Venerdì il Capo dello Stato indicherà il nuovo Presidente

Venerdì il Capo dello Stato indicherà il nuovo Presidente Venerdì il Capo dello Stato indicherà il nuovo Presidente Soma, 11 giugno. Le consultazioni al Quirinale per la soluzione della nuova crisi si concluderanno giovedì; e venerdì, o al più tardi sabato, il Capo dello Stato potrà Indicare la persona che riterrà più adatta a costituire il nuovo governo. Siamo appena alla fase d'impostazione di quella complessa battaglia politica che è una "crisi governativa e non vi sono ancora, logicamente, indicazioni precise né sulla formula della nuova compagine ministeriale né sull'uomo che dovrà dirigerla. Ma dalle riunioni, i sondaggi riservati, le dichiarazioni e le indiscrezioni che hanno riempito la giornata politica, sono già emersi elementi sufficienti per fissare, se non altro, le posizioni di partenza dei vari partiti. La direzione d.c. ha tenuto nella sede dell'Istituto Studi alla Camilluccia una riunione che dalle quattro del pomeriggio si è prolungata, con una breve interruzione per la cena, fino alle ore 11 di sera. Il comunicato diramato al te-mine della riunione esprime a Zoli (che aveva partecipato ad una parte della seduta) < il più cordiale apprezzamento e il più vivo senso di gratitudine per l'opera svolta in un momento di particolare delicatezza della vita politica e parlamentare italiana con un'ampia impostazione programmatica, con precisa coerenza politica e con generoso senso del dovere >. Quindi — per la parte di merito riguardante gli sviluppi della vicenda politica — si limita ad aggiungere: <La direzione del partito si è trovata concorde nel ritenere che la soluzione più idonea a superare la nuova crisi di governo è da ricercarsi in una politica di solidarietà demecraticay. E' una indicazione importante poiché dimostra che il partito di maggioranza, almeno in via di ipotesi, non è pregiudizialmente ostile ad un tentativo di riallacciare i rapporti con gli ex-alleati. Nel documento approvato subito dopo le dimissioni del governo Segni, il riferimento alla solidarietà democratica era ^.ìcora più vago e difattl Zoli non tentò neppure, dopo la designazione, qualche sondaggio preliminare con socialdemocratici, liberali e repubblicani. Va aggiunto subito, però, che l'< apertura al centro > avrà molto probabilmente una portata più formale che sostanziale, e non è stata decisa senza contrasti. Tutte le indiscrezioni che siamo riusciti a raccogliere concordano nel rilevare che una parte dei presenti (si fanno i nomi di Branzi, Bernabel, Barbi, Magri e — meno scopertamente— dello stesso Fanfani) si sono detti decisamente contrari ad un nuovo governo di coalizione, non per sfiducia nella formula, ma perché convinti che essa è ormai « morta nei fatti e nella coscienza del Paese >, come ha detto uno di loro. La maggioranza guidata da Rumor, Piccioni e Zaccagnini si è detta, invece, convinta che il tentativo possa essere fatto, e con speranze di successo. Per risolvere il contrasto sen¬ | à ù ò e e e à e o i n , , è a a , n ¬ za scontentare nessuno, si è scelta la formula elastica che abbiamo riferito, lasciando cosi al Presidente della Repubblica di valutare se vale la pena di fare, quanto meno, il tentativo. La discussione, comunque, si è riaccesa allorché dalla formula si è passati ad esaminare i nomi da proporre al Presidente della Repubblica. E' stata, tuttavia, una discussione a rovescio: una volta tanto, difatti, si è avuta la sensazione |che la rosa dei candidati con speranze di successo non era troppo vasta, ma troppo esigua. Non si trattava di scegliere, come nel passato, l'uomo che sarebbe diventato con ogni probabilità il nuovo Presidente del Consiglio, ma di trovare quello che poteva e voleva correre il rischio di bruciarsi. Ci si è trovati d'accordo nel convenire che la designazione non potrà essere unica e di suggerire ai direttivi dei gruppi, 1 cui presidenti li indicheranno a loro volta al Capo dello Stato, quattro nomi: Fanfani, Segni, Fella e Piccioni. , Fanfani non ha declinato pregiudizialmente la designazione. Ma ha trovato modo di far capire che non si sente di tentare l'esperimento di un nuovo governo di coalizione. I suoi sondaggi con gli ex-alleati sarebbero tutt'al più limitati ad appurare le possibilità di un appoggio esterno ad un monocolore. Il segretario della d.c. porrebbe inoltre due condizioni: di mantenere la segreteria del partito e di poter contare, in caBO di fallimento, sul decreto di scioglimento delle Camere. La prima è facilmente raggiungibile e dipende esclusivamente dal partito. La seconda, invece, dipende dal Capo dello Stato che, a quanto si afferma negli ambienti del Quirinale, non ritiene ancora giunto il momento di prendere in diretta considerazione 1 ' eventualità dello scioglimento delle Camere. Anche la rosa dei nomi che abbiamo riferito non va comunque presa alla lettera. Nel corso della lunga riunione i dirigenti democristiani si so no affacciati francamente la possibilità che ognuno dei candidati indicati possa uscire dal gioco — per rinuncia, per fallimento o perché non verrà designato dal Capo dello Stato — e che si debba alla fine ripiegare su una personalità più scolorita: « un uomo di transizione — secondo lo slogan subito coniato — per un governo di transizione », Per questa eventualità, tuttavia, non sono stati fatti ancora, a quel che ci risulta, dei nomi La ricostituzione della coalizione centrista — o attraverso un monocolore appoggiato dal l'esterno o con la partecipazio ne diretta al governo dei liberali, del repubblicani e dei socialdemocratici — trova i < mi' nori > molto divisi, non soltanto tra loro, ma all'interno stesso dei singoli partiti. " E' sintomatico, in proposito, l'atteggiamento dei socialdemocratici. Stamane, dopo essersi consultato con Saragat, Tanassi aveva dichiarato (e la dichiarazione era stata riportata con molta evidenza.-dal "quotidiano ufficiale del partito) che «mancano i presupposti per la formazione di un governo di solidarietà democratica» e che, < nell'impossibilità di formare un governo con una maggioranza politicamente qualificata, il problema dell'appoggio ad un governo d'affari che porti il Paese alle elezioni Investe tutto il Parlamento e non soltanto i partiti della vecchia coalizione ». Lo stesso Saragat, conversando con i giornalisti, aveva poi ulteriormente spiegato: la ricostituzione del quadripartito è impossibile; appoggiare un governo senza farne parte sarebbe un sacrificio inutile che nessuno può pretendere dai partiti democratici. Visto che la d. c. non intende « qualificarsi » né a destra né a sinistra, l'unica soluzione possibile rimane forse quella di un modesto monocolore d'affari che prepari le elezioni e venga appoggiato dal maggior numero possibile di gruppi parlamentàri: un appoggio di questo genere non sarebbe impegnativo per nessuno e non limiterebbe la libertà dei partiti nella campagna elettorale. Il gruppo parlamentare socialdemocratico, però, ha in serata smentito l'impostazione del suo leader e del segretario del partito approvando — con la sola opposizione di Ariosto — un ordine del giorno contrario « sia ad un esperimentò monoaiimiiiiiiiMmmiiiiiiiiimiimnNiitiniuimiM

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