Vano tentativo del PCI a Novara di entrare nella Giunta con il PSI

Vano tentativo del PCI a Novara di entrare nella Giunta con il PSI Colpi dì scena alla riunione del Consìglio comunale Vano tentativo del PCI a Novara di entrare nella Giunta con il PSI La manovra sventata dall'opposizione di cui fanno parte socialdemocratici, d.c, liberali e monarchico-missini - l quattro assessori socialisti ritirano le dimissioni (Dal nostro inviato speciale) Novara, 11 giugno. Nella storica sala del Broletto si è assistito questa sera ad una strana riunione del Consiglio comunale, ricca di colpi di scena e di contraddizioni. I comunisti volevano entrare nella Giunta composta di soli socialisti: non ci sono riusciti e tutto è rimasto come prima. L'opposizione, composta di democristiani, liberali, socialdemocratici e gruppo misto monarchicomissini, ha fatto fallire la manovra. Dalle elezioni del maggio 1956, era uscito a Novara un Consiglio comunale composto da 11 PSI, 9 PCI, 3 PSDI, 13 DC, 2 PLI, 2 monarchico-missini. Poteva essere una < Giunta difficile >. L'ostacolo venne superato da una proposta dei socialdemocratici capeggiati dall'onorevole Bonfantini: < Fare una Giunta di soli socialisti con l'appoggio esterno del PSDI e del PCI >. In questo modo l'avvocato Bermani si trovò sindaco con la collaborazione di 8 assessori, tutti del PSI. Qualche mese fa, i socialdemocratici, chiesero di entrare in Giunta a fianco del PSI. Tali trattative si arenavano subito perché anche i comunisti avanzavano analoga richiesta, accolta dal PSI e respinta invece dai socialdemocratici. Constatata l'impossibilità di un accordo, il PSDI passò alla opposizione. Il sindaco venne così a trovarsi con 20 voti (11 PSI e 9 PCI) contro 20 dell'opposizione (13 DC, 3 PSDI, 2 PLI, 2 monarchico-missini) e non potè respingere la richiesta che nel frattempo i comunisti avevano ripresentato, sembra ultimativa, di entrare a far parte della Giunta. Una capitolazione del PSI che l'avv. Bermani, emozionatissimo, questa sera non si è nemmeno preoccupato di nascondere: «Sono stato eletto — ha detto — anche con i voti del comunisti. Non posso respingere la loro richiesta di far parte della giunta ». L'on. Bonfantini, quasi ad aumentare l'imbarazzo del sindaco, ha affermato: «La capitolazione del PSI rappresenta la fine di ogni politica autonoma e socialista a Novara e la ricostituzione di un fronte socialcomunista contro la volontà della maggioranza degli elettori» Dopo le dichiarazioni degli altri capigruppo iniziano le operazioni di voto. Si tratta di far dimettere quattro assessori socialisti (prof.ssa Treves, on. Porzio Giovanola, prof.ssa Narratone, signor Meloni), per sostituirli con altrettanti comunisti (rag. Gastone, prof. Rozzano, rag. Mazzarelli, signor Bighinzoli). Il consiglio accetta con 20 si (PCI e PSI), 17 astenuti (DC, PLI, PNM e MSI) e 3 no (PSDI) le dimissioni della prof.ssa Treves. Ora si dovrebbe nominare il successore, rag. Gastone (PCI). Entra in gioco l'opposizione. Per essere eletto il comunista dovrebbe avere 21 voti nei primi due scrutini oppure la parità di voti al terzo scrutinio ed essere più anziano dell'eventuale concorrente. Cosa impossibile perché si troverà contro il democristiano prof. Boroli, che ha più anni. Il primo scrutinio, dà il seguente risultato: Boroli 13 voti, Gastone 20, Ramella 3, Parona 4. Una situazione senza vie di uscite. Il sindaco sospende la seduta per cinque minuti e in rapidi concitati colloqui i comunisti accettano la loro sconfìtta. Per evitare sorprese sarà rieletta la professoressa Treves e si pregheranno gli altri tre assessori socialisti di ritirare le dimissioni. I voti del secondo scrutinio sono: Treves 20, Boroli 17, Bonfantini 1, Ramella 2. Il terzo e ultimo scrutinio dà il seguente risultato: Treves 20, Boroli 17 e 3 schede bianche. La prof. Treves è rieletta all'assessorato della Pubblica Istruzione con gli stessi voti di coloro che un'ora prima avevano approvato le sue di missioni, cioè degli 11 socialisti e dei 9 comunisti. Lei stessa ha votato prima per le sue dimissioni e poi la sua rielezione. Prima di chiudere il dibattito i comunisti dichiarano « che non ritirano la richiesta di entrare in giunta, quando ciò sarà possibile nell'interesse della cittadinanza ». . j s. d. v.

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