Gronchi invita gli statisti ad accelerare l'unità europea

Gronchi invita gli statisti ad accelerare l'unità europea Gronchi invita gli statisti ad accelerare l'unità europea Il discorso del Presidente della Repubblica ad un migliaio di parlamentari occidentali riuniti a congresso "11 tempo non aspetta; l'Europa non conterà di nuovo nel mondo finché non avrà raggiunto l'unità politica,, Roma, 10 giugno. Agli uomini che sperano di unificare l'Europa — prima economicamente e poi anche politicamente — il Presidente Gronchi ha detto stamane con chiarezza estrema che occorre aumentare gli sforzi, accelerare i tempi, per non correre il rischio di arrivare troppo tardi e di mettere in gioco i principi fondamentali della civiltà europea. Pronunciate mentre due dei sei Paesi della < Piccola Europa > stanno attraversando una difficile crisi politica, le parole del Presidente della Repubblica hanno rappresentato un ammonimento grave e severo per i partecipanti al « Congresso d'Europa >, i quali, altrimenti, si sarebbero potuti contentare di approvare le consuete, ottimistiche relazioni, com'è spesso avvenuto nei convegni europeistici degli ultimi nove anni — il primo fu tenuto all'Aja 11 1948 — senza impegnarsi a quegli sforzi concreti cui ora non potranno sottrarsi. Nel Palazzo dei Congressi, oltre i delegati (più di un migliaio) dei sei Paesi che hanno aderito al Mercato comune e all'Euratom, e di quelli dell'OECE, erano presenti tutti i membri del governo, i presidenti del Senato e della Ca¬ mera. Dopo aver dato la parola all'on. Pella, che ha chiesto una sollecita ratifica dei trattati europeistici, Robert Schuman, presidente della seduta, ha invitato alla tribuna Gronchi. « Di fronte a questo congresso — ha detto 11 Presidente delia Repubblica — il mio stato d'animo è di grande speranza, ma non sarei sincero se dicessi che è uno stato d'animo di grande ottimismo: evidenti sono le difficoltà che occorre ancora superare. Io voglio dirvi come sia necessario che da parte degli uomini politici che operano nei Parlamenti e nei partiti si accelerino i tempi, poiché il tempo non aspetta e gli avvenimenti hanno un loro corso che non possiamo sperare di interrompere od anche soltanto di rallentare. < L'Europa, nella storia moderna, è stata soprattutto un complesso di nazioni cooperanti all'elevazione degli altri popoli. Essa ha influito largamente su tutto il mondo attraverso il sistema coloniale, del quale è facile oggi dire tutto il male possibile, ma del quale non bisogna dimenticare il contributo per favorire i primi passi di molti popoli verso l'indipendenza. Ora l'Europa è rimasta incerta sulla via da battere, ma io penso che l'Europa abbia una missione da compiere e che vi sarebbe un vuoto nel mondo se l'Europa rlnunziasse a questa sua missione, che non è limitata al nostro continente. «Per fare un decisivo passo avanti — ha proseguito Gronchi — occorre liberarsi da uno stato d'animo che si potrebbe chiamare difensivo. A difendere la nostra civiltà siamo indotti dalle necessità del momento, che sarebbe stolto trascurare almeno fino a che forme nuove di convivenza e di solidarietà non appariranno concretamente ed effettivamente possibili. Ma non bisogna dimenticare che, insieme a questa necessaria posizione difensiva, si è liberata nel mondo una spinta di competizione in virtù della quale noi dovremo essere animati da uno spirito di conquista, pacifica conquista, ma di grandi dimensioni spirituali. «La democrazia deve dimostrarsi capace di risolvere i problemi fondamentalf degli individui e dei popoli meglio di altri regimi che vogliono espandere la loro ideologia nel mondo. Ecco perché io vi dico che occorre unire alla preoccupazione difensiva una sacra volontà di conquista, che è conquista delle coscienze più che delle posizioni economiche, conquista degli uomini più che dei governi». Gronchi ha concluso dicendo che è necessario formare al più presto una coscienza unitaria in Europa, perché l'Europa non conterà di nuovo nel mondo fino a quando, oltre l'integrazione economica, avrà raggiunto anche l'unità politica. «Se questa solidarietà politica non si dovesse formare noi potremmo rischiare di arrivare troppo tardi, perché gli avvenimenti non si fermano; e se arrivassimo troppo tardi non sarebbero in gioco soltanto i problemi nazionali di ciascun paese, ma anche quei principi fondamentali della nostra civiltà, senza dei quali si piomba irrimediabilmente nelle autocrazie che distruggono le libertà fondamentali per la dignità e la vita di ciascuno di noi . Nella seduta pomeridiana sono state presentate le relazioni dell'ex ministro degli Esteri olandese Beyen sullo sviluppo dell'integrazione europea, di Pierre Henry Teitgen sui problemi dell'associazione dell'Europa e dell'Africa, e di Dehousse su « un'autorità politica europea ». I congressisti che domani affronteranno la discussione generale, sono stati ospiti in serata degli on.li Merzagora e Leone che hanno offerto un ricevimento in loro onore a Castel S. Angelo, e. a.

Persone citate: Gronchi, Merzagora, Pella, Piccola Europa, Pierre Henry Teitgen, Robert Schuman