Un uomo di carattere di Vittorio Gorresio

Un uomo di carattere Un uomo di carattere Roma, 10 giugno. Il governo Zoli ha rassegnato le dimissioni perché ha ritenuto, come informa il comunicato del Consiglio dei Ministri; che il voto della Camera, « per la composizione della maggioranza che lo ha espresso, non possa esser interpretato come' approvazione della linea politica e programmatica del governo ». Nella composizione della maggioranza necessaria entravano infatti, sia pure con un solo voto, i deputati fascisti, dei quali Zoli aveva annunciato che avrebbe respinto i suffragi. Mantenendo l'impegno li ha respinti, ecj ha così dato la conferma che il vero senso politico e programmatico del suo governo era una netta chiusura a destra. Il melanconico episodio dell'errato computo dei voti nella notte da venerdì a sabato ha ritardato di due giorni le dimissioni del governo, ma non per questo muta di significato la situazione. Molto semplicemente, si può ripetere il giudizio favorevole -dato sull'uomo politico che non tollera compromessi con il fascismo, a costo anche di rinunciare subito alla poltrona governativa. Il ministero è difatti caduto, ma come Zoli si era proposto prospettandosi appunto questa eventualità, è caduto in piedi. L'esperienza di questi giorni non ci dovrebbe sembrare inutile. Essa può restituire, a chi l'avesse perduta, la fiducia che non tutto in politica è trasformismo e corruzione, possibilismo ed interesse personale: galantuomini disinteressati, coerenti a principi ideali propugnati durante tutta una vita, ne esistono ancora. In secondo luogo, l'esperienza di questi giorni può anche fornire alcuni insegnamenti politici che ci sembra il caso di notare. Si prenda atto, per cominciare, che un governo monocolore del tipo cosiddetto pendolare non ha oggi maggiori possibilità di ?uante ne esistessero nel 954, al tempo del fallito tentativo Fanfani. Né allora né oggi si riuscì a compiere la delicata operazione parlamentare chiamata delle mezze ali, che consisterebbe nel distaccare, a destra, i monarchici dai fascisti, e a sinistra i socialisti dai comunisti. I socialisti, per esempio, pongono condizioni alle quali la D.C. per ora almeno non può accedere. Nel corso della crisi si è bensì svolto un certo dialogo fra democristiani e socialisti, avviato dallo stesso Fanfani nell'aula di Montecitorio, ma si comprende perfettamente che nel momento attuale non è possibile andar oltre a certi semplici segni di buona volontà. Non è momento di aperture, questo breve scorcio di legislatura che ci rimane da superare; le condizioni necessarie matureranno, eventualmente, soltanto a conclusione di un nuovo responso elettorale. Da qui ad allora non sembra dunque possibile altro governo se non quello di affari, per l'ordinaria amministrazione e l'approvazione di pochi provvedimenti essenziali, già previsti e rico nosciuti opportuni da una larga parte del Parlamento, all'infuori di ogni specificazione politica. Era questa la forma di cui si parlava al l'inizio della recente crisi, e sarebbe stato forse risparmio di tempo se la D.C. e per essa Zoh non si fosse lasciata tentare da più ambi' ziosi esperimenti programmatici. Comunque, abbiamo detto, anche la lezione che si trae da questi ultimi venti giorni di così intensa prova politica, può non riuscire inutile. In venti giorni sono state chiarite molte cose, anche nel settore del dissolto centro democratico Liberi da impegni governa tivi, i liberali hanno accen tuato le loro tendenze con servatrici, così manifestali dosi improbabili alleati futuri di una D.C. che per contro ha proceduto ancora verso sinistra. La stessa occasione è servita a Saragat per precisare ulteriormente le linee di una possibile unificazione socialista, ed i re pubblicani si sono conferma, ti fautori di un allargamento a sinistra della maggioranza democratica. • Si è così raccolta una messe non disprezzabile di valide indicazioni politiche, da meditare nel periodo preelettorale che in pratica si è aperto con la giornata di oggi. L'azione del governo verrà d'ora in avanti dedicata preminentemente alla gestione ordinaria, degli affari correnti, ma l'attività politica dei partiti già si proietta verso il traguardo delle elezioni, qualunque ne sia la scadenza, normale ovvero anticipata. Che siano quattro o nove i mesi che ci separano dalla consultazione popolare, rimane sempre il punto che ormai tutte le carte sono scoperte e non vi sono grandi giuochi da fare : ciò che potrebbe indurre a considerare seriamente la opportunità di un anticipo delle elezioni generali politiche. Vittorio Gorresio

Persone citate: Fanfani, Saragat, Zoli

Luoghi citati: Roma