Un anno al focoso calzolaio che minacciò la compagna di viaggio

Un anno al focoso calzolaio che minacciò la compagna di viaggio Un anno al focoso calzolaio che minacciò la compagna di viaggio L'incontro in treno con una signora d'Ivrea - La ricattò scrivendole che le avrebbe rapito il figlio (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 4 giugno. Epilogo in tribunale (Pres. dr. Caracciolo, p.m. dr. Cordone) di un colpo di fulmine. Unilaterale, sia subito detto. Circa cinque mesi or sono, sul treno Pescara-Milano, Nicola Meoli, 28 anni, di Cusano Mutrl (Benevento) incontra la signora Lucia Toto in Manfredi, di Ivrea, una giovane donna bionda, assai graziosa. Egli ha un viso regolare, una folta chioma nera, occhi vivacissimi, una parlantina vulcanica. La sua spina dorsale è leggermente incurvata verso sinistra ma, da seduti, non si vede. Egli, per l'appunto, è seduto. Senza accorgersene, Nicola Meoli prende fuoco. Dicevamo, un colpo di fulmine. Lo svela? Lo lascia capire? Sembra di no. Egli si limita a parlare di lavoro con la sua compagna di viaggio. In realtà, egli sarebbe calzolaio, ma è un mestiere dove c'è ben poco da dire, e quindi si promuove commesso viaggiatore. Esattamente, in macchine per cucire. Se la signora Lucia, quand'egli sarà di passaggio da Ivrea, vorrà comperarne una, egli le garantisce uno sconto sbalorditivo. No, grazie. Lei non ha bisogno di macchine per cucire. Ma c'è una sua amiep., Gina Gambinl, anche lei una giovane signora, che abita accanto a lei e che cerca proprio una macchina tra le più moderne. Indirizzo dell'amica, arrivederci al più presto. Nicola Meoli non ha preso fuoco alla superficie, arde tutto. Ed eccolo a Ivrea dalla signora Gambini. Gli dica il genere dì macchina che ella preferisce, per il momento egli è senza campionario ma tornerà con l'occorrente. All'indomani, il Meoli incontra per via la signora Gambini e le confessa la verità: egli non è un commesso viaggiatore ma soltanto innamorato della sua amica. Lei deve fare in maniera che quest'amore si trasformi da monologo in dialogo. Lei? E perché proprio lei? La donna ride della faccenda, ne ride insieme con l'amica. Si divertono tutt'e due a stuzzicarlo? Egli dice di sì. Le donne negano strenuamente. Fatto sta che il Meoli trascorre a Ivrea più di una settimana in attese vane, il che, a conti fatti, gli sarebbe costato 40 mila lire, riducibili a 35 mila Non un soldo di neno. Egli scrive alla signora Gina reclamando il versamento di que sta somma, o la resa della don na amata. Un pazzo, evidentemente. La prima lettera va nella stufa. La seconda, anche. Ma la terza va dai carabinieri. L'innamorato è diventato minaccioso: « ...la mia pazienza ha un limite... »; « ...andrò fino in fondo. Non mi prolungo di più. Se incontro lei (l'ex-compagna di viaggio) l'ammazzo e metto nei guai anche lei (l'amica) che mi ha fatto venire a casa sua fino ad oggi»; «...è meglio che sparite da Ivrea»; « ...metterò l-manifesti a Ivrea e poi farò una strage... ». A compie tamento della strage il Meoli minaccia anche il rapimento di un figlioletto della donna amata: «...vi farò vedere chi è Nicola Meoli». Invece egli finirà soltanto in tribunale per rispondere d tentata estorsione e di duplice violenza privata. Avete udito? — gli do manda il presidente, dopo aver Ietto l'atto di accusa. Imputato — Non è vero niente. Per ogni buon caso, il P.M domanda ed ottiene che il processo si svolga a porte chiuse. Non ne sapremo quindi di più Sappiamo tuttavia che la linea di difesa del Meoli sarà ro mantica. Da buon giocatore, egli accetta Io scorno di un amore infelice. Si è sbagliato, ha capito male. Pazienza. Ma egli non dubita affatto di es sere anche stato « preso in giro » e questo è un « insulto » che non può restare impunito. Si è equivocato su quelle 35 mila lire. Egli non le ha mai chieste come «rimborso» o come una specie di danno di guerra: egli esigeva soltanto che, come giusta espiazione, la signora Lucia prendesse 35 mila lire e le bruciasse in sua presenza: occhio per occhio, dente per dente, danno per danno. Non sarà difficile all'avvocato Chabod, di parte civile, smontare questo castelletto di carta velina. Comunque 11 P.M. chiede 19 mesi di reclusione. Il difensore, aw. Galgiardi, non è riuscito a trovare in tempo utile i documenti comprovanti che il Meoli, da piccolo, ebbe un principio di paralisi infantile e, da grande, una commozione cerebrale per investimento automobilistico. Il Meoli sarà condannato a 13 mesi e 10 giorni di reclusione, 15 mila lire di multa, più la revoca della condizionale per smercio di stampe pornografiche, contrabbando di tabacco e infrazione all'IGE, nonché al pagamento dì tutte le spese processuali e di parte civile. Egli sembra molto stizzito. a. a.