe tirato indietro. La missione esploratila gi risolverebbe, perciò, in una pubblica ammissione di, accertamento dell'impossibilità- di costituire un'alleanza efficiente tra I quattro gruppi, come quadripartito, come tripartito o come semplice monocolore a maggioranza centrista. A questo punto non rimarrebbe che dar vita ad un monocolore d'affari, preparatorio delle elezioni, o richiamare Zoli — di cui 11 Presidente non ha ancora accettato le dimissioni — e rinviarlo al Parlamento per un nuovo voto di fiducia, col governo attuale o con uno analogo. Resta a spiegare perché Fanfani avrebbe rinunciato al suo esperimento. Si è detto che egli non sarebbe riuscito ad ottenere dagli • altri dirigenti del partito l'assicurazione che avrebbe potuto mantenere la segreteria del partito anche nella sua nuova veste di Presidente del Consiglio. Essi pensavano, invece, di poter affidargli la carica di presidente del Consiglio nazionale della DC (quella che ricopre attualmente Zoli), più onorifica ma meno impegnativa, specialmente in previsione dell'intensa attività richiesta dalla prossima campagna elettorale. E si è detto anche che non aveva potuto ottenere la garanzia delle elezioni anticipate, da lui ritenuta condizione essenziale per provarsi in un altro monocolore. Possono essere motivi concorrenti. Il determinante, però, sarebbe stata la sensazione di non poter resuscitare, con ogni migliore volontà, la vecchia alleanza. I repubblicani continuano ad escludere la loro partecipazione ad un quadripartito che non affronti l problemi per 1 quali a suo tempo ne sono usciti. Anche se decidessero di astenersi, il tripartito dovrebbe accantonare i punti sgraditi ai liberali e dovrebbe così ridursi a quel tripartito d'affari che il Capo del¬ lo Stato- ha mostrato di non gradire. Senza contare che 11 vantaggio acquisibile con la « benevola attesa» dei repubblicani potrebbe essere neutralizzato dalla ribellione di almeno cinque o sei deputati socialdemocratici. «Non ho che da riconfermare — ha dichiarato oggi l'ex segretario del PSDI Matteo Matteotti — l'atteggiamento assunto nella precedente riunione unitamente agli altri colleghi, giudicando esauri ta la politica di solidarietà democratica e sterile qualsiasi tentativo di ricostituirla, soprattutto dòpo che gli elementi emersi dal dibattito parlamentare sulla fiducia al governo Zoli hanno dimostrato la impossibilità di rimettere assieme i partiti della coalizione centrista ». Forse è da ricercare proprio qui la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso ed ha sciolto, negativamente, le esitazioni di Fanfani. Enzo Forcella

Luoghi citati: Pella, Roma, Sceiba