Protesta per il processo a gli eroi di Cefalonia

Protesta per il processo a gli eroi di Cefalonia Protesta per il processo a gli eroi di Cefalonia Una sdegnala lettera dell'Associazione fami glie'caduti e superstiti della Divisione '•Acqui,, o o r à e a: o Genova, 13 giugno. L'associazione famiglie caduti, dispersi e superstiti della Divisione c Acqui >, di Genova, ha inviato all'Associazione nazionale combattenti e reduci, con sede a Roma, una lettera per portare a conoscenza degli italiani «l'inconcepibile ed assurda situazione giuridica e di fatto che si è determinata contro ì martiri della «Acqui», che si vede costretta a difendersi dalle imputazioni di ribellione e di codardia». La lettera dice testualmente: « L'istruttoria per la strage di Cefalonia sta per avere la sua conclusione presso il Tribunale Militare di Roma e la requisitoria del P.M. del Tribunale ha chiesto, per gli italiani denunziati, l'assoluzione per non avere commesso il fatto ma non per tutti; alcuni dovrebbero essere assolti « per l'esimente putativa di aver cospirato al fine di salvare l'onore militare ». Tra questi vi sono degli ufficiali cui è stata conferita alla memoria la medaglia d'oro al V. M. e solo la morte li scampa dal vederli alla sbarra degli imputati! «I precedenti della questione sono questi: il padre di un Caduto a Cefalonia, magistrato, è giunto alla convinzione che la battaglia di Cefalonia è stata combattuta perché un gruppo di ufficiali ha forzato colla violenza la volontà del generale comandante il quale, a parere del denunziante, voleva cedere le armi come era giusto necessario e saggio fare in quella situazione, ancora a suo dire, provocando quindi la lotta con i tedeschi e la immane rappresaglia. Questo gruppo è perciò reo di ribellione al suo comandante e dunque i vivi devono essere condannati, e i morti dimenticati non onorati. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu Per il reato di codardia ha poi denunziato altri ufficiali che però, sono stati assolti " per manifesta infondatezza". « Contro queste ' asserzioni soggettive, sta il fatto inoppugnabile e storico che quel gruppo, caso mai, espresse solamente il sentimento comune di tutta la Divisione, di tutti i soldati della «Acqui», e non fu una particolare esigenza dello stesso gruppo il salvare l'onore militare, il non voler cedere le armi e il tenere fede al giuramento prestato. Questo non si può sostenere senza rinnegare l'unanime decisione plebiscitaria di undicimila soldati. «Stando così le cose, la nostra Associazione, a salvaguardia e a difesa anche <Ji Coloro che non hanno più la possibilità di parlare, eleva la sua protesta ed il suo sdegno per quelle imputazioni che non hanno né possono avere alcuna giustificazione né morale, né giuridica, né militare, né patriottica così come sono destituite di ogni fondamento reale. Per amore e per dignità di Patria era meglio non permettere che si riesumassero dall'archiviazione che il Tribunale ordinario militare gli aveva decretato, con saggia decisione, nel 1952 e che il magistrato denunziante fece annullare dalla Suprema Cassazione che ordinò la nuova Istruttoria. «La sentenza del giudice istruttore non dovrà che riconfermare il giudizio che la storia ha già consacrato: quello fu un Martirio di anime elette, senza eccezioni, che tra il disonore e la morte scelsero la morte con cosciente consapevolezza, e colla sola ribellione dì ammettere o di lasciar ammettere che la sconfitta significasse l'accettazione di ogni umiliazione. Le medaglie d'oro al V. M. alle Bandiere di tutti i reggimenti della «Acqui», concesse per quel sacrificio di eroi, come quelle concesse a molti ufficiali della Divisione, o hanno questo significato o non ne hanno nessuno. Chi capisce allora che cosa voleva dire il comunicato della Presidenza del Consiglio del 13 settembre 1945, esprimendo la gratitudine della Patria alla Divisione « Acqui », parlando di silenziosa immolazione "per essere stata fedele al suo retaggio di gloria e di onore"?» Prontezza d'un automobilista

Luoghi citati: Acqui, Cefalonia, Genova, Roma